Gerusalemme, Luglio 2022 – Il Diario di Don Franco, una lunga chiacchierata
Sto scendendo dal Monte degli Ulivi. Alle mie spalle la città di Gerusalemme.
È a questa città che ritorno spesso. E’ di questa città che ti parlo.
Questa volta ti parlo soprattutto delle persone, di una in particolare che le raccoglie tutte.
Prova a immaginare … chi!
Lunedì 18 luglio
Sveglia alle 2:30. Viene Iodice Francesco, mio taxi. All’aeroporto Marconi Bologna incontro con sorpresa fra Ignazio di Monte Sole, Marzabotto. Lui ha due valigette piene di libri. Il suo bagaglio sarà più dei 20 kili previsti da Ryanair, penso. Sarà proprio così!
Mentre sono in fila per il check in, tiro fuori il biglietto per il volo. Ma mi manca una cosa che si chiama Entry Statement inventato dalla sicurezza israeliana. Eppure l’Agenzia Petroniana me l’aveva compilato/mandato e mi pareva d’averlo preso. Non c’è e non si parte, dice l’impiegata. A meno che non ci sia un buon samaritano che sa lavorare su smart: lui potrebbe risolvere il problema …. E salta fuori il “lui”! Compare infatti un signore giovane .. E allora dov’è il guaio? Hai il cellulare? In due minuti mette a posto tutto. Io finalmente ho il mio Entry Statement. Lo ringrazio. Mi dice sorridendo: Dì una preghiera a Gerusalemme per me e siamo pari!
Ovviamente le valigette di Ignazio sono in sovrappeso: problemi, su problemi per far passare i bagagli. Per farla breve preferisco pagare col mio bancomat: sono 32 euro … abbondantemente ripagati dai servizi che mi darà il carissimo Ignazio.
Passaggi, controlli ecc. veramente intasati a motivo della grande ressa di turisti. Ma Ignazio, che cammina un po’ male, dice: Sfruttiamo l’handicap che ho, e tu fai da mio aiutante. Detto fatto: a quel punto, passaggi e controlli si velocizzano. Basta dire “family” e via che si va!
Poco prima del controllo bagagli, cosa ti trovo nello zaino? Quel benedetto certificato che credevo di aver lasciato a casa … a quel punto non serviva più! Mentre è in atto il controllo, nello stesso tempo sento una voce forte e insistente provenire da un addetto alla vigilanza. “Non mi conosci?” Mio imbarazzo. E lui continua: “Mi hai battezzato tu … Io sono Emiliano” [Per chi non lo sapesse, Emiliano è il nome nuovo che ha preso un giordano venuto da noi e che noi abbiamo battezzato la notte di Pasqua (2016 o 2017) e che poi abbiamo perso di vista. Ora lavora al Marconi di Bologna] Baci e abbracci e via che si va … ancora più spediti!
Tel Aviv Ben Gurion, ore 11:15. Operazioni semplici, tutte velocizzate dalla tecnica. Ma anche lì ho avuto bisogno di aiuto! Cambio 60 euro in shekel israeliani. Mi danno 200 shekel (un euro comporta circa poco più di 3 euro)
Ignazio ha preordinato un servizio per Ain Arik (vicino a Ramallah) dove sta una parte della famiglia dossettiana. Vuole che vada con lui, anche per visitare i fratelli della comunità, che io conosco. Durante il viaggio le cose cambiano. L’autista mi fa scaricare lungo la grande strada Tel Aviv-Gerusalemme dove c’è un suo amico che mi porta direttamente in Monastero S. Chiara sulla via di Betlemme [il monastero sta in un quartiere bello, totalmente ebraico: Talpiyot] Ho dato 200 shekel, forse un po’ troppi! Ma ero tanto contento di essere arrivato, dopo tutte le ansie dell’inizio.
Alle 13:30 di lunedì 18 luglio sono al monastero. Accoglienza stupenda da parte di Sr Maria di Nazaret che si rende disponibile per il mio alloggio che hanno chiamato “Betania”. La suora s’intende molto di tecnonologia (è una praticona!) e mi aiuta a trovare gli attacchi, le password. Poi mi serve il pranzo. Incominciamo benissimo! Anche se al tradizionale caffè, invece dello zucchero mi porta il sale: me ne sono accorto al primo sorso! Riposino non riuscito: sono troppo stanco. Faccio la doccia e poi rispondo alla posta elettronica: soltanto con email e WhatsApp. Prima notte: non riposato bene.
E’ l’eremo nel quale le sorelle clarisse di Gerusalemme mi concedono di abitare. Siamo sulla via che porta a Betlemme. A cinquanta metri di qui è vissuto per 4 mesi san Charles dei Foucauld. Il suo spirito mi aiuta.
Martedì 19 luglio
Alzata. Preghiera. Messa alle 8. Ricordiamo don Ubaldo Beghelli, parroco di Monteveglio e Oliveto, per il quale si ha il funerale alle 8:30 a Monteveglio. Mi collego in video: tantissima gente, preti e vescovo Matteo e vicario Stefano. Bellissima celebrazione con bel canto. Il vescovo seguendo le letture del giorno insiste molto sul concetto famiglia che Ubaldo col suo impegno nella parola di Dio ha realizzato.
Avevo scritto questo messaggio al nostro vescovo Matteo:
Sono a Gerusalemme!
E sono fortemente unito a Ubaldo che prima di morire aveva detto “ricordami a Gerusalemme”. Mai avrei pensato ad un adempimento così fantasioso ma vero.
Domani alla stessa ora in cui celebrate la Messa, io celebro con le Clarisse. Hanno detto: vogliamo pregare anche noi qui a Gerusalemme per un prete così buono. Questa celebrazione è riconoscenza per l’amicizia di Ubaldo per me e anche per avermi confessato tante volte. La sua amicizia ora si fa intercessione.
Carissimo Ubaldo prega per me e per tutta la tua comunità di Monteveglio e Oliveto.
Un abbraccio da Gerusalemme a te caro Vescovo Matteo, ai preti, ai frati e suore, ai ministri e al santo popolo del Signore.
Ci vedremo presto per rinfrancarci nel cammino di discepoli di Gesù.
Franco
Matteo vescovo mi ha risposto:
Grazie, domani lo porterò! E tu prega per Ubaldo e per noi.
Un abbraccio a te
Dopo Messa incontro sr Cristiana di Gubbio e sr Amata di Orvieto che sono al monastero per corsi di formazione e per dare un indirizzo definitivo alla comunità monastica di Gerusalemme.
Ore 12. Inizio ritiro vero e proprio. Mi propongo di leggere con calma il Vangelo di Marco.
Dal monastero delle clarisse si osserva il paesaggio che circonda Gerusalemme. Molto spesso mi fermo a guardare il deserto di Giuda e il monte degli Ulivi di fronte. Luogo di massima tensione. Preghi e sogni.
Mercoledì 20 luglio
Foresteria per gli ospiti. Spendo una parola su questo mondo particolare, un po’ originale e sulla gente che c’è. In questo monastero (come in tanti) possono venire le persone che vogliono: hanno camera e colazione al mattino. Si paga il giusto. Quest’anno incontro tanti personaggi. Le lingue si confondono. Io sono in difficoltà, perché il primo approccio lo faccio in ebraico, ma vado poco in là. Allora passo all’inglese che so male oppure al francese che ho studiato alle medie. Le clarisse sanno tutte e abbastanza bene l’italiano: tre sono ruwandesi, una francese, una argentina, una brasiliana. Le altre tre sono italiane.
