Ci eravamo riuniti a spezzare il pane

 

Atti 20,1-12

Il pensiero di Paolo era di andare in Macedonia. Il suo progetto si realizza, ma in modo diverso da come lo aveva pensato.

Intanto esorta e saluta i fratelli di Efeso, attraversa la Macedonia e giunge in Grecia. A Corinto, un complotto dei Giudei lo costringe a far ritorno in Siria, non via mare, ma via terra e cioè ripassando dalla Macedonia. Con lui c’é un gruppo di greci e di asiatici, coi quali si ritrova (dopo cambi continui di programma1) a Troade, una città della costa asiatica (Turchia).

“Primo giorno della settimana”: giorno della risurrezione, giorno del Signore = domenica. In questo giorno “ci eravamo riuniti per spezzare il pane”. In questo contesto spezzare il pane è chiaramente l’eucaristia: il gesto che aveva fatto Gesù nell’ultima cena. I convenuti, infatti, si trovavano nella stanza al piano superiore, con un buon numero di lampade.

L’elemento caratterizzante di questa assemblea di congedo è la conversazione di Paolo, cioè la parola (diciamo … liturgia della parola). Questa parola si protrae a lungo, fino a mezzanotte! Un ragazzo sedeva sulla finestra (vuol dire che non era attento del tutto, che guardava un po’ dentro e un po’ fuori? …) questo ragazzo “cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto”.

Si legge che Paolo scese, si gettò su di lui, lo abbracciò. Poi salì, spezzò il pane, mangiò, continuò a parlare molto (in greco si usa il termine omelia) e uscì. “Intanto avevano portato il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati”.

Quel congedo ci dice che cos’è l’assemblea eucaristica. E’ convocazione/raduno in un luogo particolare (sala superiore, quindi, l’eucaristia è rito). E’ luogo della parola. E’ discesa verso un’umanità giovane (noi!) che non ha forza per ascoltare a lungo. E’ incontro/abbraccio con chi non ce la fa. E’ salita. E’ fare quello che ha fatto Gesù (spezzare il pane = donarsi). E’ gustare/mangiare. E’ parlare ancora. Infine, è uscire.

Possiamo cogliere questo messaggio. L’eucaristia è memoria (le parole di Paolo). E’ memoria di risurrezione (il ragazzo vivo). E’ grande e vera consolazione.