Vedi se percorro una via di iniquità

Lug 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 139

Al maestro del coro. Di Davide. Salmo.

Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,

osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.

La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.

Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.

Meravigliosa per me la tua conoscenza,
troppo alta, per me inaccessibile.

Dove andare lontano dal tuo spirito?
Dove fuggire dalla tua presenza?

Se salgo in cielo, là tu sei;
se scendo negli inferi, eccoti.

Se prendo le ali dell’aurora
per abitare all’estremità del mare,

anche là mi guida la tua mano
e mi afferra la tua destra.

Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano
e la luce intorno a me sia notte»,

nemmeno le tenebre per te sono tenebre
e la notte è luminosa come il giorno;
per te le tenebre sono come luce.

Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.

Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.

Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto,
ricamato nelle profondità della terra.

Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi;
erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati
quando ancora non ne esisteva uno.

 Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio!

Se volessi contarli, sono più della sabbia.
Mi risveglio e sono ancora con te.

Se tu, Dio, uccidessi i malvagi!
Allontanatevi da me, uomini sanguinari!

Essi parlano contro di te con inganno,
contro di te si alzano invano.

Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano!
Quanto detesto quelli che si oppongono a te!

Li odio con odio implacabile,
li considero miei nemici.

Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;

vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità.

C’è tutta una serie di affermazioni (all’inizio) per dire che Dio conosce tutto di me (posizione, pensieri, sentimenti, cammini, parole, davanti e dietro, mie ossa, ancora informe nel seno di mia madre …). Dio conosce tutto, semplicemente perché “sei tu che hai formato i miei reni e mi ha tessuto nel seno di mia madre”. Non c’è alcun luogo per te impenetrabile. Con una espressione forte e decisa, ma anche dolce, il salmo riassume tutto così: “Signore, tu mi scruti e mi conosci”.

Dove si vuole arrivare con queste affermazioni? Certo a dar lode al Signore per le “meraviglie” o “prodigi” operati in me … già solo col mio esistere e respirare. Ma c’è di più. Si vuol dire che io vivo sempre alla presenza del Signore, una presenza che penetra, vede, ama … ma anche giudica. [il giudizio di Dio è il tema del salmo]

Data come sicura e perenne la presenza del Signore, cosa dico a Dio? O, meglio, come sto alla sua presenza? Ebbene, in modi un po’ audaci, l’orante dice una prima cosa: egli sta dalla parte di Dio e (per contro) odia ogni male: il male, per lui, è quello che nel salmo viene chiamato “nemico”:per questo, da odiare e vincere.

Ma poi, con più mitezza, umiltà e verità, dice: “Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, saggiami e conosci i miei pensieri; vedi se c’è in me una via che ti reca dolore (il greco: vedi se c’è in me alcuna via di iniquità) e guidami per una via di eternità”. Il fatto è che – dice l’orante – io sto dalla parte di Dio, voglio camminare nella via della giustizia, ma chiedo che la tua presenza, Signore, mi guidi, mi corregga, non mi permetta di camminare nelle vie che ti offendono. Come dire: aiutami poiché sono “tuo”, tuo da sempre e per sempre.

[Ho dato soltanto la struttura di fondo di questo salmo, impoverendo la sua drammatica bellezza. Leggetelo e rileggetelo con amore: vi darà le vertigini, ma alla fine avrete tanta pace: pace in un atto di abbandono alla sua presenza amorevole (non più … minacciosa e asfissiante, come può avvenire qualche volta)]

Non abbandonare le opere delle tue mani

Lug 26, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 138

Di Davide

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.

Se cammino in mezzo al pericolo,
tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano
e la tua destra mi salva.

Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

 

“Signore, il tuo amore è per sempre”. Questa espressione, fatta ritornello nel salmo 136, è applicata all’uomo che deve lottare: ha pregato e Dio gli ha risposto. “Il Signore completerà per me l’opera sua … le opere delle tue mani non abbandonare”.

Le creature sono le opere delle mani del Signore: per uscire vincitrici dalla lotta quotidiana non debbono rivolgersi agli dèi, ma al Signore, prostrandosi “verso il suo tempio”. [L’orante, probabilmente, si trova nella diaspora e prega volto a Gerusalemme]

Non è una disgrazia trovarsi nella diaspora. Il popolo lontano dal tempio è un popolo “umile”, perché umiliato. Attraverso di lui, però, risuona o può risuonare la parola del Signore. E Dio ascolta, “guarda verso l’umile, mentre riconosce il superbo da lontano”. “Se cammino in mezzo all’angustia, tu mi ridoni vita”.

