Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio

Ott 2, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 20,20-26

Si misero a spiarlo e mandarono informatori, che si fingessero persone giuste, per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore. 21Costoro lo interrogarono: «Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni qual è la via di Dio secondo verità. 22È lecito, o no, che noi paghiamo la tassa a Cesare?». 23Rendendosi conto della loro malizia, disse: 24«Mostratemi un denaro: di chi porta l’immagine e l’iscrizione?». Risposero: «Di Cesare». 25Ed egli disse: «Rendete dunque quello che è di Cesare a Cesare e quello che è di Dio a Dio». 26Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

 

I capi dei sacerdoti egli scribi con gli anziani, in una parola, i capi sono sempre all’opera e si fanno sotto contro Gesù.

Questa volta lo fanno con “informatori che si fingessero giusti”: persone assetate di verità e fedeltà a Dio, ma solo apparentemente. E con un fine preciso: “spiare Gesù per coglierlo in fallo nel parlare e poi consegnarlo all’autorità e al potere del governatore”. Il tranello è pensato bene: in un qualche modo pensano che Gesù si metta contro il governatore.

Chiedono: “E’ lecito, o no, che noi paghiamo le tasse a Cesare?” Domanda che è fatta da uno che si finge giusto: una persona che vede male (è contro Dio!) pagare una tassa all’imperatore pagano che per giunta sta opprimendo la Giudea …. In questa direzione la domanda trascina a un … “no”, non è lecito!

Gesù vuole che gli mostrino una moneta: essa porta l’immagine e l’iscrizione di Cesare. E allora: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare”. Ma aggiunge subito (tirando in campo Dio … davvero!) .. “e a Dio ciò che è di Dio”.

Un primo significato si impone: la moneta col nome dell’imperatore può essere resa all’imperatore; in questo senso la risposta di Gesù è positiva, sottintendendo che pagare il tributo a Cesare non è un’azione blasfema, non è un atto che mette in discussione la sovranità di Dio. Tuttavia, per mezzo della seconda parte dell’affermazione, Gesù chiede ai suoi interlocutori un attento discernimento per distinguere ciò che appartiene a Cesare e ciò che appartiene a Dio. In altre parole, la fedeltà a Dio supera la fedeltà a Cesare e le assegna un limite: Cesare non è Dio.

Storicamente vi è più di una interpretazione di questo detto: quella patristica insiste sulla separazione fra i due regni, quello di Cesare e quello di Dio; altri vedono in queste parole grande ironia, in quanto l’accento cadrebbe non sulla prima, ma sulla seconda parte; la moneta che ha l’immagine di Cesare appartiene a Cesare, ma gli uomini, che sono creati a immagine di Dio, appartengono a Dio.

”Così non riuscirono a coglierlo in fallo nelle sue parole di fronte al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.” La meraviglia e il tacere si aprono (forse) a un cammino positivo.

 

Domenica 1 Ottobre 2023 – XXVI Tempo Ordinario – Anno A

Ott 1, 2023 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO: 

Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi,
l’hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato,
non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti.
Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da’ gloria al tuo nome,
Signore, fa’ con noi secondo la tua clemenza,
secondo la tua grande misericordia. (Dn 3,31.29.43.42)

PRIMA LETTURA: Dal Libro del Profeta Ezechiele (Ez 18,25-28)

Così dice il Signore:
«Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?
Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso.
E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Parola di Dio

 

Salmo responsoriale: Sal 24

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza;
io spero in te tutto il giorno.

Ricòrdati, Signore, della tua misericordia
e del tuo amore, che è da sempre.
I peccati della mia giovinezza
e le mie ribellioni, non li ricordare:
ricòrdati di me nella tua misericordia,
per la tua bontà, Signore.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 12,1-11)

Fratelli, se c’è qualche consolazione in Cristo, se c’è qualche conforto, frutto della carità, se c’è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi.
Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri.
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:
egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
e ogni lingua proclami:
«Gesù Cristo è Signore!»,
a gloria di Dio Padre.

