Siracide 33,19-33
Ascoltatemi, o grandi del popolo,
e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.
20Al figlio e alla moglie, al fratello e all’amico
non dare un potere su di te finché sei in vita.
Non dare ad altri le tue ricchezze,
perché poi non ti penta e debba richiederle.
21Finché vivi e in te c’è respiro,
non abbandonarti al potere di nessuno.
22È meglio che i figli chiedano a te,
piuttosto che tu debba volgere lo sguardo alle loro mani.
23In tutte le tue opere mantieni la tua autorità
e non macchiare la tua dignità.
24Quando finiranno i giorni della tua vita,
al momento della morte, assegna la tua eredità.
25Foraggio, bastone e pesi per l’asino;
pane, disciplina e lavoro per lo schiavo.
26Fa’ lavorare il tuo servo e starai in pace,
lasciagli libere le mani e cercherà la libertà.
27Giogo e redini piegano il collo,
per lo schiavo malvagio torture e castighi.
28Mettilo a lavorare perché non stia in ozio,
29perché l’ozio insegna molte cose cattive.
30Mettilo all’opera come gli conviene,
e se non obbedisce, stringigli i ceppi.
Ma non esagerare con nessuno
e non fare nulla contro la giustizia.
31Se hai uno schiavo, sia come te stesso,
perché l’hai acquistato a prezzo di sangue.
Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello,
perché ne avrai bisogno come di te stesso.
32Se tu lo maltratti ed egli fuggirà,
33in quale strada andrai a ricercarlo?
“Ascoltatemi, o grandi del popolo, e voi che dirigete le assemblee, fate attenzione.” Parole applicate al contesto precedente nel quale Gesù di Sira si riconosce come uno che dona un insegnamento. Le stesse parole possono essere applicate a quanto segue, cioè, parole per “i capi del popolo e le guide dell’assemblea”.
Il Siracide pensa alla famiglia e al ruolo del padre/capo. Al padre/capo consiglia (non ci sono comandi!) di non demandare o delegare o cedere l’autorità, la guida a quelli della “sua casa fintanto che è vivo”. Qui prevale il concetto non del potere in se stesso, ma della autorità vista come onore/compito/responsabilità o, come dice letteralmente il testo: “gloria”.
L’autorità può essere esercitata in vari modi (Gesù dirà … servendo) ma rimane sempre presente nel soggetto incaricato. Vediamo che l’autorità è esercitata in modo forte, soprattutto verso lo “schiavo domestico”, noi oggi diremmo operaio collaboratore. Modalità forti, ma non ingiuste o cattive. Al servo/operaio va dato: pane, disciplina (paideia) e lavoro, e non foraggio, bastone e peso, come per un asino da soma.
Se il servo è “malvagio”, le cose cambiano: ed è giusto che cambino! I modi usati, sono di tipo “punitivo” come usava in quel tempo (e forse … sempre; noi parleremmo piuttosto di “licenziamento”). Notiamo però che il puro licenziamento, in quel tempo, significava la miseria per il servo e tutta la sua famiglia; erano preferibili le botte!
Come sempre, i testi vanno letti fino alla fine: spesso cambiano le nostre conclusioni affrettate e funzionali. Al riguardo non commento ma solo riscrivo questo testo bellissimo, è dal versetto 30: “Non esagerare mai con nessuno e rispetta sempre i diritti degli schiavi. Se hai uno schiavo, consideralo come un altro te stesso, perché l’hai acquistato a prezzo di sangue. Se hai uno schiavo, trattalo come un fratello, perché hai bisogno di lui come della tua vita. Invece se tu lo maltratti ed egli taglia la corda, dove andrai a cercarlo?”.