Alla chiesa di Dio che è a Corinto

Paolo è rimasto a Corinto circa un anno e mezzo. Anche in seguito egli ha continuato a mantenere i rapporti con questa comunità: scrivendo (5,9) o inviando Timoteo (4,17) o ricevendo notizie da amici che lo tengono informato (1,11).

La data del suo soggiorno è sicura: 49-50 d. C; quella della lettera sembra essere il 54/55 d. C.

 

1 Corinzi 1,1-9

“Paolo, che Dio ha chiamato ad essere apostolo di Gesù Cristo e il fratello Sostene”.

Paolo si presenta nelle sue lettere con vari titoli. Qui ama essere accolto come “apostolo di Gesù Cristo”, cioè inviato di/da Gesù Cristo e pertanto non … da se stesso! Inviato a portare Gesù Cristo.

“La chiesa che è a Corinto” è qualificata come “assemblea (eklesia) che appartiene a Gesù Cristo”: espressione che corrisponde a “santificati in Cristo Gesù”. La “santità” (appartenenza a Dio) è dono fatto a noi nel battesimo: “santi per chiamata” sta a significare che con la chiamata (vangelo/battesimo) siamo stati costituiti santi.

A questa assemblea è donata “grazie e pace”: il dono (charis) di Dio e del Signore Gesù è la pace (eirene). In che consiste questa grazia/dono? Consiste nella “parola e conoscenza”, cioè nella “testimonianza di Cristo”, nel suo “essere tra e per noi”. Gesù si è rivelato come il Messia/Cristo, e si rivelerà ancora in parole e gesti che ci “renderanno saldi sino alla fine”

Di Dio, Paolo sente l’urgenza di dire che egli è fedele: fedeltà che ci porta alla salvezza, cioè, alla comunione col Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.

In questo inizio … nessuna raccomandazione, ma soltanto ringraziamenti per l’opera che Dio ha compiuto in Cristo Gesù.