Parola di Dio

 

ALLELUJA, ALLELUJA, ALLELUJA

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.

ALLELUJA, ALLELUJA, ALLELUJA

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 21,28-32)

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo».
E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».

Parola del Signore

Domanda risposta

Set 30, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 20,1-19

Un giorno, mentre istruiva il popolo nel tempio e annunciava il Vangelo, sopraggiunsero i capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani 2e si rivolsero a lui dicendo: «Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi è che ti ha dato questa autorità». 3E Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una domanda. Ditemi: 4il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?». 5Allora essi ragionavano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché non gli avete creduto?”. 6Se invece diciamo: “Dagli uomini”, tutto il popolo ci lapiderà, perché è convinto che Giovanni sia un profeta». 7Risposero quindi di non saperlo. 8E Gesù disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
9Poi prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. 10Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. 11Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. 12Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. 13Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. 14Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. 15Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? 16Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri».
Udito questo, dissero: «Non sia mai!». 
17Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura:
La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo?
18Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato».
19In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

 

Era stato scritto che “ogni giorno Gesù insegnava nel tempio”.

Oggi si dà conto del seguito e vengono proposti alcuni insegnamenti di Gesù nel tempio. Si aggiunge anche un dato nuovo. E’ scritto che Gesù “annunciava il vangelo (buona/bella notizia)”. Si vuol dire non due modi di insegnare, ma che l’insegnamento di Gesù è vangelo, è buona/bella notizia. Insegnamento che non è solo interpretazione e approfondimento della legge di Mosé e delle tradizioni conseguenti, come facevano dei tanti maestri/rabbi di Israele.

Siamo a un punto capitale. “I capi dei sacerdoti e gli scribi con gli anziani (praticamente il Sinedrio)” pongono questa domanda in modo ufficiale: “Spiegaci con quale autorità fai queste cose o chi ti ha dato questa autorità”. Gesù in modo altrettanto ufficiale fa una controdomanda: “Ditemi: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini?”.

Gesù vuole scendere al livello della coscienza di fronte a Dio, e quindi della fede/fiducia in ordine al disegno di Dio (che contempla in questo caso il battesimo di Giovanni Battista). Il punto è che “i capi” non vogliono stare davanti a Dio e rendere conto a lui. Meglio avere il consenso degli uomini: pensano al tornaconto loro e non a Dio e al suo disegno. Stanno a un livello scolastico o diplomatico e rispondono: “Non lo sappiamo”.Quando uno domanda per mettere in crisi e non per sapere veramente, quando uno ha una coscienza ferita o malsana … allora ogni ragione di risposta cade. “Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose” dice Gesù.

Dopo questo importante chiarimento ai capi, Luca presenta una parabola che è rivolta al popolo perché … capiscano i capi! In questa e nella parabola precedente del re (19,11ss) ritorna un termine: là un re, qui un uomo. Tutti e due vanno in un luogo lontano e poi ritornano. C’è dunque un “intermezzo da” sistemare. I contadini sono chiamati a “rispondere coi fatti” al padrone, dando “parte del raccolto”. Non lo fanno, anzi uccidono i servi che sono inviati. Il padrone della vigna manda suo figlio (idea folle se vista sul piano delle sole relazioni umane). I contadini escogitano di avere l’eredità (idea non solo più folle, ma anche contro ogni norma). Il figlio verrà ucciso “fuori della vigna”. Alla fine però moriranno loro, e la vigna sarà data ad altri.

Parabola volutamente inverosimile! Attenti a non farne una allegoria (genere letterario in cui ogni singolo gesto o personaggio ha un significato e un riscontro). Bisogna leggere le ultime parole che sono un commento o interpretazione di Gesù.

C’è in atto un rifiuto dei capi nei confronti di Gesù. Gesù è la pietra che i costruttori hanno scartato (sua morte). Dio, con la risurrezione, fa sì che Gesù sia “pietra d’angolo” per una costruzione nuova. Mettersi contro Gesù creerà grandi guai, a meno che non ci sia conversione.

