Il Signore combatteva per Israele

Giosuè 10,28-43

Avviene tutto “in quel giorno”: giorno che precedentemente era stato detto “giorno perfetto” (10,13) o “nessun giorno come quello” (10,14). La grandezza di “quel giorno”, ma anche di ogni giorno, dunque … di “oggi” è che “il Signore ascoltò la voce di un uomo” (10,14).

E’ giorno in cui il Signore “consegna” la terra con una vittoria completa, registrata con la formula classica (sette volte riportata!): “li votò allo sterminio e non restò alcun superstite”. Segue un elenco di città che il Signore consegna e che Giosuè e tutto Israele “ereditano” prendendone effettivo possesso.

La conclusione di tutto è bene espressa da questo testo: “Giosuè conquistò tutta la terra [parte meridionale della Terra]: le montagne, col Negheb, la Sefela, le pendici, con tutti i loro re. Non restò alcun superstite e votò allo sterminio ogni vivente, come aveva comandato il Signore, Dio d’Israele”. Tutto questo poi avvenne … “in una sola volta”. E’ mai possibile? Sì, dice l’autore, “perché il Signore, Dio d’Israele, combatteva per Israele”.

Siamo di fronte non alla storia concreta, non a fatti accaduti così come narrati. Siamo di fronte ancora una volta ad una “profezia”, e quindi a un testoda intendersi come “Insegnamento”. Come dire: così avverrà o così “deve avvenire” per quel popolo (per noi) che ascolta il comando del Signore. Il testo vuole “insegnare” che bisogna ascoltare la parola del Signore e non che si deve ammazzare ogni essere vivente!

“Giosuè e tutto Israele ritornarono all’accampamento di Galgala”. Notiamo, molto sottolineata, la comunione tra Giosuè e il popolo. Non era così per Mosè nel cammino del deserto. E’ che … si sta compiendo la promessa!