L’avevano riconosciuto nello spezzare il pane

Luca 24,28-43

Camminando coi discepoli, Gesù aveva dato un grande insegnamento: le sofferenze e la morte del Cristo erano dentro la volontà di Dio ed erano la via per la gloria. Questo disegno, Gesù lo ha svelato aprendo le Scritture: esse parlano di lui, delle sue sofferenze e della gloria.

Il riconoscimento ha dei processi. Il manifestarsi del risorto ha il suo primo compimento in un camminare che è ascolto delle parole di Gesù che spiega le Scritture ai discepoli.

Ma occorre che il risorto si fermi, rimanga coi discepoli. Il cammino porta a una tavola. E, a tavola, Gesù lascia la spiegazione delle Scritture per un pieno dono di sé. E’ il dono del suo corpo: “spezzò il pane e lo diede loro”.

Dunque, la morte di Gesù non ha spezzato il vincolo che egli aveva coi discepoli: l’amore/amicizia. Egli è vivo e sta a tavola coi discepoli. I discepoli riconoscono che Gesù non solo è risorto, ma che è risorto per loro: “lui vivo” è quel corpo dato.

Ciò che ha dato il via al riconoscimento di Gesù risorto è stato l’ascolto delle sue parole: “Non ci ardeva forse il cuore mentre conversava con noi lungo la via quando ci spiegava la Scrittura?” Ciò che permette di riconoscerlo in pienezza è lo spezzare i pane, cioè il donarsi di Gesù. Gesù parla, Gesù si dona.

Il risorto non è un fantasma, una elaborazione emotiva dei discepoli. E’ un corpo vero, tanto che si può vedere e toccare. La gioia è tanta, ma non basta. Anche un cadavere si può vedere e toccare! Allora Gesù “mangiò davanti al oro”. Con questo si vuol dire che quel corpo è il corpo di un vivente, è lui … vivente.