Preghiera per Israele e per i popoli

Mar 30, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 36,1-19

Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell’universo, e guarda,
2infondi il tuo timore su tutte le nazioni.
3Alza la tua mano sulle nazioni straniere,
perché vedano la tua potenza.
4Come davanti a loro ti sei mostrato santo in mezzo a noi,
così davanti a noi móstrati grande fra di loro.
5Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto
che non c’è Dio al di fuori di te, o Signore.
6Rinnova i segni e ripeti i prodigi,
7glorifica la tua mano e il tuo braccio destro.
8Risveglia il tuo sdegno e riversa la tua ira,
9distruggi l’avversario e abbatti il nemico.
10Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento,
e si narrino le tue meraviglie.
11Sia consumato dall’ira del fuoco chi è sopravvissuto
e cadano in rovina quelli che maltrattano il tuo popolo.
12Schiaccia le teste dei capi nemici
che dicono: «Non c’è nessuno al di fuori di noi».
13Raduna tutte le tribù di Giacobbe,
rendi loro l’eredità come era al principio.
14Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome,
d’Israele che hai reso simile a un primogenito.
15Abbi pietà della tua città santa,
di Gerusalemme, luogo del tuo riposo.
16Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese
e il tuo popolo della tua gloria.
17Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio,
risveglia le profezie fatte nel tuo nome.
18Ricompensa coloro che perseverano in te,
i tuoi profeti siano trovati degni di fede.
Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi,
19secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo,
e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra
che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.

 

La preghiera incomincia con un “eleison” (“abbi pietà compassione, perdona”). Prosegue con queste parole: “intervieni e fatti rispettare (è il senso di “infondi il tuo timore”) da tutti i popoli … fa vedere la tua potenza”.

C’è un’espressione un po’ contorta per noi, che si può esplicitare così. “In Israele” Dio ha mostrato ai popoli la sua santità (= diversità e unicità). Concretamente si vuol dire che Dio ha castigato/corretto il suo popolo Israele). Ora “in mezzo ai popoli” Dio mostri a Israele la sua grandezza. Concretamente: è giunto il momento che siano castigati/corretti i popoli.

Tutto questo perché tutti i popoli riconoscano il solo e unico Dio: è sempre lui che opera in Israele e in mezzo ai popoli.

Espressioni come: manifesta la tua gloria, sfoga il tuo furore, abbatti il nemico, schiaccia la testa ai principi nemici superbi che dicono “nessuno è come noi” …. sono tutte espressioni per dire “i prodigi del Signore”, in sostanza, l’amore di Dio per il suo popolo. Amore e compassione che si manifestano col “raduno di tutte le tribù di Giacobbe nella terra della eredità”.

La preghiera si conclude con un altro eleison (abbi compassione). Dice così: “abbi pietà per il tuo popolo Israele, simile a un primogenito … abbi pietà per la città santa luogo dove abiti, Gerusalemme”.

Infine si dice: “I tuoi profeti siano trovati degni di fede (quindi: compi le tue promesse). Ascolta la preghiera dei tuoi servi … sappiano tutti gli abitanti della terra che tu sei Signore, il Dio dei secoli”. La preghiera è per tutti i popoli, è aperta alla comprensione profetica della grande storia del mondo.

