Farai il mando dell’efod …

Mag 4, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 28,31-43

Farai il manto dell’efod, tutto di porpora viola, 32con in mezzo la scollatura per la testa; il bordo attorno alla scollatura sarà un lavoro di tessitore come la scollatura di una corazza, che non si lacera. 33Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo disporrai sonagli d’oro: 34un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonaglio d’oro e una melagrana intorno all’orlo inferiore del manto. 35Aronne l’indosserà nelle funzioni sacerdotali e se ne sentirà il suono quando egli entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà. Così non morirà.
36Farai una lamina d’oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo, “Sacro al Signore”. 37L’attaccherai con un cordone di porpora viola al turbante, sulla parte anteriore. 38Starà sulla fronte di Aronne; Aronne porterà il carico delle colpe che potranno commettere gli Israeliti, in occasione delle offerte sacre da loro presentate. Aronne la porterà sempre sulla sua fronte, per attirare su di loro il favore del Signore.
39Tesserai la tunica di bisso. Farai un turbante di bisso e una cintura, lavoro di ricamo.
40Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per loro farai anche berretti per gloria e decoro. 41Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai, darai loro l’investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. 42Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce. 43Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all’altare per officiare nel santuario, perché non incorrano in una colpa che li farebbe morire. È una prescrizione perenne per lui e per i suoi discendenti.

 

“Farai il manto dell’efod, tutto di porpora viola … “. La descrizione pone il manto dopo l’efod, in realtà deve trattarsi di una talare indossata sotto l’efod. Caratteristica di questo abito è il suo lembo, costituito da melagrane di porpora alternate a sonagli d’oro. Si spiega anche la finalità dei sonagli: “se ne sentirà il suono, quando Aronne entrerà nel Santo alla presenza del Signore e quando ne uscirà. Così non morirà”. [I sonagli tengono all’erta Aronne: si comporti bene ritualmente, perché è alla presenza di Dio]

“Farai una lamina d’oro puro e vi inciderai, come su di un sigillo, queste parole: “Sacro al Signore”. Attaccata al turbante, la lamina sta “di/sulla fronte” di Aronne, quando questi celebra: “di fronte” al Signore. Sacro dice riferimento ad appartenenza: Aronne, con tutte le offerte che porterà, appartiene al Signore. Sacre/sante sono anche le offerte cultuali, portatrici di perdono per Aronne e tutto il popolo.

Si chiede a Mosè di fare indossare queste vesti ad Aronne e ai suoi figli e di consacrarli, “perché esercitino il sacerdozio in mio onore”. Non solo i “calzoni di lino” ma tutti gli abiti sacerdotali servono a coprire la “nudità” (organi genitali, ma anche la debolezza o fragilità o indegnità). [Sacerdoti di altri popoli intendevano la nudità come realtà che ti avvicina di più a Dio, quindi celebravano nudi. Non era così per Israele, dove la nudità poteva significare anche situazione di peccato e quindi “indegnità”]