Infine, abbiamo il tema: capi e popolo. I capi cercano di mettere le mani addosso a Gesù, ma “ebbero paura del popolo”. Luca insiste su questo: i capi da una parte stanno volutamente … contro Gesù; il popolo”pende dalle sua labbra”, ma … vaga come “pecore senza pastore”: attende la salvezza … da Gesù.

Alla vista della città pianse su di essa

Set 29, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 19,41-48

Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa 42dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. 43Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».
45Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, 46dicendo loro: «Sta scritto:
La mia casa sarà casa di preghiera.
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
47Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; 48ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

 

E’ bello e significativo questo “avvicinarsi” sempre di più alla città. Ma la “vista”, cioè l’incontro con la città è … scontro: lascia il posto al “pianto” di Gesù. Pianto e parole che non hanno immediata risposta. In verità sono risposta: sono controcanto alla precedente esultanza dei discepoli.

Con queste parole e con questo pianto (nel Vangelo di Luca Gesù non ha mai pianto) entriamo nel mistero o nel segreto di Gesù.Dice: Ti voglio donare pace (shalom) e ti dico dove la trovi e la gusti. La trovi oggi, in questo giorno accogliendomi come tuo Signore.

“Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi”. E’ così clamoroso e incomprensibile che Gerusalemme non abbia conosciuto il suo re/sposo, che Luca quasi addebita l’incomprensione … a Dio stesso! “E’ stato nascosto …”, come dire: (poiché tu non vuoi riconoscere Gesù tuo re/sposo) … in fondo è Dio stesso che te lo nasconde. Tu non sei tra “i piccoli”, ma stai tra “i sapienti”. E allora non vedi, non conosci, e per un momento drammatico cesserai di essere. E’ scritto:“ Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra”. Gesù si ripete ancora e dà il motivo: “perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata.”

[Il rifiuto del tempo propizio della rivelazione di Dio non è una novità, ma si iscrive dentro la drammatica continuità del peccato. Tuttavia, è necessario stabilire un nesso tra il pianto e le parole drammatiche : esse ricordano magistralmente che lo scopo ultimo della venuta di Gesù è salvifico; l’attitudine negativa di Gerusalemme è un controesempio della buona disposizione di altri (esempio Zaccheo) ad accogliere colui che salva]

Centro della città non è la reggia, ma il tempio. “Entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori …. “. L’inizio della fine, il cominciamento della distruzione ha luogo nel tempio e nei suoi sacrifici.

Il tempio ha snaturato la funzione che Dio gli aveva assegnato nella Rivelazione: è diventato un “covo di briganti”. In rapporto a Dio – dice Gesù – voi siete dei “briganti/ladri”. Avete cioè conquistato il tempio, ne avete goduto il possesso, vi siete sentiti sicuri … e così il tempio è una potenza vostra! No, il tempio sarà e resterà “casa di preghiera”: supplica, lode, domanda di perdono, canto …, e questo … per tutti!

Troppi fatti si sono accumulati “contro” Gesù. Ora, poi, egli si permette di insegnare nel tempio ogni giorno. Vuole forse espropriare “i capi dei sacerdoti” dal luogo del loro potere? E’ troppo: Gesù va ucciso!

“Ma non sapevano che cosa fare, poiché tutto il popolo, ascoltando, pendeva dalle sue labbra”. Si nota una collisione: capi del sacerdoti e popolo. I capi non ascoltano, il popolo ascolta.

Il vero ascolto è “il pendere dalle labbra”. “Labbra” sta per “parola”. Uno ascolta davvero quando è sottomesso alla parola, sta attaccato ad essa, e … cerca di metterla in pratica.

20

Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.

Set 28, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 19,29-40

Quando fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli 30dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. 31E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne ha bisogno”». 32Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. 33Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il puledro?». 34Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». 35Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. 36Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.
37Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano veduto, 38dicendo:
«Benedetto colui che viene,
il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo
e gloria nel più alto dei cieli!».
39Alcuni farisei tra la folla gli dissero: «Maestro, rimprovera i tuoi discepoli». 40Ma egli rispose: «Io vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre».