Dio ascolta la preghiera del povero

Mar 29, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 35,1-26
Chi osserva la legge vale quanto molte offerte;
2chi adempie i comandamenti offre un sacrificio che salva.
3Chi ricambia un favore offre fior di farina,
4chi pratica l’elemosina fa sacrifici di lode.
5Cosa gradita al Signore è tenersi lontano dalla malvagità,
sacrificio di espiazione è tenersi lontano dall’ingiustizia.
6Non presentarti a mani vuote davanti al Signore,
7perché tutto questo è comandato.
8L’offerta del giusto arricchisce l’altare,
il suo profumo sale davanti all’Altissimo.
9Il sacrificio dell’uomo giusto è gradito,
il suo ricordo non sarà dimenticato.
10Glorifica il Signore con occhio contento,
non essere avaro nelle primizie delle tue mani.
11In ogni offerta mostra lieto il tuo volto,
con gioia consacra la tua decima.
12Da’ all’Altissimo secondo il dono da lui ricevuto,
e con occhio contento, secondo la tua possibilità,
13perché il Signore è uno che ripaga
e ti restituirà sette volte tanto.
14Non corromperlo con doni, perché non li accetterà,
15e non confidare in un sacrificio ingiusto,
perché il Signore è giudice
e per lui non c’è preferenza di persone.
16Non è parziale a danno del povero
e ascolta la preghiera dell’oppresso.
17Non trascura la supplica dell’orfano,
né la vedova, quando si sfoga nel lamento.
18Le lacrime della vedova non scendono forse sulle sue guance
19e il suo grido non si alza contro chi gliele fa versare?
20Chi la soccorre è accolto con benevolenza,
la sua preghiera arriva fino alle nubi.
21La preghiera del povero attraversa le nubi
né si quieta finché non sia arrivata;
non desiste finché l’Altissimo non sia intervenuto
22e abbia reso soddisfazione ai giusti e ristabilito l’equità.
Il Signore certo non tarderà
né si mostrerà paziente verso di loro,
finché non abbia spezzato le reni agli spietati
23e si sia vendicato delle nazioni,
finché non abbia estirpato la moltitudine dei violenti
e frantumato lo scettro degli ingiusti,
24finché non abbia reso a ciascuno secondo il suo modo di agire
e giudicato le opere degli uomini secondo le loro intenzioni,
25finché non abbia fatto giustizia al suo popolo
e lo abbia allietato con la sua misericordia.
26Splendida è la misericordia nel momento della tribolazione,
come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità.

 

[Il testo è un po’ lungo: forse era meglio dividerlo, comunque leggetelo tutto con calma]

I primi versetti danno il senso della sezione. Abbondanza di offerte è obbedire alla legge di Dio; sacrificio di pace è accogliere i suoi comandamenti; sacrificio di lode è praticare l’elemosina; sacrificio di espiazione è tenersi lontano dalla ingiustizia … Come dire, il culto più vero e bello è fare la volontà di Dio in tutto e con amore.

I versetti centrali dicono anche come deve essere o come va accompagnata l’offerta cultuale a Dio, che poi risulta essere l’osservanza dei comandamenti. L’offerta (obbedienza) deve essere fatta con “occhio buono”, cioè con generosità e gioia.

Altro ammonimento. Non intendere la preghiera come un mercato in cui cerchi sempre di guadagnarci, se mai corrompendo Dio con le tante parole e i tanti doni. Dio non guarda all’abbondanza dei tuoi doni (non ne ha bisogno), ma guarda al bisognoso: “povero, oppresso, orfano, vedova “… Sono queste le persone che Dio certamente ascolta.

Il testo dice che Dio, l’Altissimo ascolta e interviene a favore del povero. Come e quando interviene? Questo resta per noi un mistero, cioè una cosa nascosta e che non è in nostro potere attuare. E’ detto (sicuramente) che Dio farà giustizia, cioè farà i conti con tutti, a partire dai potenti. Ma … come e quando non ci è detto.

Proprio perché al presente Dio non interviene come noi ci aspetteremmo, la nostra fede in lui è messa alla prova. Una cosa importante e sicura però sappiamo: “Al momento della tribolazione Dio consola il suo popolo col suo amore /misericordia”.

Dunque, la preghiera del povero è ascoltata. Di fatto e nella tribolazione dei poveri è in atto l’amore di Dio, di un Dio che ci è vicino (questo è il senso della consolazione): vicinanza che tu sperimenti quando a lui ti affidi accogliendo la sua volontà, le sue parole.

Per cui l’autore può concludere così: “splendida è la misericordia (sia di Dio che … la tua!) nel momento della tribolazione, come le nubi apportatrici di pioggia nel tempo della siccità”. Questo è il paradosso o mistero: a un tempo c’è siccità e pioggia, cioè, prova e consolazione/amore.

Il Signore non si lascia prendere in giro!