Farai avvicinare a te …

Mag 3, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 28,1-30

Fa’ avvicinare a te, in mezzo agli Israeliti, Aronne tuo fratello e i suoi figli con lui, perché siano miei sacerdoti: Aronne, Nadab e Abiu, Eleàzaro e Itamàr, figli di Aronne.
2Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, per gloria e decoro. 3Parlerai a tutti gli artigiani più esperti, che io ho riempito di uno spirito di saggezza, ed essi faranno gli abiti di Aronne per la sua consacrazione e per l’esercizio del sacerdozio in mio onore. 4E questi sono gli abiti che faranno: il pettorale e l’efod, il manto, la tunica ricamata, il turbante e la cintura. Faranno vesti sacre per Aronne, tuo fratello, e per i suoi figli, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. 5Useranno oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso.
6Faranno l’efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, artisticamente lavorati. 7Avrà due spalline attaccate alle due estremità e in tal modo formerà un pezzo ben unito. 8La cintura per fissarlo, che sta sopra di esso, sarà della stessa fattura e sarà d’un sol pezzo: sarà intessuta d’oro, di porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 9Prenderai due pietre di ònice e inciderai su di esse i nomi dei figli d’Israele: 10sei dei loro nomi sulla prima pietra e gli altri sei nomi sulla seconda pietra, in ordine di nascita. 11Inciderai le due pietre con i nomi dei figli d’Israele, seguendo l’arte dell’intagliatore di pietre per l’incisione di un sigillo; le inserirai in castoni d’oro. 12Fisserai le due pietre sulle spalline dell’efod, come memoriale per i figli d’Israele; così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale. 13Farai anche i castoni d’oro 14e due catene d’oro puro in forma di cordoni, con un lavoro d’intreccio; poi fisserai le catene a intreccio sui castoni.
15Farai il pettorale del giudizio, artisticamente lavorato, di fattura uguale a quella dell’efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 16Sarà quadrato, doppio; avrà una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 17Lo coprirai con un’incastonatura di pietre preziose, disposte in quattro file. Prima fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo; 18seconda fila: una turchese, uno zaffìro e un berillo; 19terza fila: un giacinto, un’àgata e un’ametista; 20quarta fila: un crisòlito, un’ònice e un diaspro. Esse saranno inserite nell’oro mediante i loro castoni. 21Le pietre corrisponderanno ai nomi dei figli d’Israele: dodici, secondo i loro nomi, e saranno incise come sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, secondo le dodici tribù. 22Sul pettorale farai catene in forma di cordoni, lavoro d’intreccio d’oro puro. 23Sul pettorale farai anche due anelli d’oro e metterai i due anelli alle estremità del pettorale. 24Metterai le due catene d’oro sui due anelli alle estremità del pettorale. 25Quanto alle altre due estremità delle catene, le fisserai sui due castoni e le farai passare sulle due spalline dell’efod nella parte anteriore. 26Farai due anelli d’oro e li metterai sulle due estremità del pettorale, sul suo bordo che è dall’altra parte dell’efod, verso l’interno. 27Farai due altri anelli d’oro e li metterai sulle due spalline dell’efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell’efod28Si legherà il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell’efod mediante un cordone di porpora viola, perché stia al di sopra della cintura dell’efod e perché il pettorale non si distacchi dall’efod29Così Aronne porterà i nomi dei figli d’Israele sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore, per sempre. 30Unirai al pettorale del giudizio gli urìm e i tummìm. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti sopra il suo cuore alla presenza del Signore, per sempre.

 

Dopo aver descritto la Dimora/Santuario, la narrazione passa a illustrare i soggetti che vi opereranno, cioè i sacerdoti. Tra i figli di Israele sceglierai (questo è il senso di “fa avvicinare a te”) “i figli di Aronne perché siano miei sacerdoti”. Tutto il popolo di Israele è sacerdote, ma alcuni (figli e discendenti di Aronne) sono “consacrati” per l’esercizio fondamentale del sacerdozio, nella forma del culto nella Dimora.

La loro descrizione passa attraverso un elemento apparentemente secondario, quello del vestito. Bisogna subito dire che il vestito non costituisce soltanto un dato pratico, bensì rappresenta l’identità della persona, specialmente del suo ufficio. Per questo, la descrizione degli abiti sacerdotali significa una riflessione teologica sul sacerdozio destinato al culto. Si vuol dire: Dio è presente nell’esercizio del culto da parte dei sacerdoti. Vediamo brevemente alcuni abiti [Stiano attente soprattutto le donne e particolarmente le “donne del ricamo”. Io non ci capisco niente!]

“Faranno l’efod con oro … “. L’efod è un corsetto fissato al petto e sostenuto da spalline. Diversamente descritto in altri testi biblici, l’impressione è che il narratore voglia evidenziare la sua importanza teologica. Si insiste sulle spalline e in particolare sulle due pietre di onice su cui sono incisi i nomi dei figli di Israele. Commento teologico/liturgico: “Così Aronne porterà i loro nomi sulle sue spalle davanti al Signore, come un memoriale”.

“Farai il pettorale del giudizio … “. Il pettorale è una specie di tasca quadrata appesa all’efod, coperta “con una incastonatura di pietre preziose, che … “corrisponderanno ai nomi dei figli di Israele”. Altro commento teologico/liturgico, che viene così espresso dal testo stesso: “Così Aronne porterà i nomi dei figli d’Israele sul pettorale del giudizio, sopra il suo cuore, quando entrerà nel Santo, come memoriale davanti al Signore, per sempre. Unirai al pettorale del giudizio gli urìm e i tummìm [oggetti utilizzati per conoscere la volontà di Dio, tirando a sorte]. Saranno così sopra il cuore di Aronne quando entrerà alla presenza del Signore: Aronne porterà il giudizio degli Israeliti (cioè gli strumenti per giudicare/discernere) sopra il suo cuore alla presenza del Signore, per sempre.

