Bazzano, 12/03/2023
Intervista nel giorno del suo 93° compleanno a GIAMPAOLO ROPA, MAESTRO GENTILE
a cura di Francesco Grasselli
Ho incontrato Giampaolo il giorno del 93° compleanno nel suo appartamento, là fra le nuvole, in via Castelfranco 1. Gli ho chiesto di raccontarmi un po’ della sua vita avventurosa. Umile e cortese, non fa fatica a raccontarsi… Faccio fatica io, invece, a riassumere qui la sua colorita narrazione…
«Sono un vecchietto pieno di ricordi, che mi riportano al lontano passato. Ero un ragazzo povero, quasi senza famiglia, ma con un’istruzione religiosa che mi aveva avvicinato all’altare come chierichetto, caro ai preti bazzanesi: mons. Angelo Romagnoli, don Giulio Malaguti, don Domenico Lorenzini.[1]
«Con gli amici chierichetti, e altri ragazzi che si aggiungevano all’allegra comitiva, ho scorrazzato a lungo per le vie di Bazzano, allora meno invase da vetture di ogni tipo. I nostri giochi non si fermarono neanche con l’arrivo della guerra. Ormai solo noi bambini riuscivamo a essere spensierati.
«A 13 anni la mia vita prese un’altra direzione. Fu per un occasionale incontro con don Zeno Saltini, il futuro fondatore di Nomadelfia, che mi indirizzò a suo fratello don Vincenzo, che a Carpi dirigeva una comunità di giovani con una precisa vocazione. Là rimasi per 12 anni, accolto e amato come un figlio. Fu in questo periodo che completai gli studi magistrali e teologici…
«Nel 1955 vinsi il primo premio nazionale per il tema di italiano, ottenni una somma in denaro e ricevetti una lettera dell’allora ministro della Pubblica Istruzione.
«Poi capii che la mia vocazione non era diventare prete e mi trasferii a Bologna, ospite, con altri coetanei bisognosi, del cardinale Giacomo Lercaro nel palazzo arcivescovile. In lui trovai un grande Padre, verso il quale ho un debito di gratitudine senza fine.
«Nel 1960 mi laureai con lode in materie letterarie nell’allora Facoltà di Magistero. Avevo già conosciuto Paola, con la quale mi sposai nel 1961. Matrimonio benedetto dallo stesso card. Lercaro».
A questo punto Giampaolo si interrompe e con il solito sorriso gentile chiede a Paola di portargli un opuscolo. Me lo consegna, dicendo: «È una copia che ho conservato per te». Nel verso della copertina ha scritto una dedica. Si tratta di un estratto da “Paideia – LXXVI 2021”, intitolato Per il novantesimo compleanno di Giampaolo Ropa. Biblografia degli scritti, di Simone Gibertini. L’abstract, in inglese, recita: “Questo opuscolo raccoglie la bibliografia degli Studi pubblicati da Giampaolo Ropa sulla letteratura latina medievale, la cultura, la musica e la liturgia medievale”.
Simone Gibertini è un suo ex-allievo, ora all’Università di Parma nel Dipartimento di Discipline Umanistiche, che ha voluto così ricordarlo e onorarlo. Gli Studi citati sono più di 70 e sono stati pubblicati nel corso di più di 50 anni, dal 1960 al 2013.
«In questo fascicolo – continua il prof. Ropa, mentre io lo sfoglio – trovi tutto il mio percorso professionale. Ti basterà leggerlo, ma è poca cosa…». Leggo:
«Ancora studente si impiegò nella redazione della casa editrice bolognese di Giuseppe Malipiero, ove era addetto al vaglio dei numerosi manoscritti che vi pervenivano. Negli anni immediatamente successivi alla laurea fu assistente volontario di Giuseppe Vecchi alla cattedra di Lingua e Letteratura Latina e di Lingua e Letteratura Latina medievale nell’Istituto di Filologia classica e medievale della Facoltà di Magistero dell’Università di Bologna. Nella primavera del 1969 ottenne la libera docenza in Letteratura Latina medievale sempre nell’Ateneo bolognese.