In foresteria c’è una tale Dalia messicana ma che ora vive in Texas. Suo marito non smette di fotografare e di dire che è tutto bello. Mi chiama “uomo speciale” perché sono prete, lui dice sempre “padre”. La moglie mi fa vedere la foto di una ragazza che ho capito essere sua figlia e che sta a Gerusalemme. Mi dice tante cose in americano/spagnolo e capisco poco. Ma è gentilissima e avrebbe tante cose da dire. Dopo il primo “incontro”, non ci siamo più detti niente: solo sorrisi e segni di grande devozione quando mi vedevano!
C’è una certa Susanna, ebrea diventata cattolica e che ha un figlio “ebreo ortodosso” che non viene a trovarla. E’ gentile, ma non la capisco: parla con monosillabi francesi. E’ sola e sembra un po’ fuori posto anche con la testa! E’ depressa probabilmente. Ma non si riesce a dire e a fare di più.
C’è un giovane (26 anni circa) di Parigi. Ha studiato a Parigi la scuola diplomatica. Ora sta imparando l’ebraico. Lo sa molto bene e mi mette sempre alla prova parlandomi … in ebraico. E’ molto gentile, e quando ha saputo che sono prete mi ha detto di dire una preghiera per lui. Questo giovane (si chiama Arthur) un giorno ha portato in visita al monastero due suoi amici che studiano con lui l’ebraico. Uno è tedesco e lavora in archeologia: ora fa scavi ad Afula in Galilea. Mi ha detto che è luterano e che ha studiato teologia e che si prepara per il ministero di pastore. Persona simpatica e intelligente, ma abbiamo solo l’inglese e l’ebraico per intenderci. L’altro amico è uno del quale mi sfugge il nome. Solo tardi ho capito che è cieco. E’ francese di origini indiane: persona dolcissima, ricchissima di spiritualità. Voleva sapere (e lo ha chiesto a suor Maria Iehoshua/Gesù, clarissa che passava di lì) qualcosa su santa Chiara. Questo cieco studia ebraico e lo sa perfettamente. Sa anche l’italiano, quello alto e medioevale. Perché? Gli ho chiesto. Perché ho letto tutta la Divina Commedia e ho studiato i classici italiani. Mi citava anche lo scrittore veneto Goldoni e le sue commedie.
In foresteria si incontra tanta gente e tanto diversa. Ci si deve però far da mangiare. Martina è vegana ed è bravissima, ma preferisco Lorenzo, il suo compagno e le suore che hanno avuto compassione di me!
Sabato 23 luglio
Sorprendo il parigino Arthur e il tedesco luterano a conversare su Calvino e Lutero. [Non è la conversazione abituale dei nostri giovani!] Ho tirato dritto perché non avrei saputo interloquire.
Noto una giovane e bella famiglia. Sono tedeschi, hanno un bimbo di un anno e molto spartanamente vanno in giro in Israele. Il marito, giovane, ha partecipato alla Messa delle 8 di questa mattina.
C’è anche una coppia che viene tutti gli anni. Lei è norvegese luterana, non praticante. Lui è ebreo “messianico”: crede in Gesù per il grande valore dell’amore che Gesù ha portato nel mondo. Non importa se stai in questa o quest’altra chiesa, dice, l’importante è vivere come Gesù.
Tra tutti questi personaggi, ricordo suor Chiara Cristiana del monastero di Gubbio dove vado spesso e che è presidente della congregazione umbra. Con lei c’è una suora di Orvieto, suor Agata: assieme fanno “formazione” nel monastero di Gerusalemme. Suor Chiara Cristiana era accompagnata da una suora italiana di Perugia. Queste due suore sono partite ieri per l’Italia, mentre suor Amata rimane fino a settembre. Al Ben Gurion di Tel Aviv hanno avuto due ore di ritardo con l’aereo.
Io sto leggendo con calma tutto il Vangelo di Marco. Oggi ho fatto fatica, perché suor Assunta ruwandese mi dà da mangiare molto e ho commesso l’errore di nutrirmi spesso di mango, che per me è pesante. Il mango africano è molto dolce intenso, ma affatica … Allora: meglio mele, pesche, arance e prugne e … legumi a non finire!
Domenica 24 luglio
Ho finito di leggere il vangelo di Marco. Sono arrivato al punto che dice “1Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole”. Dovete sapere che l’accordo con le clarisse è che io dico Messa alle 8 e poi sono libero. C’è un sacerdote francese, giovane, cappellano di Lione: fa gli esercizi spirituali in solitudine. In questa domenica sarà lui a presiedere l’Eucarestia. Io allora sono libero.
Mi sono detto: Maria andò al sepolcro che era ancora buio. Faccio così anch’io! Mi alzo alle 4:30: caffè e un biscotto, poi … decido di andare a piedi e non con l’autobus. Entrato in città ho trovato tutto vuoto tranne militari e alcune persone che andavano al Sepolcro dicendo il Rosario (spagnoli? sudamericani?). Vedo un frate e mi viene l’idea di chiedere se posso concelebrare. Sì, mi dice. E’ un francescano polacco che parla bene l’italiano. Gli dico che sono italiano e che sono di Bologna. Esplode in una acclamazione: Sono pazzo di Bologna! Io pensavo che la sua pazzia/gioia fosse in riferimento all’Università o altre cose come l’industria. Invece diceva e ripeteva: “Si mangia bene e si beve bene!” Il lasciapassare per entrare nel Sepolcro era concesso, anche per … i meriti di questa Bologna che fa impazzire con la sua cucina!
Celebrare dentro al Sepolcro (l’edicola più interna) è un bel privilegio. Presidente era un sacerdote sudamericano. Accanto a lui un giovane parroco di Grosseto in pellegrinaggio con la sua parrocchia. Come si sa, specie la domenica, i riti si sovrappongono in modo chiassoso [Va detto che al Sepolcro ci sono Ortodossi, Armeni, Latini (Francescani), Copti e altri gruppi meno importanti e appariscenti]. Questa volta erano i Copti a … “dialogare” coi cattolici. Io ero a due metri dal presidente e ho capito solo qualche parola della sua omelia. C’è da dire anche che il nostro canto latino schiacciava tutto e tutti, perché era accompagnato dall’organo. Lo strumento organo è proibito dalle altre confessioni ecclesiali all’interno del Sepolcro. I frati sono riusciti ad introdurlo con sotterfugio: pezzo per pezzo, canna per canna sotto la veste sono riusciti ad avere l’organo. E – così dice la regola chiamata status quo – una volta che un oggetto c’è, non si può buttarlo fuori! Dicevo delle sovrapposizioni e del chiasso. I primi tempi (1970!!!) mi scandalizzavo di queste cose e mi rifiutavo di pregare al Sepolcro. Pregavo solo con permessi accordati per tutta la notte quando la chiesa veniva chiusa al pubblico. Ora sono cambiato: non è che mi piaccia la confusione, ma non la chiamo più così. Direi che è un “perfetto disordine”, un “disordine armonioso” che certo non fa stare in pace l’anima tua devota e non la soddisfa. Ma a me racconta in modo speculare e “spettacolare” che cosa è la chiesa. La chiesa è “una”, ma le manifestazioni o confessioni o denominazioni sono “molte”, e molto “differenti”. A Gerusalemme, specie al Sepolcro, lo vediamo bene. C’è chi vede in questo una qualche autoesaltazione o voglia di primato, io ci vedo semplicità e fierezza ad un tempo, comunque preghiera. Certe liturgie occidentali, corrette ma fredde e individualiste, mi disturbano di più. Sì, non mi scandalizzo più! Piuttosto penso: ma perché e come siamo andati a finire così? C’è qualcosa che non va, e … non solo al Sepolcro!