Si apre un orizzonte nuovo: le nazioni “ascolteranno le parole della tua bocca … canteranno le vie del Signore”. Anch’esse sono “opere delle tue mani”.

Lungo i fiumi di Babilonia

Lug 25, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 137

1 Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo

ricordandoci di Sion.

2 Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre,

3 perché là ci chiedevano parole di canto
coloro che ci avevano deportato,
allegre canzoni, i nostri oppressori:
»Cantateci canti di Sion!».

4 Come cantare i canti del Signore
in terra straniera?

5 Se mi dimentico di te, Gerusalemme,
si dimentichi di me la mia destra;

6 mi si attacchi la lingua al palato
se lascio cadere il tuo ricordo,
se non innalzo Gerusalemme
al di sopra di ogni mia gioia.

7 Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom,
che, nel giorno di Gerusalemme,
dicevano: «Spogliatela, spogliatela
fino alle sue fondamenta!».

8 Figlia di Babilonia devastatrice,
beato chi ti renderà quanto ci hai fatto.

9 Beato chi afferrerà i tuoi piccoli
e li sfracellerà contro la pietra.

 

“Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi”, così si esprimeva il salmo di ieri. L’umiliazione (in generale) è l’esilio a Babilonia. Il salmo di oggi, appunto, ricorda l’esilio.

Il canto, assieme alla danza, è segno di gioia e di vita, ma a Babilonia “ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre”. Niente danza (“là sedevamo”), niente canto (“e piangevamo”). Di fatto, mancava la terra, mancava la … sposa!  [Nella fede e tradizione religiosa di Israele, la terra è come la sposa]. E allora: “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?” Come dire: se manca la sposa, come si fa a cantare? Si può soltanto “ricordare”. Anzi, abbiamo giurato di ritornare: che non sappia più sonare (la mia destra) e che non sappia più cantare (mia lingua), se non metto tutto il mio impegno per tornare … alla terra, alla sposa che è tutta la mia gioia.

Quando cadeva Gerusalemme, tutti erano contenti e le erano contro: il popolo di Edom (regione a est di Israele) incitava i Babilonesi (partecipando) alla deportazione e alla distruzione totale. Bene: deportazione e distruzione totale verranno su Babilonia e su Edom.

Quello che io ho detto in una frase secca profetica (“deportazione e distruzione verranno su Babilonia”), di fatto era già capitato quando si componeva il canto del salmo. Quello che è già capitato (deportazione e distruzione) è detto in linguaggio bellico, quello del tempo e di ogni tempo (non succede così in Ucraina, Gaza e in tanti altri posti … ogni giorno?).

L’espressione “beato” non deve trarci in inganno. Non si dice che farà bene e sarà felice chi ucciderà, sventrerà, sfracellerà … Si vuol dire soltanto che Babilonia, e tutte le Babilonie di oggi e di sempre, riceveranno su di loro quello che hanno fatto … a meno che non cambino. La violenza, l’ingiustizia, l’arroganza, la superbia, la menzogna … e tutto il male sarà distrutto “dalle fondamenta (che sono i figli)”.

[Noi siamo portati a parlare con concetti e astrazioni e tanta leziosità, la Bibbia invece con immagini che …  turbano ma, alla fine, si fanno capire meglio!]

Perché il suo amore è per sempre

Lug 24, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 136

1 Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

2 Rendete grazie al Dio degli dèi,
perché il suo amore è per sempre.

3 Rendete grazie al Signore dei signori,
perché il suo amore è per sempre.

4 Lui solo ha compiuto grandi meraviglie,
perché il suo amore è per sempre.

5 Ha creato i cieli con sapienza,
perché il suo amore è per sempre.

6 Ha disteso la terra sulle acque,
perché il suo amore è per sempre.

7 Ha fatto le grandi luci,
perché il suo amore è per sempre.

8 Il sole, per governare il giorno,
perché il suo amore è per sempre.

9 La luna e le stelle, per governare la notte,
perché il suo amore è per sempre.

10 Colpì l’Egitto nei suoi primogeniti,
perché il suo amore è per sempre.

11 Da quella terra fece uscire Israele,
perché il suo amore è per sempre.

12 Con mano potente e braccio teso,
perché il suo amore è per sempre.

13 Divise il Mar Rosso in due parti,
perché il suo amore è per sempre.

14 In mezzo fece passare Israele,
perché il suo amore è per sempre.

15 Vi travolse il faraone e il suo esercito,
perché il suo amore è per sempre.

16 Guidò il suo popolo nel deserto,
perché il suo amore è per sempre.

17 Colpì grandi sovrani,
perché il suo amore è per sempre.

18 Uccise sovrani potenti,
perché il suo amore è per sempre.

19 Sicon, re degli Amorrei,
perché il suo amore è per sempre.

20 Og, re di Basan,
perché il suo amore è per sempre.

21 Diede in eredità la loro terra,
perché il suo amore è per sempre.

22 In eredità a Israele suo servo,
perché il suo amore è per sempre.

23 Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi,
perché il suo amore è per sempre.