Mar 28, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 34,14-31

Lo spirito di quelli che temono il Signore vivrà, perché la loro speranza è posta in colui che li salva.
16Chi teme il Signore non ha paura di nulla
e non si spaventa perché è lui la sua speranza.
17Beato colui che teme il Signore.
18A chi si appoggia? Chi è il suo sostegno?
19Gli occhi del Signore sono su quelli che lo amano;
egli è protezione potente e sostegno vigoroso,
riparo dal vento infuocato e dal sole meridiano,
difesa contro gli ostacoli, soccorso nella caduta.
20Il Signore solleva l’anima e illumina gli occhi,
concede guarigione, vita e benedizione.
21Sacrificare il frutto dell’ingiustizia è un’offerta da scherno
22e i doni dei malvagi non sono graditi.
23L’Altissimo non gradisce le offerte degli empi
né perdona i peccati secondo il numero delle vittime.
24Sacrifica un figlio davanti al proprio padre
chi offre un sacrificio con i beni dei poveri.
25Il pane dei bisognosi è la vita dei poveri,
colui che glielo toglie è un sanguinario.
26Uccide il prossimo chi gli toglie il nutrimento,
27versa sangue chi rifiuta il salario all’operaio.
28Uno edifica e l’altro abbatte:
che vantaggio ne ricavano, oltre la fatica?
29Uno prega e l’altro maledice:
quale delle due voci ascolterà il Signore?
30Chi si purifica per un morto e lo tocca di nuovo,
quale vantaggio ha nella sua abluzione?
31Così l’uomo che digiuna per i suoi peccati
e poi va e li commette di nuovo:
chi ascolterà la sua supplica?
Quale vantaggio ha nell’essersi umiliato?

 

Chi teme il Signore “sa”, cioè fa esperienza che è il Signore colui che salva (non più o non solo il viaggiare); “sa” che è il Signore la sua speranza. Chi teme il Signore non ha paura di nulla, perché solo il Signore è sorgente di luce, vita e benedizione.

Veramente pesanti e belle sono le affermazioni che seguono … Sempre più speso avverto che Siracide non ha bisogno di scolastico commento, ma di riflessione e applicazione nella vita. Pertanto bisogna rileggere attentamente e profondamente i versetti 21-31. A buon conto ve li riscrivo, con una traduzione più scorrevole e comprensibile-

“Se offri a Dio quello che ti sei procurato con disonestà, ti burli di lui perché non gli piacciono i regali dei malvagi; l’Altissimo non accetta le offerte di chi non lo rispetta e il suo perdono non dipende dal numero delle vittime che gli offri.

Chi offre in sacrificio ciò che ha rubato ai poveri è come chi uccide un ragazzo sotto gli occhi di suo padre, perché un pezzo di pane permette a un povero diavolo di campare e portarglielo via significa ucciderlo. Chi porta via il nutrimento agli altri li uccide e chi rifiuta il salario all’operaio è un assassino.

Se uno costruisce e poi un altro demolisce, che cosa ci guadagnano? Solo fatica. Se uno prega e l’altro impreca: a chi dei due darà ascolto il Signore? Se uno si lava perché ha toccato un morto e poi lo tocca di nuovo, a cosa gli serve essersi lavato? Lo stesso capita a chi digiuna per riparare i peccati commessi, ma poi torna a commetterli di nuovo: nessuno ascolterà la sua preghiera e il suo gesto di penitenza non gioverà a nulla”.

Come si vede, non si tratta di comandi ma di forti e pratiche esortazioni a riflettere per cambiare vita.

Si è salvati dall’esperienza

Mar 27, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 34,1-13
Speranze vane e fallaci sono quelle dello stolto,
e i sogni danno le ali a chi è privo di senno.
2Come uno che afferra le ombre e insegue il vento,
così è per chi si appoggia sui sogni.
3Una cosa di fronte all’altra: tale è la visione dei sogni,
di fronte a un volto l’immagine di un volto.
4Dall’impuro che cosa potrà uscire di puro?
E dal falso che cosa potrà uscire di vero?
5Oracoli, presagi e sogni sono cose fatue,
come vaneggia la mente di una donna che ha le doglie.
6Se non sono una visione inviata dall’Altissimo,
non permettere che se ne occupi la tua mente.
7I sogni hanno indotto molti in errore,
e andarono in rovina quelli che vi avevano sperato.
8La legge deve compiersi senza inganno,
e la sapienza è perfetta sulla bocca di chi è fedele.
9Chi ha viaggiato conosce molte cose,
chi ha molta esperienza parla con intelligenza.
10Chi non ha avuto prove, poco conosce;
11chi ha viaggiato ha una grande accortezza.
12Ho visto molte cose nei miei viaggi,
il mio sapere è più che le mie parole.
13Spesso ho corso pericoli mortali,
ma mi sono salvato grazie alla mia esperienza.

Come si può notare c’è una visione negativa sulle … visioni, sogni, presagi, oracoli. Solo gli stolti si affidano a questi elementi che sono definiti illusioni e fantasie.

E’ interessante il confronto tra il reale (la vita) e il virtuale (sogno/visione). Si può abbracciare un’ombra o rincorrere il vento? In realtà non vedi la persona, ma la sua immagine.