 

Ormai ai bordi di Gerusalemme Gesù organizza il suo ingresso da re! In passato aveva inviato “a due a due” i suoi discepoli, ora “inviò due dei suoi discepoli dicendo … “. Le disposizioni di Gesù date ai discepoli sono precise, e si realizzano puntualmente: sono eco e compimento delle profezie.

L’animale scelto? “Un puledro d’asina”, animale molto comune e familiare “sul quale nessuno è mai salito”. Il corteo? Folla che può donare solo “i propri mantelli” e il canto.

Dunque, una grande (povera) festa: nell’umiltà e solennità del cammino “cammino quotidiano”. Cammino che porta alla “obbedienza ultima”, quella della “croce”, e non dello spargimento di sangue dei nemici.

«Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».

E’ l’acclamazione riservata ai pellegrini che giungono a Gerusalemme. Il pellegrino vero (Gesù) va benedetto. Cioè, va lodato perché crea “pace in cielo”: quella pace che procede da Dio ma si compie in terra nella lotta/morte di Gesù.

I discepoli riconoscono Gesù come Messia/Re, mentre i farisei brontolano … “Falli tacere”. Ci sono verità e fatti che non possono essere taciuti o annullati: parlano da sé! Con una espressione forte ed evocativa (ossimoro!) Gesù dice: “grideranno le pietre”.

 

 

E’ tempo di portare frutto

Set 27, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 19,11-28

Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. 12Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. 13Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. 14Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. 15Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. 16Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. 17Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. 18Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. 19Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. 20Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; 21avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. 22Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: 23perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. 24Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. 25Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. 26“Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. 27E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
28Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. 

 

Abbiamo una parabola “intermezzo”. E’ raccontata perché la gente crede che Gesù sarà intronizzato re a Gerusalemme … di lì a poco. Il senso della parabola è chiaro, anche se l’andamento è complesso. Quel re è Gesù: egli riceverà l’investitura regale e … ritornerà.

Nella realtà, nella storia, per tanto tempo non apparirà la sua regalità. Anzi alcuni lo odiano e gli fanno sapere: “non vogliamo che regni sopra di noi”. Non bisogna pensare, dunque, di poterlo incoronare re subito. Ci sarà un rifiuto di questo re (Gesù nel suo mistero di croce).

Insomma, ci sarà un tempo di attesa. Tempo in cui i suoi servi (noi) debbono fare fruttare la somma di denaro data a ciascuno. “Dieci mine” corrisponde a 100 giornate di lavoro di un operaio comune. In fondo è una cifra modesta per uno che sta per diventare re. Ma questo re non vuole guadagni e basta. Vuole vedere se i servi sanno portare frutto con quel tanto (o poco) che hanno ricevuto.

La risposta del re ai due “servi buoni” è di grande generosità, è sproporzionata. Il terzo servo non mette a frutto il dono. Anzi giudica il re mentre … si autoassolve: “Ho avuto paura di te (autoassoluzione) che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato (giudizio)”.

Questo servo è chiamato “malvagio”, malvagio perché … non fa niente! Passa il tempo a … pensare:qualsiasi cosa faccia, faccio male! E sarò punito da questo padrone severo! Questo si chiama: giudicare il padrone, autoassolversi della propria furba inerzia.

Il servo finisce male, ma finiscono peggio i nemici che non volevano che il re regnasse su di loro: sono sgozzati! [Non ci sorprenda questo finale, piuttosto … usuale allora (ma anche adesso seppure in modo diverso). Si tratta di un racconto! E Gesù non è il re che fa sgozzare i nemici, ma che … è sgozzato dai nemici, come un agnello ..]