«Una volta ottenuto il ruolo di Professore Associato, si trasferì come Professore Ordinario di Lingua e Letteratura Latina medievale nell’Università degli Studi della Basilicata, a Potenza.
«Il 1° novembre del 1990 passò alla Scuola di Paleografia e di Filologia Musicale di Cremona, dipendente dell’Università degli Studi di Pavia, come Professore Ordinario di Storia della Musica medievale, ove rimase in servizio fino al 1° luglio 1997; e dal 13 febbraio 1991 al 31 dicembre 1997 ricoprì l’incarico di Direttore. Raggiunta la quiescenza, è stato per gli anni accademici 1999-2000, 2000-2001 e 2001-2002 professore a contratto di Letteratura Latina medievale dell’Università di Parma».
Bologna, Potenza, Cremona, Parma… è stata lunga la peregrinazione accademica di Giampaolo. Lunga e sofferta perché nel frattempo la sua famiglia rimase ferma a Bologna, nella parrocchia della Sacra Famiglia, ai piedi del colle della Guardia, in cima al quale si alza il santuario di San Luca. Sua moglie Paola nel frattempo gli portò in dono tre figli, due maschi e una femmina, da cui rimase spesso lontano con il corpo, ma sempre vicinissimo con il cuore.
Non sto qui a ricordare gli apporti eruditi della ricerca del prof. Ropa. Non posso tacere però i suoi studi sull’ambiente culturale di epoca matildica, perché fu proprio lui a guidare, parecchi anni orsono, a Canossa e dintorni un gruppo di amici di cui facevo parte. Lì espose, sempre in semplicità, la sua sapienza storica e artistica. Visitare quei luoghi in sua compagnia fu un vero godimento spirituale.
In tutto il suo peregrinare Giampaolo conservò viva la memoria di Bazzano. E appena gli impegni di lavoro glielo consentirono, decise di tornare nel suo paese natale. Fu nel 1996. Ricordo che celebrammo il suo rientro a Bazzano in casa di Mauro e Vittoria Minelli, in via Matteotti, con una di quelle cene generose, di cui Vittoria era insuperabile maestra.
Tornò presente soprattutto in parrocchia – l’ambiente che più l’aveva accolto bambino – con il servizio di organista, lui grande musicologo, all’Oratorio di Piazza. Finché le forze l’hanno sostenuto, si è seduto ogni domenica mattina al modesto armonium della chiesa di Santa Maria del Suffragio, che si apre proprio sul centro del Paese, per accompagnare la Messa che era allora in orario.
Adesso Giampaolo Ropa è costretto dall’età nella sua casa, sotto lo sguardo vigile e affettuoso di Paola. È sempre lucidissimo e passa molto del suo tempo ascoltando musica classica e canti sacri, sempre con il pensiero rivolto con gratitudine a una vita che può dirsi grande, nonostante o forse anche grazie alle umili origini, cui si è mantenuto fedele.
In Foto: Giampaolo Ropa, nel 2007, all’inaugurazione della mostra “Il tesoro dei capitani”. Sulla destra, don Giulio Malaguti. Per la foto, si ringrazia Aurelia Casagrande.
___________________________________________________________________________________________________________
[1] Don Angelo Romagnoli fu parroco a Bazzano dal 1923 al 1964.
Giulio Malaguti, nativo di Crespellano e oggi più che centenario!, passò a Bazzano gli anni del Seminario. Dal 1943 al 1946, in attesa che si riaprisse il seminario chiuso a causa della guerra, continuò a prestare servizio nella parrocchia di Bazzano e qui, insieme ad altri giovani dell’Azione Cattolica, divenne partigiano, con un ruolo di comando nel locale Comitato di Liberazione Nazionale. Fu ordinato prete dal card. Nasalli Rocca nel 1946. Anche in seguito si mantenne in contatto con gli amici bazzanesi, in particolare con Giampaolo Ropa.
Don Domenico Lorenzini, sacerdote molto pio, amante della poesia e della musica, fu per molti anni a fianco di mons. Romagnoli come cappellano.