C’è però anche un’altra prospettiva. Il sogno, la visione ecc. possono essere segno di una visita (episcopé) del Signore. In tal caso devi “impegnare in esso il tuo cuore”. Impegno che, comunque e soprattutto, devi avere con la legge dell’Altissimo. Infatti la vera sapienza è quella che viene dalla riflessione sulla legge.

Lunga digressione sui viaggi [Gli antichi viaggiavano molto – e non via internet o altro mezzo – ma a piedi o carovana o nave. Chi cammina, chi visita posti, chi parla, chi impara/dona, chi commercia …. certamente si fa un’esperienza pratica e può dire: “Ho visto molte cose nei miei viaggi, il mio sapere è più che le mie parole. Spesso ho corso pericoli mortali, ma mi sono salvato grazie alla mia esperienza.”. Si è salvati grazie a quello che si impara!

[In questo vediamo una singolare apertura alla mentalità e abitudine greca, che amava molto l’esplorazione …  vedi Ulisse]

Domenica 26 Marzo 2023 – V Quaresima – Anno A

Mar 26, 2023 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della S.MESSA delle ore 10.00, clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Fammi giustizia, o Dio,
difendi la mia causa contro gente spietata;
liberami dall’uomo perfido e perverso.
Tu sei il Dio della mia difesa. (Sal 41,1-2)

CANTO DI INGRESSO:

SVEGLIATI O TU CHE DORMI
Rit. Svegliati, o tu che dormi,
destati dai morti
e Cristo Signore
risplenderà su di te!
Se un tempo eravate tenebra,
ora siete luce nel Signore.
Ed è per questo che è stato scritto:
Rit.
Non partecipate alle opere infruttuose
delle tenebre,
piuttosto cercate ciò
che è gradito al Signore.
Ed è per questo che è stato scritto:
Rit.
Tutte le cose che sono condannate
sono rivelate dalla luce,
perché tutto quello
che si manifesta è luce.
Ed è per questo che è stato scritto:
Rit.

PRIMA LETTURA: Dal Libro del Profeta Ezechiele (Ez 37,12-14)

Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele.
Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio.
Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE: Sal 129

Il Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

SECONDA LETTURA: Dalla Lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 8,8-11)

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio.
Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene.
Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Parola di Dio

Gloria a Cristo, parola eterna del Dio vivente! Gloria a te, Signor!

Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore,
chi crede in me non morirà in eterno.

Gloria a Cristo, parola eterna del Dio vivente! Gloria a te, Signor!

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,1-45)

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Parola del Signore

CANTO DI OFFERTORIO:

CUSTODISCIMI
Ho detto a Dio senza di Te
alcun bene non ho, custodiscimi.
Magnifica è la mia eredità,
benedetto sei Tu,
sempre sei con me.
Rit. Custodiscimi, mia forza sei Tu,
custodiscimi, mia gioia Gesù. (2 volte)
Ti pongo sempre innanzi a me,
al sicuro sarò mai vacillerò.
Via, verità e vita sei
mio Dio credo che Tu mi guiderai. Rit.

CANTI DI COMUNIONE: 

FAMMI CONOSCERE
Rit. Fammi conoscere la tua volontà,
parla, ti ascolto, Signore!
La mia felicità è fare il tuo volere;
porterò con me la tua parola!
Lampada ai miei passi è la tua parola,
luce sul mio cammino.
Ogni giorno la mia volontà
trova una guida in Te.
Rit.
Porterò con me i tuoi insegnamenti,
danno al mio cuore gioia.
La tua parola è fonte di luce,
dona saggezza ai semplici.
Rit.
La mia bocca impari la tua lode;
sempre ti renda grazie.
Ogni momento canti il tuo amore,
la mia speranza è in Te.
Rit.

TI SEGUIRO’
Ti seguirò, ti seguirò, o Signore,
e nella tua strada camminerò.
Ti seguirò nella via dell’amore
e donerò al mondo la vita.
Ti seguirò nella via del dolore
e la tua croce ci salverà.
Ti seguirò nella via della gioia
e la tua luce ci guiderà.