Torniamo all’inizio. Nella vita cristiana, non bisogna pensare una festa … “di lì a poco” o sempre a disposizione, ma a un lavoro quotidiano che sarà abbondantemente ripagato (già ora) se compiuto con umiltà e fedeltà; ma sarà fonte di guai se non compiuto (al ritorno di Gesù).

Luca non dimentica di ricordarci il lavoro quotidiano di Gesù: “Detto questo, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme”. E’ questo il lavoro quotidiano che porta frutto!

Oggi devo fermarmi a casa tua

Set 26, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 19,1-10

Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, 2quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, 3cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. 4Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. 5Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». 6Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. 7Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». 8Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». 9Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. 10Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

 

Notiamo come Luca sottolinei sempre il cammino: “mentre si avvicinava a Gerico …  e lo seguiva (il cieco guarito) … entrò nella città di Gerico”.

C’è un altro che “cerca di vedere Gesù”. Ma non grida, anzi cerca di essere inosservato, perché è “capo degli esattori e ricco (praticamente è un grande ladro!)”. E’ Gesù che lo cerca. Lui che aveva cercato esattori e peccatori, che aveva mangiato con loro … ora vuole fermarsi a casa di Zaccheo … “il loro capo!”

La parola di Gesù è eloquente e significativa: “Oggi bisogna che mi fermi in casa tua”. “Bisogna”=”Dio vuole e comanda” che io mi fermi in casa di un peccatore. Ovviamente la gente brontola con Gesù, in definitiva con Dio!

Invece quella visita senza parole, senza annunci, senza insegnamenti provoca un radicale cambiamento in Zaccheo: dà metà dei suoi beni ai poveri, e … come penitenza/risarcimento restituisce il quadruplo!

Ma chi è Zaccheo, chi è il peccatore, chi è il “perduto”? [Potremo dire, chi sono io?] E’ un “figlio di Abramo”, quindi sempre oggetto della chiamata e dell’amore di Dio, specie se si è perduto.

Gesù mostra tutto questo fatto e lo realizza col suo “salire a Gerusalemme”: là, nella sua passione morte risurrezione, raduna tutti, a partire dai piccoli e dai peccatori.

 

Vedi di nuovo

Set 25, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Luca 18,31-43

Poi prese con sé i Dodici e disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: 32verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi 33e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà». 34Ma quelli non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto.
35Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. 36Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. 37Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». 38Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». 39Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». 40Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: 41«Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». 42E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». 43Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Pietro aveva detto: “Ecco: noi, lasciate le cose, ti abbiamo seguito”. Oggi, Gesù dice ai Dodici: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti riguardo al Figlio dell’uomo: verrà infatti consegnato ai pagani, verrà deriso e insultato, lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato, lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà».

Forse incominciamo a capire cosa vuol dire e dove voleva portare quel …  ecco, abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito. Il “salire a Gerusalemme” (con l’esperienza di morte e risurrezione) accompagna ed esplicita quel lasciare tutto e seguire. Anche quel essere come bambini lo accompagna ed esplicita. Comprendiamo allora che non si tratta tanto di lasciare qualcosa o di cambiare, ma di … morire per rinascere.

Ma tutto questo … non è compreso, al momento. Il testo è ancora più esplicito e duro, ma nello stesso tempo … misericordioso: “Essi non capirono nulla: quella parola rimaneva per loro nascosta e non comprendevano ciò che aveva detto”. Senza l’esperienza del Risorto, senza l’opera dello Spirito in noi … non capiamo nulla della parola della croce!

Abbiamo però come bellissimo segno … uno che capisce! E’ un “cieco mendicante” che per l’intervento di Gesù “vedrà di nuovo” e quindi … vedrà bene. A lui Gesù dirà: “Vedi di nuovo, la tua fede ti ha salvato”.

Prosegue Luca: “Ci vide di nuovo e seguì Gesù glorificando Dio”. Si dà gloria a Dio … seguendo Gesù. E seguendo Gesù … si comprende e si vede bene. Anche il popolo … vede di nuovo, vede bene e “dà lode a Dio”. I discepoli vedranno di nuovo Gesù (risorto): lo seguiranno e daranno lode a Dio.

