Risuonano grida per tutto il territorio di Moab

Dic 2, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 15,1-9

Oracolo su Moab.
Sì, è stata devastata di notte, Ar-Moab è stata distrutta; è stata devastata di notte, Kir-Moab è stata distrutta.
È salita la gente di Dibon sulle alture, per piangere; sul Nebo e su Màdaba
Moab innalza un lamento; ogni testa è rasata, ogni barba è tagliata.
Nelle sue strade si indossa il sacco, sulle sue terrazze e nelle sue piazze
ognuno fa il lamento e si scioglie in lacrime.
Emettono urla Chesbon ed Elalè, la loro eco giunge fino a Iaas.
Per questo gli armati di Moab alzano lamenti, e il loro animo freme.
Il mio cuore geme per Moab; i suoi fuggiaschi giungono fino a Soar.
Piangendo, salgono la salita di Luchìt. Sulla via di Coronàim mandano grida strazianti.Le acque di Nimrìm sono un deserto, l’erba si è seccata, finita è la pastura; non c’è più nulla di verde. Per questo fanno provviste, trasportano le loro riserve al di là del torrente dei Salici.
Risuonano grida per tutto il territorio di Moab; il suo urlo giunge fino a Eglàim,
fino a Beer-Elìm il suo urlo. Le acque di Dimon sono piene di sangue, eppure colpirò Dimon con altri mali: un leone per i fuggiaschi di Moab e per il resto della regione.

 

Un tempo di devastazione è raccontato col … correre di urla e pianti, da una città all’altra. La regione colpita è la terra di Moab [Digressione! La Piccola Famiglia dell’Annunziata abita in questa terra: a Main, vicino a Madaba, nell’attuale Giordania]

Si tratta di un oracolo, ma acquista subito la nota di una lunga lamentazione. Il lamento sembra avere come soggetto il profeta stesso ed esprime un dispiacere sincero per la devastazione di Moab. [Moab è un popolo che discende da Lot, nipote di Abramo; tuttavia, è tradizionalmente considerato un nemico di Israele. Va detto, comunque, che una delle donne progenitrici di Gesù è Rut, la moabita]

Di tutti gli oracoli sulle nazioni, quello di Moab è sicuramente il più simpatetico: “Il mio cuore grida (cioè geme) per Moab”. Il che viene a dire che, nel concerto internazionale, il profeta non si erge soltanto a giudice, ma si sente anche parte in causa. La stessa, minuta precisione geografica sta ad indicare questo estremo coinvolgimento fraterno: oltre tutto si nominano località che sono care alla memoria ebraica come il Nebo, la montagna di Mosè [Athos, della Famiglia dell’Annunziata, è seppellito sul monte Nebo!!] Perciò, all’interno degli oracoli delle nazioni, quello su Moab manifesta la solidarietà (spirituale?) d’Israele verso i popoli.

[A voi lascio la lettura: non affaticatevi a cercare la localizzazione di tante città o villaggi. Piuttosto, il vostro cuore “gema”: quello che è stato fatto tremila anni fa, si sta operando anche oggi; e quanti pianti, urla … salgono a Dio!]

Domenica 1 Dicembre 2024 – I Avvento – Anno C

Dic 1, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.30 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

A te, Signore, innalzo l’anima mia,
mio Dio, in te confido: che io non resti deluso!
Non trionfino su di me i miei nemici!
Chiunque in te spera non resti deluso. (Sal 24,1-3)

PRIMA LETTURA

Dal Primo del Profeta Geremia (Ger 33,14-16)

Ecco, verranno giorni – oràcolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda.
In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto, che eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra.
In quei giorni Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla, e sarà chiamata: Signore-nostra-giustizia.
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 24

A te, Signore, innalzo l’anima mia, in te confido.

Fammi conoscere, Signore, le tue vie,
insegnami i tuoi sentieri.
Guidami nella tua fedeltà e istruiscimi,
perché sei tu il Dio della mia salvezza.

Buono e retto è il Signore,
indica ai peccatori la via giusta;
guida i poveri secondo giustizia,
insegna ai poveri la sua via.

Tutti i sentieri del Signore sono amore e fedeltà
per chi custodisce la sua alleanza e i suoi precetti.
Il Signore si confida con chi lo teme:
gli fa conoscere la sua alleanza.