Ingresso nell’edicola del Santo Sepolcro o Anastasis (Risurrezione) come lo chiamano gli Ortodossi. Qui c’è confusione e splendore. Ma io guardo e non sento le voci. Guardo e leggo il Vangelo: mano a mano diventa un voce più forte di tutte, perché grida il tuo nome.
La parte strettamente eucaristica l’ho vissuta dentro l’edicola del Sepolcro (sono due le stanzette buie e anguste e io ero col presidente in quelle più interna). Ho avuto un po’ di paura per l’aria che non girava. Alla consacrazione i miei occhi sono caduti su questa espressione latina che è posta come intestazione nel quadro dei cattolici (perché anche dentro al sepolcro di Gesù ogni confessione ha il “suo” quadro!) L’intestazione dice: “Non è qui, è risorto. Guardate il luogo dove era deposto” (Vangelo di Marco 16,6). E’ vero: il sepolcro non è il luogo dove “è” il corpo di Gesù, diciamo le sue spoglie. Il sepolcro è il luogo dove “era” il corpo di Gesù. Il suo corpo terreno non c’è e non lo trovo qui. E dove lo trovo allora?
Mentre rileggevo la frase che diceva “non è qui, è risorto”, il presidente, data l’angustia del posto e dovendo far vedere l’ostia a chi era fuori dell’edicola, si è inchinato e quasi appoggiava l’ostia al mio petto. Ho avuta una sensazione emotivamente forte, direi “corporale”. Ecco dov’è quel corpo che non è più nel sepolcro: risorto e glorioso è in quel pane/vino. Il corpo di Gesù non è svanito o rubato. Risorto e glorioso è nel segno/sacramento, è nella carne dell’eucarestia, è nella carne della parola di Dio, è nella carne del vicino/prossimo, è nella carne dell’assemblea : una assemblea riunita che perdona/ama, ascolta, prega. E’ un po’ anche in quelle assemblee chiassose o in quei turisti che guardano, fotografano, chiacchierano, spingono, fanno selfie? Non tocca a me dirlo. Io penso che il Signore, in cielo, sia contento di tutti questi strani tipi che passano. Sono convinto che se li metta sulle spalle, tutto contento, e faccia un po’ di chiasso anche lui con gli angeli e i santi! A questa messa ha partecipato anche suor Caterina della Piccola famiglia dell’Annunziata. Era/è a Gerusalemme per approfondire l’arabo. E’ stato un incontro bello, consolante … Chi sta all’estero è consolato da questi inaspettati incontri, sono dei gran regali per loro, e anche per noi!
Rivedo il frate polacco, il quale continua a dire che non dimentica Bologna dove … si mangia bene e si beve bene! Uscendo dal Sepolcro (dall’edificio grande) ho preso l’abitudine degli ortodossi di baciare quella che viene chiamata la “pietra santa” e di tenere mani e testa appoggiati a questa pietra profumata dagli oli e dalle preghiere. Ho messo tanti e poveri desideri miei e vostri su quella pietra. Sono stato lì un bel po’ di tempo: mi sono sorpreso di essere solo. Infatti gli inservienti stavano allontanando tutti perché stava arrivando il patriarca degli Ortodossi, con tanto di scorta civile e militare … al passo di mazza! Bisogna dire che gli Ortodossi hanno un maggior potere dentro al Sepolcro rispetto ai Latini, Copti, Armeni. La fanno un po’ da padroni. Quest’anno (grazie a Dio e a tanta diplomazia) si sono messi d’accordo per rifare il pavimento e così togliere l’umidità che c’è nella chiesa. Al chiasso dei turisti devoti si aggiungono martelli pneumatici, colpi di mazze e martelli, spranghe che volteggiano, insomma è un vero e proprio cantiere. Debbo dire la verità, anche questa cosa non mi disturba più! Se voglio pregare “a modo mio”, sto a casa o vado in altri posti (che però non sempre trovi, anche in Italia!)
Pomeriggio. In un qualche modo oggi considero chiuso il mio tempo di ritiro. Da domani 25 fino a lunedì 1 agosto sarò con Martina, mia pronipote: suo nonno è Roberto, mio fratello. Martina (23 anni laureata in filosofia e ora avviata al lavoro di restauro) è intelligente, curiosa, piena di “perché” e di bisogno di “approfondimenti” o “spiegazioni” anche nei confronti di Dio e della Chiesa. Qui a Gerusalemme i suoi perché cresceranno senz’altro! Con lei è Lorenzo, ingegnere di Verona: ha 26 anni. Molto bravo, attento alle cose e che … mi aiuta tanto in inglese. Penso che sarò a loro disposizione per vedere Gerusalemme e anche Betlemme.
Chiacchiere, confusione, spintoni, preghiere: tutto nella stessa direzione, tutto verso … la persona di Gesù!
Lunedì 25 luglio
Leggo gli ultimi versetti del Vangelo di Marco, precisamente 16,1-8. Li ho letti questa mattina al sepolcro, e quello che mi ha colpito particolarmente si può riassumere così.
Il masso che chiudeva il sepolcro e “separava fisicamente” le donne dal corpo di Gesù morto, creava problema nella loro mente, perché era molto grande. Ebbene, quel masso … era già stato rotolato via.
Entrano nel sepolcro e vedono un giovane vestito in bianche vesti, seduto. Sono meravigliate e impaurite.
Le cose che dice questo giovane (a mio parere questo giovane rappresenta Marco stesso che spiega le cose al lettore) sono veramente importanti e capitali.
Voi cercate il Gesù vero, non un mito, il Gesù crocifisso. Bene, il crocifisso è risorto. E non è qui: guardate bene, lo vedete? Andate dai discepoli e dite questa parola (questa parola mi colpisce molto e mi sta guidando nelle mie scelte): “Il Risorto vi precede in Galilea”. Ma … non diciamo noi che Gesù risorto è in cielo? Certo, ma è con voi sulla terra, anzi cammina e vi precede. Dov’è di preciso? In Galilea. In Galilea Gesù aveva incominciato la sua vita e il suo ministero. Rileggiamo questo brano: “Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo” (1,14). Come dire: dovete fare e dire quello che ha fatto e detto Gesù. Credete a lui, fidatevi di lui, seguite lui, il Risorto, che vi sta davanti. “Là lo vedrete”. Se fate così non avete bisogno di visioni spettacolari. Vedete il Risorto … se lo seguite e solo se lo seguite!
E’ importante anche l’ultima frase del Vangelo. “Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite”. Non dissero niente … è impossibile! Marco vuole dirci che la risurrezione lascia “pieni di spavento e di stupore”: non la sai raccontare, non ci riesci. E’ tanto fuori dal mondo che le tue parole non convincono nessuno. Puoi soltanto credere, fidarti, e vivere la risurrezione.