Farai l’altare di legno …

Mag 2, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 27,1-21

1Farai l’altare di legno di acacia: avrà cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza. L’altare sarà quadrato e avrà l’altezza di tre cubiti. 2Farai ai suoi quattro angoli quattro corni e costituiranno un sol pezzo con esso. Lo rivestirai di bronzo. 3Farai i suoi recipienti per raccogliere le ceneri, le sue palette, i suoi vasi per l’aspersione, le sue forcelle e i suoi bracieri. Farai di bronzo tutti questi accessori. 4Farai per esso una graticola di bronzo, lavorato in forma di rete, e farai sulla rete quattro anelli di bronzo alle sue quattro estremità. 5La porrai sotto la cornice dell’altare, in basso: la rete arriverà a metà dell’altezza dell’altare. 6Farai anche stanghe per l’altare: saranno stanghe di legno di acacia e le rivestirai di bronzo. 7Si introdurranno queste stanghe negli anelli e le stanghe saranno sui due lati dell’altare quando lo si trasporta. 8Lo farai di tavole, vuoto nell’interno: lo faranno come ti fu mostrato sul monte.
9Farai poi il recinto della Dimora. Sul lato meridionale, verso sud, il recinto avrà tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato. 10Vi saranno venti colonne con venti basi di bronzo. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali saranno d’argento. 11Allo stesso modo sul lato rivolto a settentrione: tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d’argento. 12La larghezza del recinto verso occidente avrà cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi. 13La larghezza del recinto sul lato orientale verso levante sarà di cinquanta cubiti: 14quindici cubiti di tendaggi con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15all’altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi. 16Alla porta del recinto vi sarà una cortina di venti cubiti, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, con le relative quattro colonne e le quattro basi. 17Tutte le colonne intorno al recinto saranno fornite di aste trasversali d’argento: i loro uncini saranno d’argento e le loro basi di bronzo. 18La lunghezza del recinto sarà di cento cubiti, la larghezza di cinquanta, l’altezza di cinque cubiti: di bisso ritorto, con le basi di bronzo. 19Tutti gli arredi della Dimora, per tutti i suoi servizi, e tutti i picchetti, come anche i picchetti del recinto, saranno di bronzo.
20Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per l’illuminazione, per tener sempre accesa una lampada. 21Nella tenda del convegno, al di fuori del velo che sta davanti alla Testimonianza, Aronne e i suoi figli la prepareranno, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne presso gli Israeliti di generazione in generazione.

 

“Farai l’altare del legno di acacia … “. L’altare è in legno di acacia e rivestito di bronzo; forma un perfetto quadrato (= 2,5 x 2,5 metri), alto 1,5 m. ed è dotato agli angoli di quattro corni, facenti con esso un corpo unico. I corni costituiscono la parte più santa dell’altare: simboli di forza, rappresentano (anche per altri culti) la divinità. Questo altare è vuoto dentro, sagomato al centro con una graticola sulla quale venivano posati gli animali per il sacrificio. È chiamato “altare degli olocausti” e sta al centro di un atrio [recinto] della misura di circa 50 x 25 metri. Non è da confondere con l’altro altare posto davanti al Santo dei Santi, che è l’altare d’oro dei profumi/incenso. Quanto alla sua costruzione pratica, il narratore insiste: “Lo faranno come ti fu mostrato sul monte”, cioè, come ha detto Dio … in obbedienza alla sua parola.

” Tu ordinerai agli Israeliti che ti procurino olio puro di olive schiacciate per l’illuminazione, per tener sempre accesa una lampada”. È l’olio per la lampada (candelabro) che sta davanti alla Testimonianza, cioè che sta di fronte al velo del Santo dei Santi. “Aronne e i suoi figli la prepareranno, perché dalla sera alla mattina essa sia davanti al Signore: rito perenne presso gli Israeliti di generazione in generazione”. L’accensione della lampadacostituisce il primo servizio sacerdotale. Non si tratta soltanto di illuminare l’ambiente buio del Santo (aula dei sacerdoti o navata) durante la notte, bensì di esprimere il segno della presenza del Signore … al di là del velo.