 

SECONDA LETTURA: Dalla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Tessalonicesi (1Ts 3,12-4,2)

Fratelli, il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.
Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù.
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Mostraci, Signore, la tua misericordia
e donaci la tua salvezza.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 21, 25-28.34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Parola del Signore

Il Signore degli eserciti ha deciso

Nov 30, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 14,24-32

24Il Signore degli eserciti ha giurato dicendo:
«In verità, come ho pensato, accadrà, e come ho deciso, succederà.
25Io spezzerò l’Assiria nella mia terra e sui miei monti la calpesterò.
Allora sparirà da loro il suo giogo, il suo peso dalle loro spalle sarà rimosso».
26Questa è la decisione presa per tutta la terra e questa è la mano stesa su tutte le nazioni.
27Poiché il Signore degli eserciti lo ha deciso; chi potrà renderlo vano?
La sua mano è stesa, chi gliela farà ritirare?

28Nell’anno in cui morì il re Acaz fu pronunciato questo oracolo:
29«Non gioire, Filistea tutta, perché si è spezzata la verga di chi ti percuoteva.
Poiché dalla radice della serpe uscirà una vipera e il suo frutto sarà un drago alato.
30I più poveri si sazieranno sui miei prati e i miseri riposeranno tranquilli;
ma farò morire di fame la tua stirpe e ucciderò il tuo resto.
31Urla, o porta, grida, o città; trema, Filistea tutta, perché dal settentrione si alza il fumo e non c’è disertore tra le sue schiere».
32Che cosa si risponderà ai messaggeri delle nazioni?
«Il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli umili del suo popolo».

 

Si parla ancora dell’Assiria. Il progetto di Dio, che il profeta aveva già annunciato, è giunto a compimento: “la sua mano è distesa”. Il passo stabilisce inoltre il legame tipologico tra Assiria e Babilonia. Come il piano di Dio contro l’Assiria si è sviluppato fino al suo compimento e l’Assiria è stata distrutta, alla stessa maniera la promessa di includere in questo destino anche l’arrogante Babilonia è parte della stessa promessa. [Scrivo questo anche per dire che non vale la pena intestardirsi a voler capire di chi si parli. L’importante è cercare di capire cosa vuol dire il Signore oggi a me, attraverso quelle antiche vicende che però … si assomigliano tanto alle nostre e alle mie!]

La parte finale del brano di oggi è complessa. Non è chiaro perché i Filistei (antenati dei Palestinesi!) siano messi in guardia dal non rallegrarsi troppo per la morte di un oppressore assiro, visto che il suo successore sarà ancora peggiore. L’ultimo versetto, forse, ci fa capire. “Che cosa si risponderà ai messaggeri delle nazioni (i Filistei)?”. “Che il Signore ha fondato Sion e in essa si rifugiano gli umili del suo popolo”. Di questo bisogna rallegrarsi: non che muoia l’oppressore, perché poi ne viene un altro. Bisogna rallegrarsi nel Signore, l’unico che non opprime, ma che dona “rifugio agli umili del suo popolo”. Solo il Signore dà sicurezza agli oppressi e solo in lui essi possono trovare rifugio.

 

Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio

Nov 29, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 14,1-23

Certo, il Signore avrà pietà di Giacobbe e si sceglierà ancora Israele e li ristabilirà nella loro terra. A loro si uniranno gli stranieri e saranno annessi alla casa di Giacobbe. 2I popoli li accoglieranno e li ricondurranno nella loro terra, e la casa d’Israele se li farà propri nella terra del Signore, rendendoli schiavi e schiave; così faranno prigionieri coloro che li avevano resi schiavi e domineranno i loro avversari.
3In quel giorno avverrà che il Signore ti libererà dalle tue pene, dal tuo affanno e dalla tua dura schiavitù a cui eri stato assoggettato. 4Allora intonerai questa canzone sul re di Babilonia e dirai:
«Ah, come è finito l’aguzzino, è finita l’aggressione! 5Il Signore ha spezzato la verga degli iniqui, il bastone dei dominatori, 6che percuoteva i popoli nel suo furore, con colpi senza fine, che dominava con furia le nazioni con una persecuzione senza respiro.
7Riposa ora tranquilla tutta la terra ed erompe in grida di gioia. 8Persino i cipressi gioiscono per te e anche i cedri del Libano: «Da quando tu sei prostrato, non sale più nessuno a tagliarci». 9Gli inferi di sotto si agitano per te, per venirti incontro al tuo arrivo; per te essi svegliano le ombre, tutti i dominatori della terra, e fanno sorgere dai loro troni tutti i re delle nazioni.
10Tutti prendono la parola per dirti: «Anche tu sei stato abbattuto come noi,
sei diventato uguale a noi». 11Negli inferi è precipitato il tuo fasto e la musica delle tue arpe. Sotto di te v’è uno strato di marciume, e tua coltre sono i vermi. 12Come mai sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora?
Come mai sei stato gettato a terra, signore di popoli?
13Eppure tu pensavi nel tuo cuore: «Salirò in cielo, sopra le stelle di Dio
innalzerò il mio trono, dimorerò sul monte dell’assemblea, nella vera dimora divina. 14Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all’Altissimo».
E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell’abisso! 16Quanti ti vedono ti guardano fisso, ti osservano attentamente: «È questo l’individuo che sconvolgeva la terra, che faceva tremare i regni, che riduceva il mondo a un deserto, che ne distruggeva le città, che non apriva la porta del carcere ai suoi prigionieri?». Tutti i re dei popoli,
tutti riposano con onore, ognuno nella sua tomba.
19Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro, come un virgulto spregevole; sei circondato da uccisi trafitti da spada, deposti sulle pietre della fossa, come una carogna calpestata. Tu non sarai unito a loro nella sepoltura,
perché hai rovinato la tua terra, hai assassinato il tuo popolo. Non sarà più nominata la discendenza degli iniqui. 21Preparate il massacro dei suoi figli a causa dell’iniquità dei loro padri, e non sorgano più a conquistare la terra e a riempire il mondo di rovine».
22«Io insorgerò contro di loro – oracolo del Signore degli eserciti -, sterminerò il nome e il resto di Babilonia, la prole e la stirpe – oracolo del Signore.
23Io la ridurrò a dominio del riccio, a palude stagnante; la spazzerò con la scopa della distruzione».
Oracolo del Signore degli eserciti.

 

Continua (sotto forma di oracolo) il giudizio di Babilonia, non senza annotare nei primi versetti una preziosa “incursione”. È un annuncio di quel tempo messianico che prefigura l’escatologia, il tempo ultimo, il tempo … senza tempo: “Certo, il Signore avrà misericordia di Giacobbe e lo sceglierà ancora come suo popolo”. Ma la cosa bella è che “a loro si uniranno gli stranieri”. E ancora più bella che “i popoli li accoglieranno e li ricondurranno nella loro terra”. Non deve sorprenderci il seguito: “e la casa di Israele se li farà propri”, addirittura “domineranno i loro avversari”. Si vuol dire, non tanto la punizione degli oppressori (quasi che il nuovo oppressore fosse poi Israele!) ma si annuncia, nel modo più classico, il “rovesciamento delle sorti” … a favore di Israele.

“In quei giorni avverrà … “. Il brano è una satira contro un re potente (nel caso si parla del re di Babilonia). Lo scherno è espresso come parodia di un lamento funebre convenzionale, simile al lamento di Davide per la morte di Saul e Gionata (2 Samuele 1,17ss.). Tuttavia, al posto del lutto e del dolore profondo per la morte di un eroe, questo brano da espressione, con accenti di scherno e di immenso sollievo, alla caduta di un tiranno: uno che si faceva dio!

Letterariamente parlando, il testo si ispira alla mitologia greca e a miti assiro-babilonesi (questo ci dice che gran parte di questo componimento risale al tempo dell’esilio a Babilonia o poco dopo il ritorno). Dal punto di vista teologico spirituale faremo bene a leggere e confrontare questo brano con la caduta di Adamo (Genesi 3). Facciamo attenzione anche al versetto 12 dove si parla di “astro splendente, figlio dell’aurora”. Mitologicamente si fa riferimento a Venere; mentre la Vulgata (testo latino della Bibbia) traduce Lucifer-Lucifero, di qui il racconto popolare della caduta dell’angelo Lucifero. Dante nella Divina Commedia si è molto ispirato a questo testo. Leggete il brano che è molto bello: riflettete soprattutto sull’esito/fine (escatologia) delle strapotenze mondane, che (al presente) fanno tanti danni all’umanità. Per quanto ci riguardo, guardiamoci tutti da ogni forma anche piccola di orgoglio e sopraffazione. 