È ritenuta la pietra sulla quale Gesù è stato deposto ed è stato profumato.
Qui, specie gli ortodossi … depongono le loro preghiere
Con certo ritardo arrivano Martina (mia pronipote) e Lorenzo (suo compagno). Martina è la ragazza dei perché, del chiedere ragione a tutto e a tutti. Ha subito fatto amicizia col gatto della foresteria. Dice di volere fare un cammino autonomo, di conoscenza e di ascolto. Si dice non credente: “credo di non credere” dice spesso. Lorenzo non lo conosco. So che è di Verona e che suo padre è un ebreo non praticante e che sua madre è cattolica. Vede le cose con molta intelligenza e sensibilità. Rispetta le tradizioni/culture degli uomini. Molto diverso da Martina. Le vuole molto bene. Siccome Martina è vegana, e io no, ho deciso di farmi portare il mangiare dalle suore!!!
Ecco i due arrivati! Martina, mia pronipote, e Lorenzo suo compagno. A Martina non piace farsi immortalare in luogo sacro. Ci ha pensato Lorenzo Ravasini, nostra guida per quel giorno.
Martedì 26 luglio
Con Martina e Lorenzo siamo entrati in Gerusalemme. Al museo della Cittadella di David (porta Jaffa) abbiamo preso una zuccata. Tutte le stanze di esposizione delle varie epoche della storia di Gerusalemme erano chiuse per restauro. L’incaricato l’aveva detto, ma in inglese molto veloce. Io non c’ho capito niente e sono andato lo stesso. Cento shekel … sprecati!
Mi sono sentito molto debole per il caldo e forse anche per la delusione dei tanti luoghi chiusi e per la fame. Uscito e solitario ho mangiato un ottimo falafel, bevuto un ottimo caffè all’italiana alla porta di Jaffa, e mi sono sentito meglio.
Abbiamo visitato il Sion cristiano: Cenacolo e tomba di Davide. Eravamo soli, non mi era mai successo di trovare tanto silenzio. Alla tomba di Davide, rigidamente custodita dagli Ebrei, c’erano tanti bambini che pregavano. Il contenuto della preghiera, che un incaricato ha dato anche a noi, aveva questo titolo “Non fare del male a nessun uomo nel mondo”. Mi ha impressionato la serietà di questi bimbi, la loro compostezza, senza alcun bisogno di richiami. Insomma sapevano già pregare esattamente come gli adulti.
Siamo scesi (come Gesù) al torrente Cedron (sempre asciutto). Attraversata la valle, mentre spedivo i miei due amici sul Monte degli Ulivi (io proprio non ce la facevo a salire … a quell’ora) mi sono fermato al Getsemani. Anche lì ero solo e ho potuto pregare col volto sulla roccia dell’agonia: preghiera emotivamente intensissima per me e per tutti.
I due andati al Monte degli Ulivi se la sono presa con calma. Alla fine ci siamo ritrovati. Mi ero preso un po’ paura, perché era caldo (ore 15-16) ed ero stanco. Visita a S. Anna e piscina probatica. Ho indicato loro dove io ho abitato per tre mesi assieme ad amici e soprattutto con don Giuseppe Dossetti. Buona bevuta di una spremuta di melograno (un po’ aspra in verità) all’inizio di via Dolorosa. Salita per la via Dolorosa. I due sono bravi a non fermarsi ai negozi, sempre molto allettanti. Martina faceva fatica vedendo tanti dolci a … lasciarli lì. Ma poi si è abbondantemente rifatta in seguito!
Siamo passati dal Sepolcro solo per un primo approccio. Non c’è molta gente, ma i lavori al pavimento che si stanno portando avanti disturbano non poco: chiusure ovunque. Ho rivisto volentieri il frate polacco che è pazzo di Bologna per il cibo, le colline e le belle salite in bicicletta. Questa volta ho capito che è un membro di un gruppo di amanti della bicicletta e che l’anno scorso aveva girato tutto il nostro territorio e anche … San Luca, arrivando secondo!
Al ritorno, mentre i due continuavano le peregrinazioni in via Jaffa, ho salutato una donna in foresteria. E’ ebrea e di religione ebraica, mamma di tre figli, ma è affascinata dal clima che respira dalle suore, ed è da circa 30 anni che se può viene a salutarle. E’ beatamente impressionata dal canto delle suore. Aveva voglia di chiacchierare forse anche di cose serie (metà inglese e metà ebraico) ma io avevo voglia di andare a letto, dopo una giornata in cui ho avvertito il peso degli anni.
Sono belle le mura di Gerusalemme. Quella che vedete di fronte è chiamata “Cittadella di Davide”. L’abbiamo visitata, ma era tutta chiusa per restauro!
Mercoledì 27 luglio
Al mattino trovo in chiesa questa donna (si chiama Rachel), la saluto ma non entro in argomenti: Anche perché la vedo assorta nell’ascolto beato del canto delle Lodi.
Al pomeriggio guido una celebrazione penitenziale delle suore in vista dell’indulgenza plenaria della Porziuncola. Confesso 5 suore. Poi scorgo un gruppo di turisti che vengono a sentire per qualche minuto il Vespro. La loro guida è israeliana. Piano piano (dicono le suore) molte guide israeliana portano i turisti (specie americani) a vedere il monastero: è un luogo e una vita che li incuriosisce. Poco prima avevano ascoltato in parlatorio suor Maria di Nazaret, ruwandese abbadessa del monastero.
Lorenzo e Martina sono partiti questa mattina per visitare YadvaShem (museo olocausto), il museo della storia di Israele,il museo del Libro, il parlamento Knesset. Sono curiosi e molto impegnati. Io sono stato a casa a fare … il cappellano del monastero.
Dopo cena mi viene incontro Arthur, il giovane di Parigi che si sta perfezionando in ebraico. Al primo incontro, avendogli detto che prego al mattino e dico qualche parola in ebraico nella preghiera, lui mi ha detto: io sono cattolico non praticante, dì una preghiera per me. Bene, dopo cena mi dice raggiante (questa volta in francese perché era emozionato): Ieri mattina ero alla tua Messa delle 8. Hai visto che ho preso quella cosa che tu metti nel vino? Sì, la comunione, dico io. Bene, era sette anni che non facevo la comunione e ho sentito una grande forza dentro che mi ha spinto a farla. Poi mi ha spiegato che ha letto la via di Charles de Foucauld. E’ rimasto colpito dal fatto che questo ufficiale, credente ma non praticante, fosse andato da un abate prete per porgli mille domande sulla fede, e tanti perché ecc. Il prete gli ha detto: Adesso ti metti in ginocchio, ti confessi e poi vai a fare la comunione. Carlo/Charles ricorda che questo fu l’avvio della sua conversione ad una vita veramente cristiana. Arthur ha fatto la stessa cosa ed era contentissimo. Mi ha chiesto se dicevo Messa anche il giorno dopo, perché lui parte per Parigi la sera. Dirà Messa un prete francese Jean che è qui in esercizi. Io saluterò Arthur al ritorno dalla visita della Spianata e del Muro del pianto.
E’ la cappella delle suore: le vedete là di dietro! Pregano tanto e cantano benissimo! Ho pregato molto anch’io in questa cappella che ricorda le nostre cappelle e chiese. Sono preziose, perché sono tutte … a Gerusalemme!