24 Ci ha liberati dai nostri avversari,
perché il suo amore è per sempre.

25 Egli dà il cibo a ogni vivente,
perché il suo amore è per sempre.

26 Rendete grazie al Dio del cielo,
perché il suo amore è per sempre
.

È un invito diretto alla preghiera comunitaria, una preghiera di lode. Il tema molto chiaro è dato dal ritornello “perché il suo amore è per sempre”. La traduzione “rendere grazie” è molto suggestiva, ma è meglio lasciare “lodare” o “proclamare” … In fondo, deve prevalere la lode al Signore.

Il primo versetto non è una introduzione al tema, ma è il tema stesso, detto in una mirabile sintesi teologica/spirituale: “Lodate il Signore”. Perché? Per quello che egli è, prima ancora che per quello che ha fatto: “egli è buono”. [Buono, in ebraico, si dice tob = pienezza di bontà e bellezza]

Una prima digressione sul ritornello “perché il suo amore è per sempre” [Amore traduce spesso la parola ebraica hesed, che significa: a) misericordia, tenerezza, amore materno, compassione …; b) lealtà, impegno, fedeltà …; c) quindi, può tradursi amore fedele, reale, vero, forte …]

Una seconda digressione, quanto ai “titoli” applicati al Signore. Nei primi versetti, compaiono due titoli: “Dio degli dèi” e “Signore dei signori”. In un certo senso, la fede di Israele accetta una visione politeista, ma afferma che il suo Dio controlla bene gli altri dèi, e il suo Signore controlla bene gli altri signori!!

Una lettura orante, spirituale non esclude la storia della salvezza, cioè la storia di quello che “Dio è”, di quello che “Dio ha fatto”. Anzi, una simile lettura immette in una storia che, se tu hai fede e umiltà, si fa feconda nella tua storia. Con questo spirito orante, lieto, grato e … lodante/proclamante prega oggi il salmo!

Il salmo finisce con un cambio di passo che apre, mi pare, all’universo creato. È scritto: “Egli dà il cibo ad ogni carne”. Carne significa ogni creatura.

Va proprio lodato un Dio, un Signore che ha fatto tanto e … “dà da mangiare a ogni creatura”! 

Dolce è lodarlo

Lug 23, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 135

Alleluia.
Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore,

2 voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio.

3 Lodate il Signore, perché il Signore è buono; cantate inni al suo nome, perché è amabile.

4 Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà.

5 Sì, riconosco che il Signore è grande, il Signore nostro più di tutti gli dèi.

6 Tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra, nei mari e in tutti gli abissi.

7 Fa salire le nubi dall’estremità della terra, produce le folgori per la pioggia,
dalle sue riserve libera il vento.

8 Egli colpì i primogeniti d’Egitto, dagli uomini fino al bestiame.

9 Mandò segni e prodigi in mezzo a te, Egitto, contro il faraone e tutti i suoi ministri. 10 Colpì numerose nazioni e uccise sovrani potenti:

11 Sicon, re degli Amorrei, Og, re di Basan, e tutti i regni di Canaan.

12 Diede in eredità la loro terra, in eredità a Israele suo popolo.

13 Signore, il tuo nome è per sempre; Signore, il tuo ricordo di generazione in generazione.

14 Sì, il Signore fa giustizia al suo popolo e dei suoi servi ha compassione.

15 Gli idoli delle nazioni sono argento e oro, opera delle mani dell’uomo.

16 Hanno bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono, 17 hanno orecchi e non odono; no, non c’è respiro nella loro bocca.

18 Diventi come loro chi li fabbrica e chiunque in essi confida.

19 Benedici il Signore, casa d’Israele; benedici il Signore, casa di Aronne;

20 benedici il Signore, casa di Levi; voi che temete il Signore, benedite il Signore.

21 Da Sion, benedetto il Signore, che abita in Gerusalemme!
Alleluia

 

Entriamo in quel tipo di salmi che fanno della storia non solo un racconto ma una professione di fede, che poi si trasforma in preghiera. È un modo di pregare molto diverso dal nostro abituale, ma è tanto ricco e fecondo.