Farò cessare la superbia dei protervi

Nov 28, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

13,1-22

Oracolo su Babilonia, ricevuto in visione da Isaia, figlio di Amoz.

Su un monte brullo issate un segnale,

alzate per loro un grido;

fate cenni con la mano perché varchino

le porte dei nobili. Io ho dato un ordine ai miei consacrati;

ho chiamato anche i miei prodi a strumento del mio sdegno,

entusiasti della mia grandezza.

Frastuono di folla sui monti,

simile a quello di un popolo immenso.

Frastuono fragoroso di regni,

di nazioni radunate.

Il Signore degli eserciti passa in rassegna

un esercito di guerra.

Vengono da una terra lontana,

dall’estremo orizzonte,

il Signore e le armi della sua collera,

per devastare tutta la terra.

Urlate, perché è vicino il giorno del Signore;

esso viene come una devastazione

da parte dell’Onnipotente.

Perciò tutte le mani sono fiacche,

ogni cuore d’uomo viene meno.

Sono costernati. Spasimi e dolori li prendono,

si contorcono come una partoriente.

Ognuno osserva sgomento il suo vicino:

i loro volti sono volti di fiamma.

Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,

con sdegno, ira e furore,

per fare della terra un deserto,

per sterminarne i peccatori.

Poiché le stelle del cielo e le loro costellazioni

non daranno più la loro luce;

il sole si oscurerà al suo sorgere

e la luna non diffonderà la sua luce.

Io punirò nel mondo la malvagità

e negli empi la loro iniquità.

Farò cessare la superbia dei protervi

e umilierò l’orgoglio dei tiranni.

Renderò l’uomo più raro dell’oro fino

e i mortali più rari dell’oro di Ofir.

Allora farò tremare i cieli

e la terra si scuoterà dalle fondamenta

per lo sdegno del Signore degli eserciti,

nel giorno della sua ira ardente.

Allora avverrà come a una gazzella impaurita

e come a un gregge che nessuno raduna:

ognuno si dirigerà verso il suo popolo,

ognuno correrà verso la sua terra.

Quanti saranno trovati, saranno trafitti,

quanti saranno presi, periranno di spada.

I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi;

saranno saccheggiate le loro case,

violentate le loro mogli.

Ecco, io suscito contro di loro i Medi,

che non pensano all’argento

né si curano dell’oro.

Con i loro archi abbatteranno i giovani,

non avranno pietà del frutto del ventre,

i loro occhi non avranno pietà dei bambini.

Babilonia, perla dei regni,

splendore orgoglioso dei Caldei,

sarà sconvolta da Dio come Sòdoma e Gomorra.

Non sarà abitata mai più né popolata

di generazione in generazione.

L’Arabo non vi pianterà la sua tenda

né i pastori vi faranno sostare le greggi.

Ma vi si stabiliranno le bestie selvatiche,

i gufi riempiranno le loro case,

vi faranno dimora gli struzzi,

vi danzeranno i sàtiri.

Urleranno le iene nei loro palazzi,

gli sciacalli nei loro edifici lussuosi.

La sua ora si avvicina,

i suoi giorni non saranno prolungati.

 

Dal capitolo 13 al capitolo 24 abbiamo un corpus, un insieme di oracoli, la cui ambientazione storico letteraria non è più l’ottavo secolo a.C. cioè il tempo del profeta Isaia, ma il sesto secolo: tempo dell’assedio e della deportazione di parte di alcuni capi giudei da Gerusalemme a Babilonia. La potenza “nemica” non è più l’Assira, ma Babilonia [Comunque tante parole e tanti segni evocati  … non abbandonano il tempo di Isaia, piuttosto lo inglobano in un evento simile, e così per secoli e secoli fino a noi, dopo di noi …] Questi oracoli (oracoli molto duri e crudi, eppure non fuori dalla realtà che vediamo anche ai nostri giorni) sono “contro” le nazioni del mondo. Tuttavia, in essi va colto un insegnamento che apre a una prospettiva positiva: un futuro in termini di inglobamento delle nazioni all’interno della sovranità di Dio. Questo corpus nel suo insieme svolge la funzione di rendere testimonianza, appunto, alla vittoria definitiva della sovranità di Dio, e quindi ci parlano di salvezza dei popoli … “in quel giorno”.