Giovedì 28 luglio
Bella giornata con Lorenzo Ravasini, fratello della famiglia della Visitazione (Sammartini). Con lui adocchiamo subito un negozio arabo che vende prodotti prodigiosi per le malattie della pelle. Io penso alla mia psoriasi. Non posso comprare perché dobbiamo andare alla spianata delle Moschee e non possiamo portare libri o oggetti. I palestinesi hanno paura che gli ebrei portino la loro Bibbia sulla spianata, preghino e quindi si sentano padroni del luogo. Leggero controllo della polizia israeliana, nessun controllo di quella palestinese. Prima di entrare, in zona ancora ebraica c’è una bella ricostruzione del Tempio di Gerusalemme. Si imparano tante cose guardando quel modellino!
Davvero è uno spettacolo vedere e anche camminare sulla spianata. Lorenzo ci ha detto del grande lavoro fatto da Erode per formare questa spianata. Finalmente una foto: Martina, Lorenzo suo compagno e il sottoscritto con la splendida Cupola della Roccia alle spalle. Martina odia fare le foto nei luoghi di culto, e allora … ce le ha fatte Lorenzo Ravasini!
Luogo sacro per i musulmani e gli ebrei. Si riconosce come luogo del tempio di Gerusalemme. Di spalle da sinistra: Lorenzo Ravasini (guida di quel giorno), Martina, Franco
Abbiamo poi visitato la zona del Muro del pianto (gli Ebrei lo chiamano Muro occidentale). Martina, brontolando, va da una parte perché è donna, e Lorenzo e io tra gli uomini. Ho pregato molto con la testa contro il muro. Poi sono arrivati tanti bambini, vestiti benissimo. Era la loro festa: essi la chiamano “bar mitzvà” che vuol dire “figlio (che si fa osservante) del comando di Dio”. Insomma è la festa dell’età adulta per un bimbo: un po’ come la nostra Cresima. [Ricordate che Gesù rimase a Gerusalemme proprio in una occasione del genere? Aveva 12 anni come questi bambini]. La cosa che ci ha stupito è che questi gruppi (fuori dal rettangolo sacro della preghiera) elevavano tanti canti e balli ritmati. Ad un certo punto sentiamo il ritmo di “Bella ciao”! Questo ritmo Lorenzo Ravasini l’ha sentito anche a Betlemme, suonato da scout cattolici, all’ingresso dei patriarchi ortodossi nella piazza della Basilica della Natività.
Bella anche la visita delle fondamenta del tempio, o meglio, dei camminamenti e delle pietre che formavano nella parte sud le vie d’ingresso al tempio e la zona del Portico di Salomone dove Gesù tante volte predicava. Pietre gigantesche del tempo di Erode. Una, tutta d’un pezzo, è lunga 14 metri.
E’ un caldo boia. Sono le ore 12. Non vedo l’ora di bere e mangiare. Noto che faccio sempre molta fatica in questi spostamenti, con tante scale, con poca ombra … Finalmente bel pranzetto pagato da me in ristorante arabo: humus, falafel, verdura e … niente vino ma solo limonata! Abbiamo preso poi un buon caffè in ambiente austriaco, a pochi metri.
Lorenzo Ravasini ci lascia alla porta di Damasco (guarda a Nord). Ci fermiamo in quartiere cristiano. Fa un gran caldo e ci prendiamo una buona e fresca spremuta d’arancia. Il giovane che ce la serve dice che è stato in Italia (Napoli, Amalfi, Roma … non è proprio un poveretto) e che il cibo è meno caro che in Israele. Mah, forse pensava alla pizza di Napoli.
Ingresso al Santo Sepolcro. E’ l’ingresso del tempo dei crociati
Al ritorno da questi giri, mi sono fermato al Sepolcro. Sapevo che c’è confusione somma, ma mi sto abituando a questa confusione. Guardo il Sepolcro e guardo la gente: a me sembra che faccia tutt’altro che pregare. E invece non è così. Pregano a modo loro e non a modo mio. Pregano … già con la loro presenza in quel luogo. Perché sono lì? Il luogo non è bello, non si mangia, non si fanno affari … Sono lì, anche se non lo manifestano sempre, per una persona: Gesù. Avvertono che lì qualcuno, Gesù, è morto perché si interessava della gente, la guariva perché l’amava. Amava tanto il suo Dio: lo chiamava papà. Non ha mai rifiutato l’amore e l’obbedienza a Dio, l’ascolto e l’amore agli uomini, fino a morire per loro … in quel luogo lì! Se uno ha capito questo, ha capito il cristianesimo. Il cristianesimo è una persona e non un’idea o un messaggio. Io almeno la penso così, e quando sono lì sento e mi ripeto la parola di Gesù e vedo i suoi gesti. Vicino a me sulla panca davanti al Sepolcro dove mi siedo sempre c’era uno che pregava davvero. Un’altra persona, una donna forse russa o comunque orientale, ha occupato l’unico posto libero accanto a me. Sbirciando vedevo che teneva le palme volte in alto. A me basta questo per uscire contento dal Sepolcro e dire: come sono fortunato ad essere qui dove davvero Gesù c’è stato, davvero Gesù ha predicato, davvero è morto, davvero ha dato la vita per me. Possibile che, dai una volta e dai due, non ti venga un po’ di amore per lui, non ti venga la voglia di dare un pizzico della tua vita a lui e agli altri, invece di godertela per te solo!
Ritorno in autobus via Hebron: c’è tanta gente, donne e giovani, che hanno finito la loro giornata lavorativa. Non parlano, non ti guardano nemmeno. Sono stanchi, molto più di me.
Giornata bellissima con Lorenzo Ravasini che ci ha portato a pregare al Muro del pianto o Muro Occidentale che sosteneva il Tempio di Gerusalemme, sulla spianata con le Moschee. Poi agli scavi accanto al Tempio. Poi … siamo finiti in pasticceria: Kanafeh, il dolce più buono di tutta la città. Martina è impazzita!
Venerdì 29 luglio
A Messa celebra fra Alessandro Coniglio, biblista e insegnante al Convento della Flagellazione in via Dolorosa. E’ uno specialista dei salmi. Abbiamo chiacchierato molto: bravo e sa tante cose.
Lorenzo e Martina scelgono di andare al Mar Morto e poi anche a Masada. con una agenzia di viaggio. Sarà un gran caldo e l’acqua salata del Mar Morto non li rinfrescherà certo. Me li immagino pancia all’aria in acqua, divertiti e salati il giusto! Visitano anche le grotte di Qumran e si informano dei rotoli del Mar Morto.
Giunge un giovane pellegrino che è arrivato a Gerusalemme a piedi (Atene-Tel Aviv però in aereo). Viene da Bassano (e io da Bazzano!). Parla molto e io cerco un po’ di calmarlo. Ma è un bel tipo, tutto affidato alla provvidenza. Ha centomila cose da narrare. Non gli ho ancora chiesto perché fa questa esperienza. Soltanto, dice che in tutti i luoghi santi chiede di fare volontariato qualche mese nei conventi o monasteri o ospedali. Si trovano ancora queste persone: Gerusalemme è fatta anche di questi personaggi, un po’ anomali ma stupendi!