CANTO FINALE: 

ALTO E GLORIOSO DIO
Alto e glorioso Dio
illumina il cuore mio,
dammi fede retta, speranza certa,
carità perfetta.
Dammi umiltà profonda,
dammi senno e conoscimento,
che io possa sempre seguire
con gioia i tuoi comandamenti.
Rapisca ti prego Signore,
l’ardente dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose,
perché io muoia per amor tuo,
come tu moristi per amor dell’amor mio.
Alto e glorioso Dio
illumina il cuore mio,
dammi fede retta, speranza certa,
carità perfetta.
Dammi umiltà profonda,
dammi senno e conoscimento,
che io possa sempre seguire
con gioia i tuoi comandamenti.

Scarica il libretto dei canti. Ti sarà molto utile in questo periodo in cui non si possono usare i libretti cartacei!

Se hai uno schiavo trattalo come un fratello

Mar 25, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 33,19-33

Ascoltatemi, o grandi del popolo,
e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.
20Al figlio e alla moglie, al fratello e all’amico
non dare un potere su di te finché sei in vita.
Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle.
21Finché vivi e in te c’è respiro,
non abbandonarti al potere di nessuno.
22È meglio che i figli chiedano a te,
piuttosto che tu debba volgere lo sguardo alle loro mani.
23In tutte le tue opere mantieni la tua autorità
e non macchiare la tua dignità.
24Quando finiranno i giorni della tua vita,
al momento della morte, assegna la tua eredità.
25Foraggio, bastone e pesi per l’asino;
pane, disciplina e lavoro per lo schiavo.
26Fa’ lavorare il tuo servo e starai in pace,
lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.
27Giogo e redini piegano il collo,
per lo schiavo malvagio torture e castighi.
28Mettilo a lavorare perché non stia in ozio,
29perché l’ozio insegna molte cose cattive.
30Mettilo all’opera come gli conviene,
e se non obbedisce, stringigli i ceppi.
Ma non esagerare con nessuno
e non fare nulla contro la giustizia.
31Se hai uno schiavo, sia come te stesso,
perché l’hai acquistato a prezzo di sangue.
Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello,
perché ne avrai bisogno come di te stesso.
32Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,
33in quale strada andrai a ricercarlo?

 

“Ascoltatemi, o grandi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.” Parole applicate al contesto precedente nel quale Gesù di Sira si riconosce come uno che dona un insegnamento. Le stesse parole possono essere applicate a quanto segue, cioè, parole per “i capi del popolo e le guide dell’assemblea”.

Il Siracide pensa alla famiglia e al ruolo del padre/capo. Al padre/capo consiglia (non ci sono comandi!) di non demandare o delegare o cedere l’autorità, la guida a quelli della “sua casa fintanto che è vivo”. Qui prevale il concetto non del potere in se stesso, ma della autorità vista come onore/compito/responsabilità o, come dice letteralmente il testo: “gloria”.

L’autorità può essere esercitata in vari modi (Gesù dirà … servendo) ma rimane sempre presente nel soggetto incaricato. Vediamo che l’autorità è esercitata in modo forte, soprattutto verso lo “schiavo domestico”, noi oggi diremmo operaio collaboratore. Modalità forti, ma non ingiuste o cattive. Al servo/operaio va dato: pane, disciplina (paideia) e lavoro, e non foraggio, bastone e peso, come per un asino da soma.

Se il servo è “malvagio”, le cose cambiano: ed è giusto che cambino! I modi usati, sono di tipo “punitivo” come usava in quel tempo (e forse … sempre; noi parleremmo piuttosto di “licenziamento”). Notiamo però che il puro licenziamento, in quel tempo, significava la miseria per il servo e tutta la sua famiglia; erano preferibili le botte!

Come sempre, i testi vanno letti fino alla fine: spesso cambiano le nostre conclusioni affrettate e funzionali. Al riguardo non commento ma solo riscrivo questo testo bellissimo, è dal versetto 30: “Non esagerare mai con nessuno e rispetta sempre i diritti degli schiavi. Se hai uno schiavo, consideralo come un altro te stesso, perché l’hai acquistato a prezzo di sangue. Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello, perché hai bisogno di lui come della tua vita. Invece se tu lo maltratti ed egli taglia la corda, dove andrai a cercarlo?”.