È una lode (alleluia = lodate il Signore) diremmo ufficiale o rituale, perché è fatta da quel … “voi che state nella dimora del Signore. [Si avvicina tanto alla nostra Liturgia delle Ore]

Perché lodare? Si dice una cosa semplice: il Signore è “buono/bello” e cantarlo è “dolce/piacevole”. Prendiamo sul serio questa semplice, quasi banale affermazione e cerchiamo di dare sempre una nota “gratificante” a tutte le nostre lodi.

Torniamo alla domanda: perché lodare? Il salmo obbliga a sottolineare alcuni passi soltanto.  Si loda perché: a) “Il Signore si è scelto Giacobbe come sua proprietà”; b) Il Signore è grande e fa quello che vuole: “in cielo” (e questo può andare per forza), “in terra” (ci crea qualche problema); c) Ha liberato dalla schiavitù d’Egitto e ha dato la terra a Israele, come eredità (non come propria conquista); d) Interviene nella storia del suo popolo con grande compassione/perdono.

Gli idoli o gli altri dèi non fanno e non sanno fare così. Sono “prodotti dell’uomo”: hanno tutto, ma alla fine sono … niente, perché sono … morti (“non c’è respiro nella loro bocca”).

La lode viene a coincidere con la benedizione, fatta da tutti: “casa d’Israele” (governanti), “casa di Aronne” (sacerdoti), “casa di Levi” (assistenti dei sacerdoti), “voi che temete il Signore” (tutti e anche proseliti = quelli che non sono di stirpe ebraica, ma onorano il Dio d’Israele).

In definitiva, da Gerusalemme (Sion) che è “la dimora di Dio”, deve salire una lode universale al Dio che è “buono/bello”. E questa lode fa piacere a Lui … (e anche a noi?)

Alzate le mani verso il santuario

Lug 22, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

134

Canto delle salite.

Ecco, benedite il Signore,
voi tutti, servi del Signore;
voi che state nella casa del Signore
durante la notte.

2 Alzate le mani verso il santuario
e benedite il Signore.

3 Il Signore ti benedica da Sion:
egli ha fatto cielo e terra.

Un altro salmo che incomincia con la parola “ecco”.

“Ecco” è un’espressione che richiama l’opera meravigliosa di Dio: un evento che solo Lui può donare, e che (appunto) desta ammirazione, facendo dire … ecco! (in greco: vedi, guarda bene …)

L’amarsi faceva dire “ecco” (salmo di ieri). Oggi, la preghiera comunitaria volta a Dio o liturgia fa dire ancora “ecco”.

Benedire, stare nella dimora di Dio “nelle notti” (le nostre notti di dolore, i nostri esili) ma anche “alzare le mani verso il santuario” (detto per chi non può entrare, perché lontano) … Tutte queste variegate liturgie, tutte queste benedizioni (= lodi) ricadono fecondamente su chi prega benedicendo (= lodando).

Ovunque puoi pregare, benedire, lodare: il Dio che abita in Sion è il Dio che ha fatto cielo e terra. Il creato (cielo e terra) è ormai … dimora di Dio: alza le mani verso di Lui, sempre e dovunque, perché ti è vicino!

Domenica 14 Luglio 2024 – XV Tempo Ordinario – Anno B

Lug 21, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.00 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Ecco, Dio è il mio aiuto,
il Signore sostiene la mia vita.
A te con gioia offrirò sacrifici
e loderò il tuo nome, o Signore,
perché tu sei buono. (Cf. Sal 53,6.8)

PRIMA LETTURA

Dal Libro del profeta Geremia(Ger 23,1-6)

Dice il Signore:
«Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore.
Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore –
nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto,
che regnerà da vero re e sarà saggio
ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato
e Israele vivrà tranquillo,
e lo chiameranno con questo nome:
Signore-nostra-giustizia».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 22

Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni

.

 

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo aagli Efesini (Ef 2,13-18)

Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace,
e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo,
per mezzo della croce,
eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani,
e pace a coloro che erano vicini.
Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri,
al Padre in un solo Spirito.
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco (Mt 6,30-34)

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore

Là, c’è la vita per sempre

Lug 20, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 133

 Canto delle salite. Di Davide.

Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!

2 È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.

3 È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.

“Bello e piacevole” è un’espressione che richiama Genesi e la creazione: “vide che era bello, molto bello”. È bello e piacevole che … “i fratelli vivano insieme”. Potremmo anche parafrasare così: “Piace tanto a Dio che i fratelli si vogliano bene”. Vivere assieme = amarsi.