La Dimora sarà “una”

Mag 1, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 26,1-37

Quanto alla Dimora, la farai con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. Vi farai figure di cherubini, lavoro d’artista. 2La lunghezza di un telo sarà di ventotto cubiti; la larghezza di quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 3Cinque teli saranno uniti l’uno all’altro e anche gli altri cinque saranno uniti l’uno all’altro. 4Farai cordoni di porpora viola sull’orlo del primo telo all’estremità della sutura; così farai sull’orlo del telo estremo nella seconda sutura. 5Farai cinquanta cordoni al primo telo e farai cinquanta cordoni all’estremità della seconda sutura: i cordoni corrisponderanno l’uno all’altro. 6Farai cinquanta fibbie d’oro e unirai i teli l’uno all’altro mediante le fibbie, così la Dimora formerà un tutto unico. 7Farai poi teli di pelo di capra per la tenda sopra la Dimora. Ne farai undici teli. 8La lunghezza di un telo sarà di trenta cubiti; la larghezza di quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli. 9Unirai insieme cinque teli da una parte e sei teli dall’altra. Piegherai in due il sesto telo sulla parte anteriore della tenda. 10Farai cinquanta cordoni sull’orlo del primo telo, che è all’estremità della sutura, e cinquanta cordoni sull’orlo del telo della seconda sutura. 11Farai cinquanta fibbie di bronzo, introdurrai le fibbie nei cordoni e unirai insieme la tenda; così essa formerà un tutto unico. 12La parte che pende in eccedenza nei teli della tenda, la metà cioè di un telo che sopravanza, penderà sulla parte posteriore della Dimora. 13Il cubito in eccedenza da una parte, come il cubito in eccedenza dall’altra parte, nel senso della lunghezza dei teli della tenda, ricadranno sui due lati della Dimora, per coprirla da una parte e dall’altra. 14Farai per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
15Poi farai per la Dimora le assi di legno di acacia, da porsi verticali. 16La lunghezza di un’asse sarà dieci cubiti e un cubito e mezzo la larghezza. 17Ogni asse avrà due sostegni, congiunti l’uno all’altro da un rinforzo. Così farai per tutte le assi della Dimora. 18Farai dunque le assi per la Dimora: venti assi verso il mezzogiorno, a sud. 19Farai anche quaranta basi d’argento sotto le venti assi, due basi sotto un’asse, per i suoi due sostegni, e due basi sotto l’altra asse, per i suoi due sostegni. 20Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, venti assi, 21come anche le loro quaranta basi d’argento, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 22Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, farai sei assi. 23Farai inoltre due assi per gli angoli della Dimora sulla parte posteriore. 24Esse saranno formate ciascuna da due pezzi uguali abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all’altezza del primo anello. Così sarà per ambedue: esse formeranno i due angoli. 25Vi saranno dunque otto assi, con le loro basi d’argento: sedici basi, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 26Farai inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora 27e cinque traverse per le assi dell’altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 28La traversa mediana, a mezza altezza delle assi, le attraverserà da una estremità all’altra. 29Rivestirai d’oro le assi, farai in oro i loro anelli, che serviranno per inserire le traverse, e rivestirai d’oro anche le traverse. 30Costruirai la Dimora secondo la disposizione che ti è stata mostrata sul monte.
31Farai il velo di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo si farà con figure di cherubini, lavoro d’artista. 32Lo appenderai a quattro colonne di acacia, rivestite d’oro, munite di uncini d’oro e poggiate su quattro basi d’argento. 33Collocherai il velo sotto le fibbie e là, nell’interno oltre il velo, introdurrai l’arca della Testimonianza. Il velo costituirà per voi la separazione tra il Santo e il Santo dei Santi. 34Porrai il propiziatorio sull’arca della Testimonianza nel Santo dei Santi. 35Collocherai la tavola fuori del velo e il candelabro di fronte alla tavola sul lato meridionale della Dimora; collocherai la tavola sul lato settentrionale. 36Farai una cortina all’ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore. 37Farai per la cortina cinque colonne di acacia e le rivestirai d’oro. I loro uncini saranno d’oro e fonderai per esse cinque basi di bronzo.

“Quanto alla Dimora …”. Bisogna dire alcune cose, più di tipo teologico spirituale, prima di entrare in merito alla costruzione stessa.

Quel Dio che dà l’ordine di costruzione della Dimora (chiamata anche Tabernacolo o Tenda) dimora/abita all’interno del prodotto nato dall’obbedienza, accettando di abitare nel mondo fra il popolo appena creato, il tutto per Israele e per il mondo.

