Annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo

 

Atti 28,23-31

Ultimo incontro di Paolo coi fratelli giudei.

“Dalla mattina alla sera esponeva loro il regno di Dio”, cioè che Gesù Messia, speranza d’Israele, con la sua risurrezione, aveva inaugurato il regno di Dio. E questa spiegazione egli faceva partendo dalla Legge di Mosè e dai Profeti, com’era sempre solito fare.

Interessante il modo col quale si conclude l’incontro: i Giudei sono in disaccordo (a-sinfonici) non tanto con Paolo, ma tra di loro, riguardo a Gesù. C’è in Israele, come dice la Scrittura, chi indurisce il cuore per non ascoltare e chiude gli occhi per non vedere. Per non vedere cosa? … il disegno di Dio in Gesù.

Ecco allora che Paolo conclude solennemente, ma anche con tanto dolore: “Sia dunque noto a voi che questa salvezza di Dio fu inviata alle nazioni, ed esse ascolteranno”.

“Paolo trascorse due anni … “. Ritorna il linguaggio dei … due anni, a significare un tempo non compiuto, un tempo che deve durare … fino a noi e oltre! E’ il tempo dell’annuncio nella storia.

L’autore precisa il contenuto di questo annuncio: “annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo”. Si tratta di due cose che vanno sempre congiunte. Occorre dire che Dio ha regnato attraverso quello che Gesù Cristo Signore ha detto e fatto, e che ora regna attraverso quello che Gesù dice e fa con e nel e col Vangelo.

Questo annuncio (in greco kerigma) e questo insegnamento (in greco didascalia) possono, anzi, debbono essere fatti comunque. Le catene (in un certo senso anche i nostri limiti) non impediscono l’annuncio e il cammino del regno.

L’autore voleva raccontare con fatti la parola detta da Gesù agli apostoli: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confine della terra”. Roma, in un qualche modo, rappresenta … i confini della terra.

Noi che abbiamo letto tutto il libro degli Atti, riconosciamo che l’autore ha perfettamente realizzato il suo proposito. Ma dobbiamo anche riconoscere che questo bellissimo libro, se ci da grazia e gioia, ci stimola anche ad un grande impegno di annuncio e testimonianza.