Tre volte all’anno farai festa in mio onore

Esodo 23,13-19
13Farete attenzione a quanto vi ho detto: non pronunciate il nome di altri dèi; non si senta sulla tua bocca!
14Tre volte all’anno farai festa in mio onore.
15Osserverai la festa degli Azzimi: per sette giorni mangerai azzimi, come ti ho ordinato, nella ricorrenza del mese di Abìb, perché in esso sei uscito dall’Egitto.
Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote.
16Osserverai la festa della mietitura, cioè dei primi frutti dei tuoi lavori di semina nei campi, e poi, al termine dell’anno, la festa del raccolto, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi.
17Tre volte all’anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio.
18Non offrirai con pane lievitato il sangue del sacrificio in mio onore, e il grasso della vittima per la mia festa non dovrà restare fino al mattino.
19Il meglio delle primizie del tuo suolo lo porterai alla casa del Signore, tuo Dio.
Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre.

 

“Tre volte all’anno farai feste in mio onore”.

L’intento del redattore (parlando a questo punto del culto) è di richiamare l’unità strettissima che intercorre o, meglio, che dovrebbe intercorrere, tra stile di vita e culto. Se le norme non sono semplicemente delle misure storico-sociologiche variabili nel tempo e nello spazio, bensì segno di una fede nel Signore incarnata nella storia, un culto slegato dal vivere personale e comunitario si riduce a puro rito o a commedia religiosa.

Feste di pellegrinaggio. Le tre feste sono celebrate solo nella terra civilizzata. [Poiché quella di Pesah (Pasqua) è una festa di famiglia, qui manca]

a) Festa degli Azzimi. La festa dei pani azzimi (senza lievito) viene celebrata all’inizio della mietitura dei cereali in primavera. E’ un rito di rinnovamento. Ben presto i sacerdoti (nel tempio di Gerusalemme) hanno legato questa festa all’uscita dall’Egitto, ed è finita che si celebrava unita alla Pasqua.

b) Festa della mietitura. Originariamente, essendo al termine delle varie mietiture primaverili, significava il rendimento di grazie per i raccolti. Più tardi, prese il nome festa delle settimane (essendo passate sette settimane dalla Pasqua = 50 giorni = Pentecoste) e fu legata al Sinai e quindi al dono della Legge.

c) Festa del raccolto. È la festa autunnale per la conclusione della vendemmia e della raccolta di frutta; fu chiamata in tempi più antichi la festa dell’anno nuovo, più tardi festa delle capanne [o dei tabernacoli, secondo la dizione latina] Popolarmente, era la festa più importante.

Alla ricorrenza di queste feste gli uomini di Israele tre volte all’anno devono “apparire davanti al Signore”, cioè visitare il santuario più vicino. Non ci si deve però presentare a mani vuote, ma si devono portare con sé al santuario determinate offerte. Le prescrizioni per i sacrifici sono formulate a difesa contro usanze pagane. Si dà valore alla qualità delle oblazioni di primizia. La cottura di animali giovani nel latte delle madri è documentata come usanza sacrificale fuori di Israele.