E’ l’obbedienza del popolo che provvede proprio una tale Dimora per Dio. Eppure, l’obbedienza del popolo non termina con il completamento della Dimora; la sua vita intera e il suo culto devono conformarsi a questa obbedienza.

a) Lo spostamento della dimora di Dio dalla montagna al tabernacolo come luogo della sua dimora in mezzo a Israele non è semplicemente uno spostamento spaziale: si tratta di un importante spostamento teologico. Dio lascia la montagna, la tipica dimora degli dèi, e viene ad abitare in mezzo al popolo di Dio. Dio non è come gli dèi che rimangono a qualche distanza da un mondo sgradevole, che gioiscono della propria vita, spesso incuranti e dimentichi dei problemi delle creature. Dio fissa la dimora proprio nel cuore della comunità umana. Il popolo non sarà più chiamato a “salire” da Dio; Dio “scende” da loro. Non più … “salite” sul monte, neanche per Mosè.

b) Poiché l’essere umano non è semplicemente una creatura spirituale ma del tutto fisica, nel culto di Israele ci devono essere cose da toccare, così come da vedere e da ascoltare, contatti e movimenti. Il Tabernacolo mette tutto questo a disposizione.

c) Dio promette di essere presente in un luogo determinato; quindi il popolo può essere fiducioso di poter sperimentare la presenza di Dio in quel luogo. Ci si può fidare del fatto che Dio costituisce una presenza stabilizzante e benefica. D’altra parte, se Dio fissa la residenza in un luogo particolare, non può però essere “localizzato” o “controllato”, a un cenno e a una parola del fedele: Dio è nello stesso tempo vicino e lontano.

d) Per questo il Tabernacolo è mobile, non una struttura permanente e statica. Il Tabernacolo è una specie “Sinai mobile”, un “camper” per Dio. È interessante notare che le stanghe non possono essere mai rimosse dall’arca, per essere pronta (l’arca, e quindi la presenza di Dio) a muoversi col popolo. Il Tabernacolo sarà sempre in movimento.

e) Il Tabernacolo svolge ulteriori funzioni oltre a quella di essere veicolo della presenza divina. Il Tabernacolo serve al meglio la comunità mentre continua le sue peregrinazioni. Questo servizio è assolto con la presentazione di sacrifici e offerte da parte del sacerdozio. C’è un’attività di intercessione davanti a Dio, per il bene del popolo.

f) Il Tabernacolo è un luogo in cui Dio può incontrare e parlare con Mosè. È luogo di rivelazione, perché è luogo di convegno: in esso, Mosè conserva il suo ruolo di mediatore.

g) Nel corso del peregrinare nel deserto, Dio dà a Israele due istituzioni basilari: la Legge e la Dimora. Questi doni sono simili, in quanto entrambi trasportabili, entrambi tesi a mettere un certo ordine nel disordine, entrambi danno un orientamento preciso alla vita. Essi provvedono un’indicazione etica e un’indicazione liturgica.

Infine una annotazione sul testo di oggi. Dopo aver descritto gli oggetti più importanti della Dimora, cioè l’arca e il propiziatorio (coperchio), la tavola dei pani della Presenza e il candelabro (luce), la narrazione prosegue con la descrizione della Dimora stessa.

Non pensiamo a un tempio o a una chiesa, si tratta di una grandissima tenda composta di teli. Ci sono tanti pezzi di teli o di legname o di cordoni o di metalli preziosi e tanti colori, ma tutto si compone in unità e armonia. Il versetto 6 termina così: “La dimora formerà un tutto unico”. [Letteralmente, la dimora sarà “una”]. Unità, dunque, ma soprattutto “unicità”, come dire, c’è solo quella! Ma anche le persone/artigiani che fanno i tanti pezzi debbono essere uniti, lavorare assieme, non tanto con estro, ma con precisa e puntuale obbedienza.

“Farai il velo di porpora viola …  e là nell’interno oltre il velo, introdurrai l’arca della Testimonianza … il velo costituirà per voi la separazione tra il Santo e il santo dei Santi“. Il Santo è il luogo dove possono officiare i sacerdoti e dove si trovano la tavola della Presenza (o dei pani), il candelabro e l’altare dei profumi. Il velo, dunque, sta tra il Santo e il Santo dei Santi. Il Santo dei Santi è il luogo buio dove si trova l’arca della Testimonianza o dell’alleanza. Questo luogo è un cubo (= 5x5x5 metri).

“Porrai il propiziatorio sull’arca della Testimonianza nel Santo dei Santi”. Il propiziatorio, dunque, è una specie di coperchio sull’arca. Sul coperchio stanno i due Cherubini, uniti all’arca e al coperchio.