Ordine del creato

Mar 24, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 33,7-18

Perché un giorno è più importante d’un altro,
se tutta la luce dell’anno viene dal sole?
8È perché sono stati distinti nel pensiero del Signore,
che ha diversificato le stagioni e le feste.
9Ha esaltato e santificato alcuni,
altri li ha lasciati nel numero dei giorni ordinari.
10Anche gli uomini provengono tutti dalla polvere
e dalla terra fu creato Adamo.
11Ma il Signore li ha distinti nella sua grande sapienza,
ha diversificato le loro vie.
12Ha benedetto ed esaltato alcuni,
altri ha santificato e avvicinato a sé;
altri ha maledetto e umiliato
e ha rovesciato dalle loro posizioni.
13Come argilla nelle mani del vasaio
che la modella a suo piacimento,
così gli uomini nelle mani di colui che li ha creati
e li ricompensa secondo il suo giudizio.
14Di fronte al male c’è il bene,
di fronte alla morte c’è la vita;
così di fronte all’uomo pio c’è il peccatore.

15Considera perciò tutte le opere dell’Altissimo:
a due a due, una di fronte all’altra.
16Anch’io, venuto per ultimo, mi sono tenuto desto,
come uno che racimola dietro i vendemmiatori:
17con la benedizione del Signore sono giunto per primo,
come un vendemmiatore ho riempito il tino.
18Badate che non ho faticato solo per me,
ma per tutti quelli che ricercano l’istruzione.

Bellezza della separazione, differenza, diversità

Riflessione sulla creazione a tre livelli: separazione tra i giorni, separazione tra gli uomini e separazione in campo morale e religioso.

La parola “separazione” dice più e meglio che “differenza”. Separazione dice riferimento all’essere creato da Dio (natura, uomini, tempi … ). L’essere creato da Dio viene separato, ma per completare e portare nuovamente all’unità, all’armonia, al bello. Crea cioè un processo di vita. La vita infatti è continua alternanza: morte-vita, vergogna-onore, notte-giorno, luce-buio, male-bene …

Vari “perché” sulla varietà dei giorni, stagioni, feste. Un “perché” anche sulla distinzione di uomini: alcuni scelti e altri no; oppure uno pio e l’altro peccatore; oppure uno primo e l’altro ultimo … Tutto è enigma se non si riconosce nella diversità del creato l’opera stessa di Dio, per fare di questo nostro mondo la gloria/manifestazione di un disegno non virtuale ma vivo e fecondo. Infatti: “Considera tutte le opere dell’Altissimo: due a due, una di fronte all’altra.”

Anche l’autore, con finezza sapienza e anche un po’ di fierezza, si considera dentro a questo mirabile disegno di Dio. Egli è un “ultimo”, è un “racimolatore dietro ai vendemmiatori”. E’ uno “che ha faticato”, ma lo ha fatto per “coloro che ricercano la dottrina (paideia)”. Dunque, anche il Siracide sta dentro al mirabile disegno delle “separazioni”:: seminare-raccogliere, faticare-trovare …. separazioni che partono dalla fatica dell’autore e giungono alla istruzione/vita del lettore!

Chi teme il Signore ne accetta l’istruzione

Mar 23, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 32,14-33,6

Chi teme il Signore ne accetta l’istruzione,
chi lo ricerca di buon mattino trova il suo favore.
15Chi scruta la legge viene appagato,
ma l’ipocrita vi trova motivo di scandalo.
16Quelli che temono il Signore sanno giudicare,
i loro giudizi brillano come luce.
17Il peccatore non accetta critiche
e trova scuse a suo piacere.
18Chi è saggio non trascura la riflessione,
l’empio e il superbo non provano alcun timore.
19Non fare nulla senza consiglio,
non ti pentirai di averlo fatto.
20Non camminare in una via piena di ostacoli
e non inciamperai in luoghi pietrosi.
21Non fidarti di una via senza inciampi,
22guàrdati anche dai tuoi figli.
23In tutto ciò che fai abbi fiducia in te stesso,
perché anche questo è osservare i comandamenti.
24Chi crede alla legge è attento ai comandamenti,
chi confida nel Signore non subirà alcun danno.

 

Il brano di oggi potrebbe essere titolato “Il saggio, affidabile interprete e trasmettitore della Legge”. In questa unità il termine “legge” è usato con un significato che oscilla tra due poli: Legge mosaica e Istruzione umana di un maestro impegnato nell’insegnare al popolo la Legge di Dio. I due significati sii rincorrono e spesso si sovrappongono.

E’ interessante notare un dato sempre richiamato e cioè che “il saggio” è uno che “teme il Signore”. Manifesta questo timore del Signore “accettando l’istruzione”, “cercandola di buon mattino” e trovando in essa luce, forza e capacità di giudizio/discernimento.

