Vi affido a Dio e alla parola della sua grazia

 

Atti 20,25-38

Il ministero di Paolo è così sintetizzato: “Sono passato in mezzo a voi annunciando il regno”, e aggiunge chiarendo cos’è questo annuncio: “Non mi sono sottratto al dovere di annunciare tutta la volontà di Dio”.

Non si tratta tanto o solo della volontà di Dio che siano accolte regole o parole che lui ha detto, ma della volontà … di grazia e di amore, cioè, che della sua volontà di amare e salvare tutti e ciascuno.

Paolo si rivolge particolarmente alle guide, che egli chiama custodi (episcopi) per pascere/guidare la chiesa di Dio. La chiesa è di Dio! Egli se l’è acquistata col proprio sangue, che è … il suo proprio Figlio!

Dopo la mia morte – dice Paolo – ci saranno lupi rapaci, perfino tra voi. E allora vigilate, prendendo esempio da me che ho faticato notte e giorno, per tre anni!

I discepoli, poi, non sono affidati al loro pur necessario buon volere, ma “a Dio e alla parola della sua grazia”, cioè a Dio che ama, perdona e costruisce la chiesa.

Infine, c’è un richiamo allo stile di vita. Ho lavorato in modo disinteressato non facendomi mantenere, ma provvedendo con le mia mani alle necessità mie e dei mia compagni. E’ questo che vuole il Signore, e di questo si congratula, dicendo: felice, beato chi dona …

Il commiato si chiude nella preghiera comune, e poi nel pianto e in un fraterno abbraccio.