Domenica 24 Settembre 2023 – XXV Tempo Ordinario – Anno A

Set 24, 2023 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO: 

«Io sono la salvezza del popolo», dice il Signore.
«In qualunque prova mi invocheranno, li esaudirò,
e sarò loro Signore per sempre».

PRIMA LETTURA: Dal Libro del Profeta Isaia (Is 55,6-9)

Cercate il Signore, mentre si fa trovare,
invocatelo, mentre è vicino.
L’empio abbandoni la sua via
e l’uomo iniquo i suoi pensieri;
ritorni al Signore che avrà misericordia di lui
e al nostro Dio che largamente perdona.
Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore.
Quanto il cielo sovrasta la terra,
tanto le mie vie sovrastano le vostre vie,
i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri.

Parola di Dio

 

Salmo responsoriale: Sal 144

Il Signore è vicino a chi lo invoca.

Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.

Giusto è il Signore in tutte le sue vie
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a chiunque lo invoca,
a quanti lo invocano con sincerità.

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippesi (Fil 1,20-24.27)

Fratelli, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno.
Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo.
Comportatevi dunque in modo degno del vangelo di Cristo.

Parola di Dio

 

ALLELUJA, ALLELUJA, ALLELUJA

Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo

ALLELUJA, ALLELUJA, ALLELUJA

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dai loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».

Parola del Signore

Gli presentavano anche dei bambini piccoli

Set 23, 2023 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Gli presentavano anche i bambini piccoli perché li toccasse, ma i discepoli, vedendo ciò, li rimproveravano. 16Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio. 17In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso».
18Un notabile lo interrogò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». 23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
24Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. 25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».
28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».

 

A seguito del “basso” che Dio alza e dell’”alto” che Dio abbassa, Luca presenta dei “bambini piccoli”: più “bassi” di loro non c’è nessuno! I discepoli, che si credono “alti” e che pensano un Gesù “alto”, “li rimproverano” (penso che il rimprovero sia rivolto ai genitori o persone che li presentano e non ai bambini).

La parola di Gesù è rivolta “ai discepoli”. E’ una ammonizione/rimprovero, ma soprattutto un insegnamento. Dice: “a chi è come loro appartiene il regno di Dio”.

Cosa hanno di “loro” o di caratteristico i bambini? Senza tanto studiare e speculare si può dire semplicemente che sono … “bassi”: piccoli e quindi dipendenti, bisognosi di aiuto, soprattutto aperti e fiduciosi. Ebbene, solo così si accoglie il regno di Dio: partendo dal “basso” e muovendosi con fiducia.

C’è un notabile buono, bravo, “alto” (per nulla “basso”). Bravo anche nel domandare: “Cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Per avere la vita eterna (vita che dura) occorre osservare i comandi di Dio. E se uno già li osserva, come avviene per questo notabile? C’è qualcosa di più, di “oltre” per avere la vita che dura?

La risposta di Gesù viene a dirci che la vita eterna comporta un processo, un cammino: “Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!”.  Processo che termina nel “tesoro in cielo”: tesoro che dà Dio, e che si realizza nel … “seguire Gesù”. Quel notabile si fa triste, “perché era molto ricco”, era troppo … alto!

Allora Gesù dona un insegnamento sulla ricchezza, non in astratto o ideologicamente, ma in concreto, storicamente esistenzialmente. La ricchezza. dice, si fa idolo e ti asservisce. Richiede che tu non ti allontani da lei. Quindi rende impossibile … andare e entrare nel regno.

A meno che uno si faccia servo del Signore. Se uno si fa piccolo, bimbo basso, ha fiducia, lascia le false

sicurezze date da quello che possiedi (cose e persone) … allora entra nel regno. Regno che due dimensioni: la vita come abbraccio di tante cose e persone … già nel presente; e la vita eterna, che dura … nel tempo che verrà. Questa persona sarà un vero discepolo di Gesù, come un bimbo piccolo.