Questa sera il giovane pellegrino ha ascoltato una lunga e animata conversazione tra me e Martina, sempre impegnata a dire che per lei Dio (il Dio che predica la chiesa e che le è stato dato al catechismo e nell’educazione infantile) non esiste, che non lo sente, che la sua storia se la deve creare lei, che bisogna chiedersi i perché di tutto e niente va accettato se non è capito … Con umiltà, ma anche con decisione, quel giovane ha raccontato che non credeva in Dio, che era distrutto anche perché la compagna (si trovavano a Parigi) lo aveva lasciato. Allora, ha lasciato il lavoro di infermiere e ha deciso per un certo numero di anni di camminare per il mondo, fidandosi della provvidenza e dell’aiuto delle persone. Piano piano sta scoprendo che Dio gli è vicino, che bisogna vivere come Gesù. Dice anche di sentire forte la presenza di un Gesù che guarisce. Un po’ sui generis certamente, ma a me ha fatto buona impressione. E’ una persona vera. Ha 26 anni e ha voglia di scoprire il mondo, le persone come sono. Può darsi anche che voglia consacrarsi a Dio, ma per il momento pensa più ad una famiglia e a come affrontare bene la vita dandole il senso giusto.
Andrea, il pellegrino che ha fatto Bassano Gerusalemme a piedi, Franco e Martina (nella foto), Lorenzo …siamo tutti sulla strada e per strada: c’è sempre una Parola che ci viene incontro, una Indicazione, una Persona.
Sabato 30 luglio
Salutiamo Andrea il pellegrino. E’ molto gioioso, fiducioso. Andrà alla parrocchia S. Salvatore di Gerusalemme e forse lì hanno bisogno di un volontario. Se no, continua contento a girare.
Con Lorenzo e Martina andiamo a Betlemme in autobus. E’ un po’ complicato perché è sabato, giorno sacro di riposo per gli ebrei. Mi interessa incontrare le suore e le persone del Caritas Baby Hospital di Betlemme, unico ospedale pediatrico in Palestina. Conosciamo già questo ospedale, perché i bimbi della prima Comunione coi loro catechisti e genitori hanno stabilito un contatto e poi hanno fatto anche un’offerta in denaro. Le suore (quella che ci ha accolto si chiama Elia con accento sulla E ed è indiana) sono della congregazione di Maria Bambina e hanno preso il posto delle francescane che non avevano vocazioni. Quindi le suore nuove non sapevano nulla del rapporto Bazzano Betlemme. Sono state gentili, ci hanno dissetato e dato datteri buonissimi, ci hanno fatto dire una Ave Maria per tutti i bimbi. Non hanno potuto farci vedere l’ospedale, perché c’era il Covid in atto in alcune famiglie.
E’ stato molto interessante la visita ad un museo-galleria palestinese accanto all’ospedale (con decorazioni di Banksy) sostenuto e guidata da un gruppo di giovani. Con verità e competenza, questi giovani hanno inventato un percorso che fa vedere la storia dell’occupazione israeliana col lento soffocamento dei diritti dei palestinesi. Mi fa sempre impressione ascoltare la chiamata (registrata) di un soldato israeliano alle 4 del mattino ad una casa palestinese. “Sono un membro della polizia. Tra un quarto d’ora arriviamo con bulldozer e demoliamo la casa che possedete abusivamente. Avete un quarto d’ora per uscire con le vostre cose”. E poi si può vedere un bel servizio fotografico di un giornalista che racconta il dramma di Palestina con un documentario dal titolo “Cinque camere da ripresa stritolate”. Con una camminata di quasi un’ora siamo andati alla chiesa della Natività. Martina aveva piacere di vedere il restauro della chiesa e le immagini ritrovate. Durante il cammino: un diavolerio di urla, di clacson, di caos stradale, perché … gli studenti di Betlemme finivano la scuola e festeggiavano il diploma! Mai vista tanta gioia sfrenata, ma senza incidenti.
Alla chiesa della Natività non c’era nessuno, forse perché erano le 13, forse perché covid … E allora mi sono piegato due volte nella grotta col volto dove si dice che Gesù sia stato deposto appena nato. Con emozione gli ho detto: aiuta tutti i bimbi che stanno male e i loro genitori; aiuta i bimbi che crescono, i loro educatori. Dacci qualche idea nuova ma buona per l’educazione dei giovani …
L’immancabile pranzetto a base di humus, falafel, verdure e altri nomi difficili che però indicavano cose buone. Il ristoratore era un ortodosso. Abbiamo (ho!) anche pagato poco: 65 shekel (meno di 20 euro). A Gerusalemme, due giorni prima (eravamo in quattro) abbiamo speso 175 shekel, e abbiamo mangiato meno e meno bene!
Al ritorno, in autobus, abbiamo potuto vedere l’invasione degli insediamenti ebraici tra Gerusalemme e Betlemme nei territori occupati. E’ un paesaggio snaturato e umiliato, anche … se fa correre meglio le auto, ma solo quelle degli ebrei! In autobus abbiamo avuto il controllo della polizia israeliana.
Una superstrada deve passare di qui, ma Daud palestinese dice che è la terra dei suoi padri e vi si oppone pacificamente. Le scritte manifestano quello che ha nel cuore.
Muro con torre militare di controllo
Al ritorno, Lorenzo e Martina hanno un colloquio con suor Maria di Nazaret, abbadessa. Sentirò come è andata. Martina dice che non crede, Lorenzo non è un praticante … insomma avevano un po’ timore! Martina mi ha aiutato a fotografare un bel disegno che ha al centro il pellicano. Il disegno (del 1902) è di Charles de Foucauld (santo) che ha abitato in questo monastero per 4 mesi. Aveva una capanna a 50 metri dal luogo dove dormo io. Charles era un francese militare ed esploratore, pratico di rilevazione e di schizzi. Tanti foglietti e carte sono rimasti in questo monastero.
Domenica 31 luglio
Concelebro con Jean, giovane prete francese che, dopo un ritiro di una settimana, è partito per Abu Gos/Latrun dove stanno dei Trappisti. Con un gruppo di 20 persone si farà pellegrino, affidandosi a Dio e a qualche conoscenza. Prevede di dover dormire due notti all’aperto nel deserto di Giuda.
Mentre gusto da solo un ottimo pranzo, mi si presenta un giovane. Si chiama Hussein ed è turco. Qualche tentativo di approccio (qui è impossibile non parlare e non presentarsi). Mi dice: Sono di Istanbul e sto studiando l’ebraico. Voglio approfondire le tre grandi religioni: Ebraismo, Cristianesimo delle origini e Islam. Sono musulmano, ma ho studiato presso le scuole cattoliche dei domenicani a Istanbul. Poi aggiunge: Ho finito di studiare teologia! Mi piace conoscere le cose come erano all’inizio delle chiese. Queste tre religioni ci uniscono: abbiamo tanti personaggi che sono comuni: Gesù, Isaia, Salomone, Abramo … Mi ha sorpreso che il primo nome fosse Gesù. Avrei voluto chiedere di più, ma lui doveva prendere l’aereo e poi il mio fragile inglese non me lo permetteva. Quanto mi sarebbe piaciuto proseguire! Quanto cose belle si incontrano!