 

Farai anche un candelabro di oro puro

Apr 30, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 25,31-40

31Farai anche un candelabro d’oro puro. Il candelabro sarà lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle saranno tutti di un pezzo. 32Sei bracci usciranno dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato e tre bracci del candelabro dall’altro lato. 33Vi saranno su di un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla, e così anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così sarà per i sei bracci che usciranno dal candelabro. 34Il fusto del candelabro avrà quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 35un bulbo sotto i due bracci che si dipartono da esso e un bulbo sotto i due bracci seguenti e un bulbo sotto gli ultimi due bracci che si dipartono da esso; così per tutti i sei bracci che escono dal candelabro. 36I bulbi e i relativi bracci saranno tutti di un pezzo: il tutto sarà formato da una sola massa d’oro puro lavorata a martello. 37Farai le sue sette lampade: vi si collocheranno sopra in modo da illuminare lo spazio davanti ad esso. 38I suoi smoccolatoi e i suoi portacenere saranno d’oro puro. 39Lo si farà con un talento di oro puro, esso con tutti i suoi accessori. 40Guarda ed esegui secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte

Un candelabro a sette bracci si trova davanti all’arca. Non c’è una misura precisa. Il candelabro è l’oggetto più conosciuto della Dimora. E’ parallelo alla tavola dei pani e, come quella tavola, è volto, meglio, è luce e prende luce dall’essere “davanti ad essa”, cioè la tavola dei pani e alla tenda del luogo più sacro … “davanti al Signore”.

Arca, coperchio, tavola, candelabro sono la parte più importante della Dimora e formano quello che sarà chiamato (nel tempio) il Santo dei santi o Santissimo. È il luogo della presenza di Dio. Di Dio si dice che “siede sui cherubini”.

Ogni tanto risuona e incontriamo questa osservazione che dà il tono e il senso a tutta la descrizione: “Guarda ed esegui secondo il modello che ti è stato mostrato sul monte”. La realtà/modello sta sul monte, cioè in Dio, il culto della terra è soltanto una “copia”, certamente importante e feconda, ma non è il modello, la fonte. Deve esercitarsi in ascolto di Dio, più precisamente, di quello che ha etto Dio. Il culto è obbedienza, in quanto è guidato dalla Parola.

Io ti darò convegno in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio

Apr 29, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 25,10-30
10Faranno, dunque, un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. 12Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. 13Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. 14Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare con esse l’arca. 15Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. 16Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.
17Farai il propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 18Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio. 19Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini alle due estremità del propiziatorio. 20I cherubini avranno le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio. 21Porrai il propiziatorio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. 22Io ti darò convegno in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, dandoti i miei ordini riguardo agli Israeliti.
23Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 24La rivestirai d’oro puro e le farai attorno un bordo d’oro. 25Le farai attorno una cornice di un palmo e farai un bordo d’oro per la cornice. 26Le farai quattro anelli d’oro e li fisserai ai quattro angoli, che costituiranno i suoi quattro piedi. 27Gli anelli saranno contigui alla cornice e serviranno a inserire le stanghe, destinate a trasportare la tavola. 28Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro; con esse si trasporterà la tavola. 29Farai anche i suoi piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni: li farai d’oro puro. 30Sulla tavola collocherai i pani dell’offerta: saranno sempre alla mia presenza.

Prosegue, nel linguaggio, il futuro del verbo fare: “farai” o “faranno”.

“Faranno dunque un’arca di legno di acacia”. L’arca col suo coperchio è l’oggetto di culto più importante. Misura 125 centimetri di lunghezza e 75 di larghezza. Dev’essere rivestita d’oro all’interno e all’esterno. È trasportabile con due stanghe, poiché deve essere pronta a partire in ogni momento. Nell’arca deve essere conservato il “documento dell’Alleanza” (probabilmente le tavole col Decalogo).

Il coperchio (o propiziatorio). Misura come l’arca. Alle due estremità “farai due cherubini (esseri ibridi con testa umana e corpo animale)”. Sono come dei custodi della presenza di Dio. Il coperchio è la sede della presenza particolare del Signore, che d’ora in poi vuol parlare con Mosè, là. “Io ti darò convegno in quel luogo, parlerò con te da sopra il propiziatorio.”

Pani dell’esposizione. Stanno davanti all’arca. I pani vengono ambiati una volta alla settimana; solo i sacerdoti e le loro famiglie possono mangiare quei pani.

Domenica 28 Aprile 2024 – V Domenica di Pasqua – Anno B

Apr 28, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie;
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Alleluia. (Sal 97,1-2)

 

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 9,26-31)
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 21

A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

.

SECONDA LETTURA: Dalla Prima lettera di San Giovanni Apostolo  (1Gv 3,18-24)

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato
Parola di Dio

Alleluja, Alleluja

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore

Ordina agli Israeliti che raccolgano una offerta per me

Apr 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 25,1-9

Il Signore parlò a Mosè dicendo: 2«Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. 3Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, 4tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 5pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, 6olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, 7pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. 8Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. 9Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.