L’oracolo è un genere letterario che è tutto, fuorché un verbale. Tiene conto certamente di eventi, ma all’autore preme cogliere quello che ci vuol dire Dio attraverso quegli eventi: più che raccontare l’accaduto, vuole insegnare, esortare. Vuole condurre il lettore dentro a … “quel giorno”, cioè, a vedere le cose nel profondo come le vede Dio. Vuole soprattutto che l’uomo/lettore si senta interpellato e si converta in … “questo suo giorno”, nella sua vita.

Mi sono divulgato un po’, perché l’accompagnamento di poche righe non permette una analisi seria dei problemi che nascono. Quanto a questi e altri oracoli, tanti sono i luoghi, le persone, i tempi evocati … e tante le interpretazioni. Interessante è questo: a volte/spesso sono contraddittorie, ma non sono mai escludenti. La correttezza di una buona interpretazione mira a quella “sinfonia” che accoglie e risolve (qualche volta!) una “cacofonia”. Che ciascuno di noi, in comunione con altri e con la chiesa, sia un buon direttore d’orchestra! Che ciascuno ricavi sempre una qualche “armonia” … almeno per sé, per “questo suo giorno”!

Due parole sul brano di oggi. È chiaro che è il Signore a presiedere tutte le operazioni, …  tanto che coloro che castigano sono chiamati “i miei consacrati”, cioè scelti per un compito che è il realizzarsi del disegno di Dio. Quindi “consacrati” non per sé stessi, non perché sono brave persone, ma per un compito drammatico e atroce: distruggere, e distruggere in modo spietato cercando di annullare il futuro dei nemici, uccidendo donne incinte o bambini … (testi attualissimi!). Nel nostro caso, “i consacrati” sono i Medi e Persiani, e i “peccatori” sono i Babilonesi che, a loro volta, erano stati chiamati “verga” di Dio. [Come cambiano le cose!]

Dunque, anche Babilonia sarà castigata, “sconvolta da Dio come Sodoma e Gomorra”. [Attenti, però: bisogna vedere in Babilonia anche l’Assiria … insomma chiunque si fa potente e irride Dio] Quanto avviene, è chiamato “giorno del Signore”. Attenzione, ancora! Proprio perché è “giorno del Signore” e non il “tal giorno”, non dobbiamo pensare che sia stato scritto un verbale o un comunicato di guerra. Le parole, gli aggettivi, i gesti, i fatti … tutto è esasperato e volutamente inaudito. Chi scrive vuole che ci sentiamo scossi al sentire come è tremendo e … decisivo “il giorno del Signore”: verso l’iniquità, l’orgoglio, il delirio di sentirsi e farsi dio, ovunque e sempre!

 

Ecco, Dio è la mia salvezza

Nov 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 12,1-6

 

Tu dirai in quel giorno:

«Ti lodo, Signore; tu eri in collera con me,

ma la tua collera si è placata e tu mi hai consolato.

Ecco, Dio è la mia salvezza;

io avrò fiducia, non avrò timore,

perché mia forza e mio canto è il Signore;

egli è stato la mia salvezza».

Attingerete acqua con gioia

alle sorgenti della salvezza.

In quel giorno direte:

«Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,

proclamate fra i popoli le sue opere,

fate ricordare che il suo nome è sublime.

Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse,

le conosca tutta la terra.

Canta ed esulta, tu che abiti in Sion,

perché grande in mezzo a te è il Santo d’Israele».