Mentre “il peccatore” non accetta “critiche” che vuol dire: non vuole essere istruito/riprovato, e così prende le decisioni più comode per lui.

Si richiama un paradosso:”Non camminare in una via piena di ostacoli”, e poi “non fidarti di una via senza ostacoli”. E allora cosa fare? “Senza riflessione non fare nulla”. Dice anche “credi in te stesso”. Cosa vuol dire? Viene subito detto: “Questo significa custodire i  comandamenti”.

Quanto al Signore l’autore dice: “Chi confida nel Signore non verrà meno”, Dunque, credere in se stesso e nella legge è osservare i comandamenti. Va detto che tutto questo è possibile se ci si affida al Signore.

Come si vede c’è una “catena” che tiene uniti tutti questi passaggi, ed è “il timore del Signore”. L’affidarti al Signore (timore) ti introduce nella osservanza dei comandi, quindi anche nell’incontro con te stesso. E’ un messaggio molto bello: tu ti ritrovi veramente (ti salvi?) solo quando ti sei incontrato con/nella parolacon/nel affidamento al Signore.

Per il capotavola …

Mar 22, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracide 32,1-13
Se ti hanno fatto capotavola, non esaltarti.
Compòrtati con gli altri come uno di loro.
Pensa a loro e poi mettiti a tavola;
2quando avrai compiuto il tuo dovere,
accòmodati per far festa con loro
e ricevere complimenti per le tue buone maniere.
3Parla, o anziano, poiché ti si addice,
ma con saggezza, e non disturbare la musica.
4Quando c’è un’esecuzione non effonderti in chiacchiere,
e non fare il sapiente fuori tempo.
5Sigillo di rubino su ornamento d’oro
è un concerto musicale in un banchetto.
6Sigillo di smeraldo in una guarnizione d’oro
è la melodia dei canti unita alla dolcezza del vino.
7Parla, o giovane, se c’è bisogno di te,
non più di due volte se sei interrogato.
8Compendia il tuo discorso, molte cose in poche parole;
compòrtati come uno che sa e che tace a un tempo.
9Fra i grandi non mostrarti presuntuoso,
e dove vi sono anziani, non ciarlare troppo.
10Prima del tuono viene la folgore,
prima dell’uomo modesto viene la grazia.
11All’ora stabilita àlzati e non restare per ultimo,
corri a casa e non indugiare.
12Là divèrtiti e fa’ quello che ti piace,
ma non peccare con parole arroganti.
13Per tutto ciò benedici chi ti ha creato,
chi ti colma dei suoi benefici.

 

Si conclude la metafora della “tavola”. Si parla del capotavola (in greco egùmeno): fuori metafora, si intende la guida di una assemblea/comunità.

La guida non deve esaltarsi, ma considerarsi “come uno di loro”; anzi “pensa prima a loro e poi mettiti a tavola”. I complimenti a fine pranzo/assemblea stanno ad indicare la … ricompensa del Signore alla fine dei tempi.

Nel simposio (nel mondo greco romano banchetto speciale carico di contenuti) ci sono musiche, insegnamenti, discussioni, alleanze … Con fantasia e intuizione sapienziale ci viene detto che un simposio riesce bene quando c’è “una melodia di canti unita alla dolcezza del vino”, cioè, quando c’è un canto armonico che crea unità e letizia. E’ così anche nella vita, nella assemblea/chiesa?

Il giovane deve parlare, ma prima deve imparare, non deve essere invadente. Ci vuole rispetto per gli anziani/saggi.

C’è poi una parola che viene applicata normalmente (ma è per tutti!) ai preti che predicano: “Compendia il tuo discorso, molte cose in poche parole; fa come chi è competente ma sa tacere”. Cioè, dì molte cose in poche parole e a un certo punto sappi tacere! E’ la proverbiale “capacità di sintesi” che pochi hanno!

Ultimo invito: prendi parte alle feste conviviali, separati al momento opportuno evitando spiacevoli inconvenienti legati alla possibile degenerazione del clima e agli abusi del bere. Fuori metafora: va bene trovarsi, va bene familiarizzare, ma che tutto sia come un coro che canta a varie voci, unito e armonico. Più in concreto ancora: le assemblee debbono essere vissute bene e in unità, ma hanno un tempo. Una volta concluse … si va dritti a casa!

Conclusione. Avere sempre modestia, umiltà, voglia di apprendere, e avere rispetto per chi sa più di te. Attento a non strafare o a porti come perno inamovibile della tua e altrui vita.