Alcune parole di introduzione a Esodo 25-35. Vedete voi se può essere utile alla lettura di un testo lungo e ripetitivo. Diversamente, andate pure al … “veniamo … finalmente al brano di oggi”, che trovate più sotto.

Sebbene il criterio quantitativo non sia letterariamente il più importante, tuttavia non può non colpire il fatto che il tema della Dimora occupi nel libro dell’Esodo più spazio di ogni altro tema: ben 13 capitoli. Inoltre, è innegabile che l’erezione della Dimora, con tutto ciò che ad essa è legato, costituisca l’apice e il temine dell’intero racconto. Infine, la localizzazione al Sinai di questa rivelazione e la sua qualificazione di rivelazione teofanica testimoniano che la tradizione biblica vi vede un elemento essenziale dell’identità di Israele. Bisogna tuttavia riconoscere che per l’uomo moderno la lettura di questi capitoli non è facile e comporta il superamento di pregiudizi inveterati e al contempo una notevole dose di buona volontà; ma ne vale la pena!

Queste istruzioni per la costruzione della Dimora e per l’istituzione del culto ad essa connesso costituiscono il contenuto principale della rivelazione del Signore a Mosè al Sinai, continuazione e apice delle precedenti rivelazioni del Decalogo e del codice dell’alleanza; il contesto è sempre quello della teofania sulla montagna sacra, alla quale partecipa il solo Mosè nel quadro di un tempo sacro di quaranta giorni e quaranta notti.

La descrizione dettagliata della Dimora ricorre due volte: la prima quando Dio ordina a Mosè come costruirla (cc. 25-31) e la seconda quando questo comando viene eseguito (cc. 35-40).

La mole di materiale dimostra l’importanza del culto per il narratore. Inoltre, il movimento del libro dell’Esodo nel suo insieme è quello dalla schiavitù al culto, dal servizio al faraone al servizio di Dio. Più in particolare, si tratta di un movimento dai lavori forzati di Israele per la costruzione delle città fortificate del faraone a una gioiosa e obbediente offerta di sé stessi per la costruzione di un “locale”, la Dimora per il culto a Dio.

Nel corso dei secoli si è registrata una varietà di approcci allo studio della Dimora o Tabernacolo, che hanno diversa validità.

a) Allegorico/simbolico. E’ stata la chiave ermeneutica predominante sia per i cristiani sia per gli ebrei fina dai primi tempi. In senso generale, questo approccio ritiene che si debba discernere un significato nascosto, spirituale, in tutti i dettagli, i colori, le specificazioni e gli schemi. [Per esempio, la Dimora è vista come un simbolo del cosmo]

b) Storico. Questo approccio vede il testo come una bozza di stampa, forse utopica in qualche misura, per la (ri)costruzione de un’antica struttura a forma di tenda. Si cerca di ricostruire un edificio attuale a partire dalle pagine bibliche e da altri santuari conosciuti, e di determinare la sua funzione e il suo contesto storico. Il compito interpretativo è essenzialmente quello di architettura storica.

c) Storia della tradizione. Questa impostazione studia la Dimora in termine di sviluppo delle idee e delle istituzione collegare con il luogo della dimore di Dio, includendo le riflessioni teologiche di Israele sui santuari e il rapporto che Dio aveva con loro. Gli interpreti hanno spesso concluso che il Tabernacolo in effetti non è riconducibile al tempo di Mosè, ma è una retroproiezione in tempi più antichi di un modello del periodo esilico o post-etilico dipendente per molti dettagli dal tempo di Salomone.

d) Letterario. Gli studi letterari di questi tempi e di quelli correlati non sono comuni. Un’analisi comparativa delle narrazione che descrivono i progetti di costruzione è un approccio molto utile; ha il suo punto di forza nel considerare questo testo alla luce di materiale formalmente comparabile.

E allora, veniamo … finalmente al branco di oggi.

In un certo senso Dio si identifica con la Dimora (a volte è chiamata Tabernacolo): essa diventa come la sua casa, il luogo della sua presenza in mezzo al popolo. È scritto, infatti: “Prendete per me un’offerta”, e “prendete la mia offerta”, e ancora: “facciano per me”. L’iniziativa è assolutamente divina: il Dio che ha dato il Decalogo ora dà precise indicazioni per la sua casa. È lo stesso Dio e si chiede al popolo lo stesso impegno: grande è il coinvolgimento del popolo (“generosità di cuore” = decisa volontà). È a questo popolo che Dio vuole donare la sua presenza: “abiterò in mezzo a loro”.