 

È una confessione di lode nello stile di un discorso diretto. La base o fondamento di questa lode di ringraziamento è che “l’ira di Dio si è allontanata” [meglio tradurre “allontanata” piuttosto che “calmata”] Cosa vuol dire che si è allontanata l’ira di Dio? Vuol dire che Dio mi è venuto vicino e così “mi ha consolato”. La consolazione è frutto del suo amore che perdona. [Riandiamo a quel duro ritornello: “Con tutto ciò non si calma la sua ira e ancora la sua mano rimane distesa” (9,11) e vediamo che … non è più così, grazie a Lui e non a noi]

Letta e meditata lentamente questa lode richiama tanti testi e avvenimenti della storia di salvezza. Si dice subito: “Ecco, Dio è la mia salvezza”, … sentiamo il canto di Mosè al passaggio del Mar Rosso: “Mia forza e mio canto è il Signore”. Sentiamo la gioia dell’uscita da Babilonia: “Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza”. Sentiamo la eco dei salmi: “Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome, proclamate fra i popoli le sue opere. Sentiamo l’apertura ai popoli: “Cantate inni al Signore, perché ha fatto cose eccelse, le conosca tutta la terra”.

In che modo la terra conoscerà le grandi opere del Signore? Se tu che abiti in Sion (diremmo nella chiesa) dai per primo la … nota: “Canta ed esulta, tu che abiti in Sion, perché grande in mezzo a te è il Santo di Israele”. Mostra col tuo canto e con le tue opere che Dio ti è stato e ti è vicino: ti ha amato, perdonato, consolato. Sei un segno che rimanda alla realizzazione escatologica completa del regno di Dio. Lodi per quello che hai già, ma che è soltanto un anticipo di ciò che attendi.

Il capitolo 12 non soltanto riepiloga i capitoli 1-11, ma orienta in avanti, anticipando il motivo della consolazione presente nel Secondo Isaia (11,2 = 40,1).

La radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli

Nov 26, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 11,10-16

In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli.

Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa.

In quel giorno avverrà che il Signore stenderà di nuovo la sua mano

per riscattare il resto del suo popolo, superstite dall’Assiria e dall’Egitto, da Patros, dall’Etiopia e dall’Elam, da Sinar e da Camat e dalle isole del mare.

Egli alzerà un vessillo tra le nazioni e raccoglierà gli espulsi d’Israele;

radunerà i dispersi di Giuda dai quattro angoli della terra. Cesserà la gelosia di Èfraim e gli avversari di Giuda saranno sterminati; Èfraim non invidierà più Giuda e Giuda non sarà più ostile a Èfraim.

Voleranno verso occidente contro i Filistei, insieme deprederanno i figli dell’oriente, stenderanno le mani su Edom e su Moab e i figli di Ammon saranno loro sudditi. Il Signore prosciugherà il golfo del mare d’Egitto  e stenderà la mano contro il Fiume.

Con la potenza del suo soffio lo dividerà in sette bracci, così che si possa attraversare con i sandali.

Si formerà una strada per il resto del suo popolo che sarà superstite dall’Assiria, come ce ne fu una per Israele quando uscì dalla terra d’Egitto.

 

Continua la profezia messianica. La radice di Iesse, che deve la propria vita alla nuova vita sbocciata dal germoglio, ora rappresenta il resto di Israele, la nuova società messianica, che partecipa alla nuova era di salvezza e di pace, che è “vessillo per i popoli”: “le nazioni (in ebraico goym) la cercheranno con ansia”.

Al versetto 11 l’espressione “in quel giorno” racconta l’era nuova sul tipo del primo esodo: Dio “stende la mano”, Dio opera per “riscattare il resto del suo popolo”. Ma l’opera principale sarà che “cesserà la gelosia di Efraim e Giuda non sarà più ostile a Efraim”. Non saranno più avversari: i veri avversari saranno fuori e … “saranno sterminati”. Attenzione!  Non è uno sterminio come la pensiamo noi oggi. Questo particolare non annuncia per niente reali stermini, e … non li avvalla in nessun modo e in nessun tempo. Semplicemente richiama il regno del re Davide nella sua massima estensione: dall’Egitto all’Eufrate. [L’autore si compiace nel descrivere le avanzate e le vittorie di Davide, ma non le ripropone per l’oggi. Tra l’altro aveva scritto che i popoli (gli idolatri e orgogliosi goym) “la cercheranno dove c’è la loro dimora gloriosa (Gerusalemme)” … per imparare gli Insegnamenti del Signore]

È chiaro, dunque, che tutta questa “meraviglia” avviene (così pensa e vuole dirci l’autore) non con la potenza delle armi, ma “con la potenza del suo soffio (di Dio)”: le acque saranno divise sicché “si possa attraversare con i sandali”. “Ci sarà un strada per il resto del suo popolo … come quando uscì dalla terra d’Egitto”. E non ci saranno più gli Egiziani a inseguire Israele per uccidere! … Parole e fatti veramente “meravigliosi”!