Hai davanti una tavola imbandita

Mar 21, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Siracid 31,12-31

Sei seduto davanti a una tavola sontuosa?
Non spalancare verso di essa la tua bocca
e non dire: «Che abbondanza qua sopra!».
13Ricòrdati che è un male l’occhio cattivo.
Che cosa è stato creato peggiore dell’occhio?
Per questo esso lacrima davanti a tutti.
14Non tendere la mano dove un altro volge lo sguardo
e non precipitarti sul piatto insieme con lui.
15A partire da te intendi i desideri del tuo prossimo
e su ogni cosa rifletti.
16Mangia da uomo frugale ciò che ti è posto dinanzi,
non masticare con voracità per non renderti odioso.
17Sii il primo a smettere per educazione,
non essere ingordo per non incorrere nel disprezzo.
18Se siedi tra molti invitati,
non essere il primo a tendere la mano.
19Per un uomo educato il poco è sufficiente;
quando si corica non respira con affanno.
20Il sonno è salubre se lo stomaco è regolato,
al mattino ci si alza e si è padroni di sé.
Il tormento dell’insonnia e della nausea
e la colica accompagnano l’uomo ingordo.
21Se sei stato forzato a eccedere nei cibi,
àlzati, va’ a vomitare e ti sentirai sollevato.
22Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi,
alla fine troverai vere le mie parole.
In tutte le tue opere sii diligente
e nessuna malattia ti coglierà.
23Molti lodano chi è sontuoso nei banchetti,
e la testimonianza della sua munificenza è degna di fede.
24La città mormora di chi è tirchio nel banchetto,
e la testimonianza della sua avarizia è esatta.
25Non fare lo spavaldo con il vino,
perché il vino ha mandato molti in rovina.
26La fornace prova il metallo nella tempera,
così il vino i cuori, in una sfida di arroganti.
27Il vino è come la vita per gli uomini,
purché tu lo beva con misura.
Che vita è quella dove manca il vino?
Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini.
28Allegria del cuore e gioia dell’anima
è il vino bevuto a tempo e a misura.
29Amarezza dell’anima è il vino bevuto in quantità,
con eccitazione e per sfida.
30L’ubriachezza accresce l’ira dello stolto a sua rovina,
ne diminuisce le forze e gli procura ferite.
31Durante un banchetto non rimproverare il vicino,
non deriderlo nella sua allegria.
Non dirgli parole di biasimo
e non affliggerlo chiedendogli quanto ti deve.

 

“La grande tavola” o “tavola imbandita” è una metafora. Significa la vita stessa:i beni e le occasioni che offre.

Non voler gustare i beni della vita senza un criterio o un ordine. Non essere avido e non soddisfare ogni desiderio. L’avidità parte dal desiderio (qui detto “occhio cattivo”) e poi progredisce col gesto (qui detto “tendere la mano”). L’avidità va a scapito del tuo fratello (ammonizione che è così espressa “non intingere nel piatto con un altro”).

La metafora continua … da voi stessi potete cogliere i significati veri e profondi [per dire che questo testo non vuole offrire un galateo da tavola e basta]

E allora andiamo alla fine, all’insegnamento che Siracide dona con queste parole: “Ascoltami, figlio, e non disprezzarmi e alla fine troverai (vere) le mie parole; in tutta la tua attività sii equilibrato e nessuna malattia ti coglierà”.

Il fatto che l’autore inviti a preparare uno “splendido banchetto” (in greco simposio … che è ben di più che una mangiata) ti porta a comprendere che tu devi essere aperto e generoso nelle tue relazioni, ma anche misurato/equilibrato.

L’equilibrio va riferito soprattutto all’uso del vino: certo che devi essere generoso, ma non drogato o esaltato. Non devi perdere il controllo di te stesso, della tua attività, della tua vita. Il vino è forza e gioia: queste danno senso e direzione alla tua vita. Ma tutto va fatto “a tempo giusto e con misura”.

Il volere troppo o un vivere senza controllo (ubriachezza, droghe, ecc) porta all’ira, a litigare e infine ad una “amarezza profonda” che ti fa sprofondare in una vita nauseata.

Ultima considerazione. “Durante un banchetto” E’ sempre una metafora, quindi nella tua vita di relazione non rimproverare gli altri, non disprezzarli, non dire cose che lo feriscono, non tormentarlo per “quello che ti deve”, piuttosto … perdonalo!