L’offerta per me non cade sotto un obbligo, è volontaria: deve partire dal cuore, cioè, dalla testa/volontà. La lista dei materiali è ordinata in tre gruppi: a) metalli, tessili, pellame, legname; b) olio per l’illuminazione e balsami per l’olio della consacrazione e per l’incenso aromatico; c) pietre di onice e di castoni.

L’intenzione del narratore è di metterci di fronte a un vero “catalogo dell’opulenza”. In aperto contrasto con la povertà di un ambiente desertico e nomadico emergono quasi d’incanto gli elementi più preziosi della creazione, quasi un microcosmo, pronto a offrirsi per una degna dimora per il Signore. [Potremmo pensare anche alla “spogliazione degli Egiziani”]

Possiamo riascoltare la finale del testo di oggi. Comando di Dio: “Farannoper me un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Ogni cosa secondo quanto vi mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi … farete “. [Il verbo fare apre e chiude la frase]. È chiamata in causa un’obbedienza molto attenta e particolareggiata

Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti

Apr 26, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 24,12-18
12Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». 13Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. 14Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro».
15Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. 16La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. 17La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. 18Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

Di fatto, non siamo di fronte al seguito del racconto di ieri. O, meglio, si tratta non di un seguito cronologico, ma teologico ed ecclesiale. C’è una nuova chiamata per Mosè. Per che cosa? Dio dà a Mosè (e solo a lui) “le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli”. Certo che tutto è dato al popolo, ma è dato attraverso Mosè. Qui appare chiaro il rapporto unico che Mosè ha con Dio e il conseguente ruolo di mediatore col popolo.

Solo Mosè, dunque. “Agli anziani aveva detto: Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro.”

Il testo si fa solenne e misterioso, ad un tempo. Il Signore è presente (gloria, nube … ). “Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube”. Il popolo vede solo il fuoco che avvolge il monte: l’autore vuole marcare la distanza del popolo e, invece, la comunione di Mosè con Dio. È scritto: “Mosè entrò in mezzo alla nube (“dentro la nube”) e salì sul monte”. [chi ha fatto conteggi dice che Mosè è salito sul monte sette volte!].”Quaranta giorni e quaranta notti” indicano (cronologicamente una generazione), spiritualmente una vita completa, un’esperienza unica.

Mosè prese il libro dell’alleanza e lo lesse in presenza del popolo

Apr 25, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 24,1-11

1Il Signore disse a Mosè: «Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d’Israele; voi vi prostrerete da lontano, 2solo Mosè si avvicinerà al Signore: gli altri non si avvicinino e il popolo non salga con lui».
3Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». 4Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. 5Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. 6Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. 7Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». 8Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
9Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. 10Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. 11Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero”.

Abbiamo letto le “dieci parole”, poi le “norme” o spiegazioni, poi la forte “esortazione” del Signore. Il testo (frutto di una lunga redazione e quindi a nostro parere un pò sconnesso) dice che Mosè “andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme”. Non siamo ancora alla stipulazione dell’alleanza, ma al racconto come proposta o impegno. Ebbene, il popolo “rispose a una sola voce dicendo: Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo”.

Dalle parole si passa alla scrittura: “Mosè scrisse tutte le parole del Signore”. E allora viene la stipulazione dell’alleanza: “furono offerti olocausti e sacrifici di comunione per il Signore”. I sacrifici, poi, aprivano alla celebrazione di un banchetto.

Le due parti (i contraenti) sono così rappresentate: le dodici stele per le dodici tribù di Israele, a significare il popolo, l’altare costruito da Mosè ai piedi del monte, a significare il Signore stesso. Il sangue dei sacrifici fa da tramite, lega le parti e le impegna. Occorre la proclamazione/lettura: “Mosè prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo”. È come se parlasse il Signore. Il popolo ascolta e risponde: “Quanto ha detto il Signore, noi lo e seguiremo e vi presteremo ascolto”.

Le parole del Signore e la risposta del popolo si fanno … impegno di vita. Questo dato è significato sacramentalmente dal sangue/vita che viene asperso sul popolo, accompagnato dalle parole: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”.

Manca ancora il compimento o sigillo che è il banchetto di comunione. Sta scritto: “Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero”. Si tratta di un banchetto sacro che conclude e compie il rito di alleanza. E’ sottesa l’idea che il banchetto sia il modo terreno di vedere Dio.