Su di lui si poserà si poserà lo spirito del Signore

Nov 25, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 11,1-9

 

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,

un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Su di lui si poserà lo spirito del Signore,

spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza,

spirito di conoscenza e di timore del Signore.

Si compiacerà del timore del Signore.

Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire;

ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi.

Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.

Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte,

perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.

 

Fa da soggetto e conduzione di questo stupendo brano l’ultima frase: “la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare”. Là dove c’è “conoscenza del Signore”, cioè, obbedienza-accoglienza-amore del Signore si realizza una “creazione nuova”, in questo brano profeticamente descritta.

Il germoglio dice riferimento alla “casa di Davide”, quindi al re. La casa di Davide, i re si sono comportati male, ma “il tronco di Iesse (padre di Davide)” detto anche “le sue radici” fanno spazio e generano un discendente, chiamato “virgulto”. Vediamo come è descritto questo “virgulto”.

Su di lui “riposerà/dimorerà lo spirito del Signore”. Sei sono le qualità di questo spirito. [Noi parliamo dei sette doni dello Spirito: questo numero sette si trova nella versione greca chiamata Settanta] Potremmo dire che le sei note, tutte assieme, qualificano la “Sapienza personificata” che abilita alla regalità vera e giusta. Commento o sintesi: “Si compiacerà del timore del Signore”, cioè, accoglierà la parola del Signore con docilità. E poi l’applicherà nel suo governo. Pertanto, sarà un vero e giusto giudice, e questo si manifesterà nel fatto che “prenderà decisioni eque per gli umili della terra”. Darà sentenze giuste, perché lui sarà “giusto e fedele”.

Vediamo gli effetti, o meglio, la vita che si crea con questo governo. Sorprende la presenza di un “piccolo fanciullo” che guida, di un “lattante” che gioca con animali pericolosi, di un “bambino che mette la mano nel covo del serpente velenoso”. Le differenze nel mondo animale, che si sono trasformate in lotte di sopravvivenza, sono scomparse, o meglio, si sono armonizzate nell’unità.

Dal mondo animale riconsegnato alla bellezza originaria, si passa all’umanità. È’ scritto: “Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare.” Tutto parte dall’uomo: là dove l’uomo non agisce iniquamente e non saccheggia, è segno che la “conoscenza del Signore ha riempito la terra” e che il regno di Dio si sta realizzando. Non si ritorna, tuttavia, una pace paradisiaca, all’Eden originario. Siamo di fronte ad una profezia messianica che annuncia una creazione nuova. Quale segno possiamo dare perché appaia qualcosa di tutta questa meraviglia?

24 Novembre 2024 – Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo – Anno B

Nov 23, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10. clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

L’Agnello immolato
è degno di ricevere potenza e ricchezza,
sapienza, forza e onore:
a lui gloria e potenza nei secoli dei secoli. (Ap 5,12;1,6)

PRIMA LETTURA

Dal Primo del Profeta Daniele (Dn 7, 13-14)

Guardando nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 92

Il Signore regna, si riveste di splendore.

Il Signore regna, si riveste di maestà:
si riveste il Signore, si cinge di forza.

È stabile il mondo, non potrà vacillare.
Stabile è il tuo trono da sempre,
dall’eternità tu sei.

Davvero degni di fede i tuoi insegnamenti!
La santità si addice alla tua casa
per la durata dei giorni, Signore.

 

SECONDA LETTURA: Dal libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo (Ap 1,5-8)

Gesù Cristo è il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà,
anche quelli che lo trafissero,
e per lui tutte le tribù della terra
si batteranno il petto.
Sì, Amen!
Dice il Signore Dio: Io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide!

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni(Gv 18, 33-37)

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

Parola del Signore

Tornerà il resto

Nov 23, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Isaia 10,20-34

In quel giorno avverrà che il resto di Israele e i superstiti della casa di Giacobbe non si appoggeranno più su chi li ha percossi, ma si appoggeranno con lealtà sul Signore, sul Santo d’Israele.

