Dalla pianta dei piedi alla testa non c’è nulla di sano

Isaia 1,4-9
4Guai, gente peccatrice, popolo carico d’iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti!
Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, si sono voltati indietro.
5Perché volete ancora essere colpiti, accumulando ribellioni?
Tutta la testa è malata, tutto il cuore langue. 6Dalla pianta dei piedi alla testa non c’è nulla di sano, ma ferite e lividure e piaghe aperte, che non sono state ripulite né fasciate né curate con olio.
7La vostra terra è un deserto, le vostre città arse dal fuoco.
La vostra campagna, sotto i vostri occhi, la divorano gli stranieri; è un deserto come la devastazione di Sòdoma.
8È rimasta sola la figlia di Sion, come una capanna in una vigna, come una tenda in un campo di cetrioli, come una città assediata.
9Se il Signore degli eserciti non ci avesse lasciato qualche superstite, già saremmo come Sòdoma, assomiglieremmo a Gomorra.

 

I “figli ribelli” vengono chiamati, ora, con quattro titoli molto pesanti: “gente peccatrice, popolo carico d’iniquità, genìa di malfattori, figli che si corrompono”. Su di loro risuona la condanna o sentenza espressa nella forma letteraria del “lamento (ohi! guai!). E’ una forma che esorta, più che condannare, è severa ammonizione per un cambiamento.

Cosa ha fatto in concreto questo popolo o questi “figli”? “Hanno abbandonato il Signore, disprezzato il Santo di Israele”, in pratica, “si sono voltati indietro” e hanno tradito il loro Dio.  Più che i singoli peccati, Isaia descrive la situazione creata dai peccati … “se persistete nella ribellione”. Come si vede, è un monito a non peccare più! Perché il peccato abbrutisce il popolo, gli toglie la salute, lo manda in rovina … dalla testa (i capi) ai piedi (tutto il popolo). Questo succede se … “ (voi capi) non curate, non fasciate, né lenite con olio le ferite”. Il peccato come ribellione abbrutisce anche la città e la campagna: tutto il creato.

“Rimane soltanto la figlia di Sion (Gerusalemme, che quella volta fu risparmiata)”. Dunque, non è una devastazione totale, come Sodoma. Ma … come è ridotta Gerusalemme? “Come una baracca nella vigna (l’uva non c’è più), come un casotto in un campo di cocomeri (i cocomeri non ci sono più). Gerusalemme è un “città assediata”, mancante di tutto, ormai! Eppure … quella baracca, quel casotto, pur piccoli e fragili, sono un “segno” di ripresa e di vita: sono “il resto” che il Signore Onnipotente ha lasciato. In questo “resto” non dobbiamo vedere i “pochi ma buoni” (come si dice), ma una misteriosa anticipazione dell ”uomo dei dolori” di cui parlerà lo stesso Isaia (53,3): una figura messianica. Proprio passando attraverso il castigo (e non schivandolo, o essendone esenti) si giunge alla pace che è la promessa fatta a Gerusalemme. [Storicamente, la “malattia” richiama la situazione dei capi e del popolo che ha provocato e accompagnato l’invasione di tutto il paese da parte dell’Assiria]