“Amarsi” è come una consacrazione liturgica e un profumo (olio sul capo di Aronne): atto fecondo che viene da Dio e si espande …

“Amarsi” è come una quotidiana rigenerazione (rugiada dell’Ermon).

“Amarsi” è la vera benedizione del Signore. Il “crescete e moltiplicatevi” della Genesi si compie perfettamente nel “amatevi gli uni gli altri, sempre” del Nuovo Testamento.

Il vero e definitivo “luogo di culto” è “là dove ci si ama”. Quanta strada resta da fare, ma quanto è “bella” questa strada!

Ricordati, Signore, di Davide …

Lug 19, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 132

Canto delle salite.

Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue fatiche,

 quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto: “Non entrerò nella tenda in cui abito, non mi stenderò sul letto del mio riposo, non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe».

 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iaar.  Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza.

 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli.

 Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato.

 Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro:» Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!

 Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono».

 Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza:” Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto. Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri. Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, i suoi fedeli esulteranno di gioia. Là farò germogliare una potenza per Davide, preparerò una lampada per il mio consacrato. Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona».

 

Cosa si chiede al Signore? Si chiede: “Ricordati, Signore, di Davide …” non tanto del personaggio (regalità, vittorie, peccati …), ma di quello che ha vissuto: umiliazione e dolore. Nonostante questo, o proprio per questo, Davide non ha pensato a sé stesso, non si è chiuso, ma ha fatto un giuramento: trovare “una dimora” per il Signore, il Potente di Giacobbe.

Davide e tutto il popolo possono incontrare il Signore “nella sua dimora” e fargli questa forte e bella preghiera: “Non respingere il volto del tuo consacrato (in ebraico, Messia)”. [Per capire, occorre portarsi al tempo dell’esilio in Babilonia, quando il Re/Messia stava prigioniero]

C’è una promessa, dice l’autore, anzi un giuramento stesso di Dio fatto a Davide: “Il frutto delle tue viscere metterò sul tuo trono”. A una condizione, però: “Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza”. Condizione che non fu ottemperata.

Allora, si ritorna al Signore, a quello che ha detto, alle sue scelte … si ritorna alla “sua dimora”. È essa il fondamento di ogni speranza, e non la fedeltà dell’uomo ai comandamenti.

È dalla “dimora di Dio” che nasce fecondità e benedizione per tutti. È dalla “dimora di Dio” che germoglierà una “potenza (lett. corno/bagliore)” o una “lampada” o un “diadema/corona”.

Le umiliazioni e i dolori termineranno il giorno in cui il Signore “vestirà di vergogna i suoi nemici”, mentre farà “splendere la corona sul suo consacrato/messia”.

[Umiliazioni e dolori li ha presi su di sé il Messia/Gesù; le “fatiche di Davide” trovano il compimento nelle fatiche della “discendenza” che è Gesù/Consacrato/Messia]

Ho placato l’anima mia

Lug 18, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

131

1 Canto delle salite. Di Davide

Signore, non si esalta il mio cuore
né i miei occhi guardano in alto;
non vado cercando cose grandi
né meraviglie più alte di me.

2 Io invece resto quieto e sereno:
come un bimbo svezzato in braccio a sua madre,
come un bimbo svezzato è in me l’anima mia.

3 Israele attenda il Signore,
da ora e per sempre
.

Cuore e occhi non sono soltanto organi del nostro corpo. “Cuore” indica l’intendere/decidere e quindi il volere; “occhi” indica il desiderare e quindi il possedere.

Dice quest’uomo, che io penso vecchio maturo: nella mia vita ho evitato la superbia del cuore (volere … altro e oltre) e la superbia degli occhi (desiderare e possedere … altro e oltre).

No, ho lottato contro questi voleri e desideri, e li ho placati. La vita è sempre lotta per placare il nostro orgoglio che si manifesta in tante direzioni! Pertanto, mi sono fatto piccolo, mi sono fatto quello che sono … nient’altro che terra (humus-umile). Sono diventato come (traduco letteralmente) “un bambino svezzato su (spalle?) sua madre”. Dunque, un bimbo già grandino portato in spalla dalla madre, un bimbo svezzato, slattato, ma anche … un po’ irrequieto e capriccioso! [Qualcuno pensa che il salmo sia preghiera di una mamma che è andata al tempio col proprio bimbo in spalla, e questo diventa un’icona]

A questo uomo diventato bimbo (dopo e dentro tante lotte contro l’orgoglio) è chiesto, come a tutto Israele (vedi ieri) di sperare, che vuol dire fidarsi di un Dio/mamma che ti porta.