Al pomeriggio, approfitto di una Promenade (opera grandiosa realizzata da benefattori stranieri specie americani) che si trova proprio accanto al monastero. Praticamente è un monte intero che guarda nella sua dolcissima parte declinante a Gerusalemme, noi diremmo verso Gerusalemme est. A motivo del sole e del caldo e di qualche pianta non potevo vedere la spianata delle moschee, e ho dovuto guardare dalla parte del monte degli Ulivi. Sul davanti avevo quel monte che è chiamato “monte del cattivo consiglio” e mi sono messo a pregare. In un primo momento ho pregato per l’Italia. Poi ho ricordato la lettura dell’Ora Media che diceva “Noi non sappiamo come e cosa chiedere, ma lo Spirito viene incontro a noi con gemiti che non si riescono a narrare”, e ho lasciato libero lo Spirito di dire quello che voleva: chissà cosa ha chiesto? Io ero un po’ preoccupato per il mio rientro, perché arrivano addosso tanti impegni. Credo che il più grosso sia l’essere stato nominato Amministratore parrocchiale di Monteveglio e Oliveto. Mi fa problema!
E poi sono stato distratto, si fa per dire, dal passaggio di una coppia palestinese e ho pregato per le nostre famiglie. Poi due gruppi di giovani che facevano esercizi con quegli aggeggi a due ruote comandati elettricamente (seg-way). Salutavano con shalom: erano ebrei. Ed erano una trentina! Ho pregato per i nostri giovani.
Promenade con vista Monte degli Ulivi
La sera è vigilia di partenza di Martina e Lorenzo. Hanno offerto un ottimo dolce comprato in città vecchia e poi ci siamo lasciati andare a riflessioni molto profonde sulla fede, la ragione, sul senso della vita. Martina ha molti dubbi e vuole procedere non per fede, ma per certezze. Io ho detto soltanto che il confronto non va fatto con Dio direttamente, ma con l’esperienza storica di Dio che è l’umanità di Gesù. Credo che si debba partire da Gesù: lui mi ha amato tanto da morire per me e per tutti. E quando vado al sepolcro penso solo a questo, e cioè che “davvero e storicamente” Dio mi ha amato nella persona amabile, mite, che è Gesù. Le obiezioni di Martina non mancavano, ed erano molto pertinenti. Lorenzo faceva un po’ da ponte e ci ha aiutato a vedere le cose, le scelte come esperienze e non come concetti e sentimenti.
L’abbiamo tirata per le lunghe. Poi abbiamo concluso, anche perché era presente (in saletta da pranzo) una donna armena abitante a Gerusalemme, che appariva un po’ infastidita dal nostro discutere. Tanto che a un certo momento, disegnando come un cerotto sulla propria bocca, forse voleva dire: io sono qui per fare silenzio e pregare, o comunque smettetela. E noi abbiamo preso su e siamo andati a lavare i piatti.
Biglietto di Lorenzo e Martina. Non ti viene voglia di …
Lunedì 1 agosto
Alle 6:30 Martina e Lorenzo mi salutano per tornare a Bologna. Martina viene nel mio eremo e mi vede sveglio da molto tempo. Cosa fai? Prego. Un attimo di silenzio profondo. Poi baci, abbracci, raccomandazioni, sorrisi. Proprio sulla porta del monastero Martina mi dice: Sai, zio, ho pensato alla fede! E’ stata l’ultima parola che mi ha detto, e poi ho aperto il cancello. E via … al fresco mattutino di Gerusalemme.
La camera/studio. Di fronte il cimitero di tutte le suore dal 1875 a oggi. Posto molto … quieto!
Appena arrivati mandatemi un messaggio, avevo detto. Nel pomeriggio, leggo da parte di Martina questo messaggio: “Quando hai tempo mi indicheresti un’edizione buona e ben commentata della Bibbia e del Vangelo?”. Mi sembra quasi un miracolo!
Io partirò giovedì 4. Al momento vedo poche persone in foresteria. Ma, da oggi arriva fra Alessandro Coniglio (si chiama proprio così) che farà una settimana di esercizi spirituali. E’ un biblista di Antico e Nuovo Testamento e insegna alla facoltà francescana che ha sede in Gerusalemme: alla Flagellazione, in via Dolorosa
Martedì 2 agosto
Qui a Gerusalemme e presso le Clarisse “il perdono di Assisi” si fa come solennità. E’ stato molto bello. Un frate (fra Diego di Modena o Reggio) che ha aperto e custodisce belle cellette per la preghiera al luogo del Getsemani, ha celebrato la Messa. Lui si ricordava ancora di un incontro avuto tre anni fa, quando ero con Roberto, Agnese e Roberta. Mi sono confessato da lui, anche perché questo sacramento fosse grazia e forza per gli impegni che mi sono venuti addosso con la morte di don Ubaldo (tra l’altro, era lui il mio confessore). E poi … è il cinquantesimo di sacerdozio: ci sono cumuli di peccati in 50 anni!
Incomincio a “vedere” qualche regalino da portare a casa. Ho l’incubo dei 20 kg per volo Ryanair!
Mercoledì 3 agosto
La foresteria è quasi vuota. Come prete c’è fra Alessandro che fa gli esercizi spirituali e al mattino celebra con me. Faccio più attenzione alle letture del giorno (Messale Romano).
Questa mattina alla Messa delle 8 c’erano parole molti significative, e che ho vissuto come “indicazioni” per il mio postcinquantesimo. Con tutto quello che immagino ci sarà da dire e da fare nel mio immediato futuro, le trovavo molto appropriate. Mi hanno toccato queste parole del profeta Geremia (capitolo 31). “Ti ho amato di amore eterno e ho conservato il mio amore”. E’ bello sentirselo dire da Dio! E io, e noi cosa abbiamo fatto? Non abbiamo conservato l’amore per lui. Ed ecco le altre parole che mi/ci danno tanta forza e speranza. “Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine d’Israele” [fate caso a quel “di nuovo” che indica una ripartenza, se non una nuova generazione]. “Di nuovo avanzerai danzando tra gente in festa”. E infine:”Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria”. Insomma, il Signore ti dà forza perché anzitutto tu sia edificato di nuovo (conversione); e allora tu di nuovo farai festa (Eucarestia); e di nuovo pianterai vigne (missione, vino, amore). Le ritengo luci molto forti per me, le sento come indicazioni e regalo per la mia prossima vita.
E’ uno schizzo fatto da san Charles de Foucauld quando era ospite nel monastero delle clarisse di Gerusalemme. Nell’archivio ci sono tanti disegni del santo. Prima della conversione era un ufficiale che amava le esplorazioni e i rilievi (Algeria nel deserto del Sahara e Marocco). Qui vedi che ha disegnato il pellicano che nutre i piccoli col suo sangue (immagine a noi di Bazzano molto cara). La scrittura è in francese, interessantissima. Martina, restauratrice, potrebbe darci una mano!
Oggi poi sono stato chiamato dall’abbadessa per salutare due persone italiane. Erano un prete di San Miniato (Firenze) e un insegnante di religione laico sempre di San Miniato. Avevano fatto gli esercizi spirituali al convento del Getsemani, dove fra Diego (visto ieri qui dalle suore) mette a disposizione delle celle in mezzo agli Ulivi per poter pregare. Chi prega si deve anche fare da mangiare. Hanno detto che è stata una esperienza molto bella, solo che … il muezzin e il traffico che scorre a pochi metri dal luogo di preghiera rende tutto più difficoltoso. Questi due tipi prenderanno lo stesso aereo che prendo io domani per Bologna.