Tornerà il resto, il resto di Giacobbe, al Dio forte. Poiché anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un suo resto ritornerà. È decretato uno sterminio che farà traboccare la giustizia.

Sì, un decreto di rovina eseguirà il Signore, Dio degli eserciti,

su tutta la regione.

Pertanto così dice il Signore, Dio degli eserciti: «Popolo mio, che abiti in Sion, non temere l’Assiria che ti percuote con la verga e alza il bastone contro di te, come già l’Egitto. Perché ancora un poco, ben poco, e il mio sdegno avrà fine. La mia ira li annienterà». Contro l’Assiria il Signore degli eserciti agiterà il flagello, come quando colpì Madian alla roccia di Oreb; alzerà la sua verga sul mare come fece con l’Egitto.

In quel giorno sarà tolto il suo fardello dalla tua spalla e il suo giogo cesserà di pesare sul tuo collo. Il distruttore viene da Rimmon, raggiunge Aiàt, attraversa Migron, a Micmas depone le sue armi. Attraversano il passo; a Gheba si accampano. Rama trema. Fugge Gàbaa di Saul.

Grida con tutta la tua voce, Bat-Gallìm. Sta’ attenta, Làisa. Povera Anatòt! Madmenà è in fuga. Scappano gli abitanti di Ghebìm.

Oggi stesso farà sosta a Nob, agiterà la mano verso il monte della figlia di Sion, verso la collina di Gerusalemme. Ecco, il Signore, Dio degli eserciti, abbatte i rami con il terrore, le punte più alte sono troncate, le cime sono abbattute. È reciso con il ferro il folto della selva e il Libano cade con la sua magnificenza.

 

Leggendo il profeta Isaia dobbiamo abituarci a vedere “cambiata” la scena da un momento all’altro. Cosa significa questo? Non significa disordine letterario, ma “rilettura e “riscrittura” di un evento (per esempio il messaggio originario di Isaia) alla luce di un evento successivo, che l’autore sta sperimentando o che è appena successo. Insomma, il libro di Isaia (ma tutta quanta la Scrittura, Vangeli compreso, non è un romanzo o una esposizione di fatti o parole a mo’ di verbale). La comprensione spirituale e feconda passa da una accoglienza o assunzione esistenziale di ogni passaggio: il cambiamento di scena chiede approccio e accoglienza … giorno dopo giorno … anche noi.

Queste considerazioni trovano conferma nel testo di oggi, a partire da una espressione nota che suona “in quel giorno”. [L’espressione “in quel giorno” deve toccare “il tuo giorno” e portarti a riflettere. Riflettere non vuol dire “applicare” in modo fondamentalistico tutto quanto è scritto … a te, alla tua comunità ecc. Vuol dire invece “custodire nel cuore quanto è scritto” nella consapevolezza che quella parola, assieme a tante domande e dubbi o forse anche contestazioni, porterà luce … al tuo giorno, alla tua vita … quando meno te l’aspetti!]

Veniamo al testo. È scritto che “in quel giorno tornerà il resto di Israele”, e anche “se il tuo popolo, Israele, fosse come la sabbia del mare, solo un resto ritornerà”. Ricordate come si chiamava un figlio di Isaia? “Seariasùb”, cioè “un resto ritornerà”. Un resto, però, “preservato da uno sterminio” per pura misericordia e non per qualche merito. Quindi, una salvezza da … sterminio minacciato (avvenuto?) ad opera della Assiria. Sterminio, o meglio, avanzata che viene raccontata come da bollettino militare passo dopo passo (leggi i versetti 28-32, anche se non ci si capisce niente!).

È una marcia trionfante, inarrestabile! Ma, proprio all’ultimo momento (“in quel giorno”, nel tempo specifico di Dio) il Signore degli eserciti taglierà i rami e abbatterà con un’ascia gli alberi orgogliosi, e tutte le vanterie e arroganze dell’Assiria saranno messe a tacere. Il giusto dominio di Dio stabilirà effettivamente la sovranità divina su tutte le pretese umane di dominio universale. Con questo punto culminante si prepara così la strada alla successiva descrizione del vittorioso regno messianico, nel capitolo 11.