Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto

Esodo 20,1-12

1Dio pronunciò tutte queste parole:
2«Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile:
3Non avrai altri dèi di fronte a me.
4Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. 5Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti.
7Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano.
8Ricòrdati del giorno del sabato per santificarlo. 9Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; 10ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu né tuo figlio né tua figlia, né il tuo schiavo né la tua schiava, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. 11Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno. Perciò il Signore ha benedetto il giorno del sabato e lo ha consacrato.
12Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà.

“Dio pronunciò tutte queste parole”. È un avvio solenne: sono parole che Dio dice al popolo in modo diretto.

Parole che si agganciano e prendono senso dall’affermazione iniziale: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra di Egitto, dalla condizione servile.” Colui che parla non è un qualsiasi dio, ma il Dio “tuo” liberatore. Le parole dette, dunque, sono parole che inaugurano e sigillano un’alleanza voluta da Dio, da quel Dio che mi ha liberato e vuole rimanere unito a me nella fedeltà e nell’amore.

“Non avrai altri dei di fronte a me” è una prima conseguenza. Non c’è altro Dio che ti abbia amato, scelto, liberato; per cui il tuo rapporto vero  e di vita non può essere altro che con me. Sii fedele, perché Io sono fedele. Più sotto è scritto… “Io sono un Dio geloso”.

“Non ti farai immagine scolpita, né raffigurazione alcuna di quanto è lassù nel cielo … sulla terra … nelle acque sotto la terra”. Proibizione di fare immagini del Signore o di dèi stranieri? Il contesto del secondo comandamento concerne il culto vero del Signore ed è rivolto ai suoi adoratori; perciò, si tratta del divieto delle immagini cultuali (per es. il vitello d’oro), non dell’uso delle arti visive nel santuario del Signore, né tanto meno dell’attività artistica in generale. Il senso ultimo è quello di non cadere nella idolatria (non tanto dottrinale filosofica, quanto esistenziale cultuale).

Commenta l’autore,  “Guarda che Io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso”. E come “Dio geloso” non tengo chiusi gli occhi, anzi! L’espressione “non tengo chiusi gli occhi” (e quindi castigo/correggo): se si applica a “quelli che mi odiano/non osservano i miei comandamenti” comporta castigo/correzione, ma per un numero chiuso di generazioni (terza/quarta generazione); se si applica a “quelli che mi amano /osservano i miei comandamenti” comporta misericordia/bontà all’infinito! La correzione è legata a un tempo definito e chiuso, la misericordia va sempre oltre. [Secondo il libro della Genesi l’immagine scolpita di Dio è l’uomo; secondo Deuteronomio l’immagine con cui si è rivelato Dio a Israele è la voce].

“Non pronuncerai invano il nome del Signore”. Io non sono al tuo servizio, non strumentalizzarmi nella tua rabbia (con la formale bestemmia) o nel tuo interesse (con la magia e il giuramento); ma soprattutto non cadere in mano all’idolatria (con le varie forme di sincretismo).

“Ricordati del giorno del Signore per santificarlo”. Il servizio all’unico Dio (vedi i due comandamenti precedenti) ha il suo sviluppo e compimento nella santificazione del giorno del Signore, il sabato. C’è un giorno “del” Signore (giorno della sua presenza in mezzo a Israele) e un giorno “per” il Signore (giorno di Israele davanti al Signore). Il sabato è un giorno “santo”, quindi, un giorno che il Signore ha separato dagli altri giorni e si è riservato: questo giorno è “suo”. Dio ha fatto “suo” questo giorno “cessando” ogni sua opera. [Più che di “riposo” (non possiamo pensare che Dio si sia stancato a creare!) dobbiamo pensare a compimento o pienezza dell’opera, cui segue una singolare verifica che può chiamarsi “contemplazione” da parte di Dio stesso]

Quindi: ammirazione, benedizione, lode. Anche l’uomo deve “riposare” (non solo in senso fisico, funzionale alla ripresa del lavoro), ma nel senso di “cessare” per benedire, lodare, contemplare … il già fatto da Dio. Nel contesto dell’Esodo, il già fatto (da Dio) è l’opera di liberazione dalla schiavitù. Ciò comporta (da parte di Israele) quel da farsi che è semplicemente la cessazione dalle opere e la lode dovuta e grata. La cessazione o santificazione del sabato deve coinvolgere tutta la creazione terrena: nel “tu” (rivolto all’uomo) c’è tutto ciò che è “tuo”, ma … tuo non è! Almeno un giorno alla settimana deve apparire che tutto e tutti (perfino gli animali) si appartiene a Dio.

“Onora tuo padre e tua madre”. Il quarto comandamento è in linea con quanto precede, ma fa da cerniera a quanto segue. Allo scorrere di un tempo segnato dalla santità del sabato, segue ora lo scorrere delle generazioni segnato dal rapporto tra padri e figli. Il comandamento illustra la duplice relazionalità che caratterizza l’uomo: la relazione con Dio e la relazione col il prossimo, rappresentato qui dai genitori. I genitori rappresentano Dio in quanto donano la vita secondo la benedizione impartita loro all’inizio dell’umanità, ma anche la vita come educazione, crescita. A loro, dunque, onore “come” a Dio, anche se non sono Dio. Questo comandamento ha una finalità: la sua affermazione è seguita da un “perché”: “perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà”. Vita lunga e sicura è legata a chi onora il Signore e osserva le sue parole, questa stessa vita è assicurata … a chi onora i genitori.