Le monache vogliono preparare bene le cose che servono per la mia partenza: chiamare il servizio pubblico “netzer”, farmi il foglio del ceck in … E così non sono riuscito a fare la dormitina pomeridiana! Di fatto dovrò prendere un taxi fino alla stazione di Gerusalemme, e poi il trenino che porta direttamente a Ben Gurion. Essendomi sbagliato a leggere un messaggio dell’Agenzia riguardo al volo, ho messo in crisi la Petroniana (che non rispondeva) Martina già a Bologna e le monache. Non avevo letto tutto il messaggio, che diceva … tutto a posto per la partenza. E beh!!!!
4 agosto 2022
Oggi è memoria di San Giovanni Maria Vianney, curato di Ars in Francia. E’ patrono di noi parroci Nel monastero non ci sono presenze in foresteria. C’è un grande silenzio. Sembra spaesato anche il gatto! Anche oggi le letture della Messa mi danno luce, forza e speranza. Geremia (capitolo 31) parla di una “alleanza nuova”. Quindi non come quella che Israele sta vivendo dall’uscita dall’Egitto. E com’era questa alleanza? Era una alleanza di liberazione dalla schiavitù. Dice il Signore: “Ti ho preso per mano per farti uscire dalla terra di Egitto”. E’ un’alleanza che consiste nel tirarti fuori da qualcosa che ti tiene schiavo: in un certo senso è violenta, perché ti strappa … L’alleanza nuova invece non ti strappa più, ma è un entrare nel cuore, cioè nella testa. E’ Dio, è la sua parola che entra nella tua testa, nel tuo pensiero, nei tuoi progetti, nelle tue decisioni … e così tu cambi veramente e cammini guidato dalla parola che è scritta ed è entrata nella tua testa. Pensavo che spesso noi siamo fermi alla prima alleanza, e lasciamo che Dio ci tiri avanti a “cucci e spintoni”: Lui vuole questo, non vuole quello, comanda, proibisce … per cui arriviamo a sentire Dio un po’ fuori di noi, quasi un direttore o un padrone mai contento. Invece è bene lasciarlo penetrare in me, lasciare che parli al cuore/testa, e così andiamo d’accordo (in quanto sono io a cambiare) e camminiamo insieme Questa è la nuova alleanza: l’operazione che la rende possibile è il dono dello Spirito Santo assieme al perdono di Dio.
Con la testa non sono più a Gerusalemme. Sto facendo la valigia, attento che non superi 20 kg. La memoria del protettore dei parroci mi ha portato a Bazzano e a Montebudello, e anche … a Monteveglio e Oliveto. E poi in Valle Aurina, e poi (e questo mi fa tanto pensare) alle celebrazioni delle Cresime che farò come delegato dal nostro vescovo. Queste ultimissime sono una cosa del tutto nuova per me: mi danno ansia sia il pensiero di rappresentare il vescovo, sia la presenza di tante persone che non conosco (molte delle quali non hanno tanta voglia di stare in chiesa!).
Faccio ordinazione di 300 Rosari con accluso un pezzettino di Terra Santa. Un regalo a chi parteciperà ai festeggiamenti del cinquantesimo? Leggo infatti dal sito della parrocchia … “festeggiamo don Franco”. Meglio dunque premunirsi!
Visto che notoriamente mi trovo in difficoltà negli spostamenti, le suore chiamano un taxi. Il taxista è un armeno di fiducia, ma è anche un tipo furbo che sa leggere le situazioni. Capisce subito che io sono imbranato, e che … ho dei soldi. Mi consiglia e ottiene di portarmi direttamente all’aeroporto: 70 euro. D’accordo e si parte.
Ponte di Calatrava
Il viaggio trascorre in silenzio. Non avevo voglia di parlare. Avrei dovuto chiedergli perché Gerusalemme è così cambiata, perché tanti e lunghi muri che proteggono vie preferenziali, autostrade per Ebrei soltanto, perché torri militari di controllo, perché villaggi palestinesi isolati o abbandonati, perché insediamenti ad ogni passo, militarmente difesi … Guardavo e basta, con tristezza e rassegnazione, ma anche con tanta partecipazione emotiva per le persone che vivono nella occupazione militare da quasi 60 anni! E’ un dato di fatto che si allargherà ogni anno di più.
Senza intoppi siamo arrivati al Terminal 3 di Ben Gurion. Scendo, prendo valigia e marsupio. Pago i 70 euro. Grazie e arrivederci. Entro nell’aeroporto affollatissimo. Chiedo e individuo il punto per fare i controlli di rito. Sono molto in anticipo … vado alla toilette. Dopo alcuni passi, mi si para davanti un signore ansimante che tiene uno zaino in mano e lo sventola. Era il mio che … avevo dimenticato in taxi. Dentro c’era il computer e alcuni altri strumenti di lavoro. La cosa ha del comico o del freudiano: io che non so usare il computer … lo dimentico in taxi a Tel Aviv. Comunque ho tirato un grande sospiro. Sul momento ha saputo dire solo un grazie, dandomi una grande botta in testa! Forse l’armeno si aspettava anche qualche riconoscimento in denaro. Non mi è venuto di pensarci. Intanto l’uomo era andato via: bravissimo e onesto! Poteva benissimo disinteressarsi della cosa.
In attesa, al gate mi mangio un buon succoso sandwich. L’aereo è in ritardo di un’ora e trenta. Trovo un frate di Firenze che viaggerà con me e che mi dice tante cose di prima mano riguardo alla situazione in Israele, soprattutto l’opera preziosa della Custodia di Terra Santa nel comprare case e terreni per i cristiani e dare loro lavoro, diversamente, lascerebbero il paese; mi dice del difficile e diplomatico rapporto con le autorità israeliane. E poi incontro i due di S. Miniato. L’insegnante laico di religione, architetto, ha lavorato anche nel Sepolcro dieci anni fa.
Viaggio comodo, eppure mi annoio. Ho accanto a me una signora molto grossa (un sorriso e poi basta) e al finestrino un palestinese (forse) tutto tatuato e addormentato per tre ore. Sono stanco: abbiamo in Israele un’ora in meno di sonno rispetto all’Italia. Arrivo a Bologna alle 23:30. Iodice Francesco è puntuale nel venirmi a prendere.
5 agosto 2022
00.10 Sono a casa. Trovo subito le chiavi (meno male!) Entro. Saluto il Signore che è in chiesa, ma … da lontano perché c’è l’allarme, programmato da mezza notte alle sei. Salgo a primo piano. Niente cena, niente doccia, niente compieta. Fa tanto caldo. Alle 0:40 sono a letto. Penso, forse sogno: Gerusalemme, le sorelle del monastero S. Chiara, Betlemme, il Sepolcro, Tel Aviv, l’armeno che mi rincorre con lo zaino in mano con dentro il computer. E sì, dentro c’era il computer … con questo lungo diario, questa chiacchierata a ruota libera. C’era quel poco o tanto di me che avete appena letto. Mi sarebbe dispiaciuto non condividerlo con voi o saperlo disperso … magari nel quartiere armeno di Gerusalemme!
E’ la chiesa di S. Stefano di Bazzano: tanto bella per me!
E io sono qui: cosa voglio di più!
Finisce un pellegrinaggio e ne incomincia un altro, ancora più bello!