Chi teme il Signore ne accetta l’istruzione

Siracide 32,14-33,6

Chi teme il Signore ne accetta l’istruzione,
chi lo ricerca di buon mattino trova il suo favore.
15Chi scruta la legge viene appagato,
ma l’ipocrita vi trova motivo di scandalo.
16Quelli che temono il Signore sanno giudicare,
i loro giudizi brillano come luce.
17Il peccatore non accetta critiche
e trova scuse a suo piacere.
18Chi è saggio non trascura la riflessione,
l’empio e il superbo non provano alcun timore.
19Non fare nulla senza consiglio,
non ti pentirai di averlo fatto.
20Non camminare in una via piena di ostacoli
e non inciamperai in luoghi pietrosi.
21Non fidarti di una via senza inciampi,
22guàrdati anche dai tuoi figli.
23In tutto ciò che fai abbi fiducia in te stesso,
perché anche questo è osservare i comandamenti.
24Chi crede alla legge è attento ai comandamenti,
chi confida nel Signore non subirà alcun danno.

 

Il brano di oggi potrebbe essere titolato “Il saggio, affidabile interprete e trasmettitore della Legge”. In questa unità il termine “legge” è usato con un significato che oscilla tra due poli: Legge mosaica e Istruzione umana di un maestro impegnato nell’insegnare al popolo la Legge di Dio. I due significati sii rincorrono e spesso si sovrappongono.

E’ interessante notare un dato sempre richiamato e cioè che “il saggio” è uno che “teme il Signore”. Manifesta questo timore del Signore “accettando l’istruzione”, “cercandola di buon mattino” e trovando in essa luce, forza e capacità di giudizio/discernimento.

Mentre “il peccatore” non accetta “critiche” che vuol dire: non vuole essere istruito/riprovato, e così prende le decisioni più comode per lui.

Si richiama un paradosso:”Non camminare in una via piena di ostacoli”, e poi “non fidarti di una via senza ostacoli”. E allora cosa fare? “Senza riflessione non fare nulla”. Dice anche “credi in te stesso”. Cosa vuol dire? Viene subito detto: “Questo significa custodire i  comandamenti”.

Quanto al Signore l’autore dice: “Chi confida nel Signore non verrà meno”, Dunque, credere in se stesso e nella legge è osservare i comandamenti. Va detto che tutto questo è possibile se ci si affida al Signore.

Come si vede c’è una “catena” che tiene uniti tutti questi passaggi, ed è “il timore del Signore”. L’affidarti al Signore (timore) ti introduce nella osservanza dei comandi, quindi anche nell’incontro con te stesso. E’ un messaggio molto bello: tu ti ritrovi veramente (ti salvi?) solo quando ti sei incontrato con/nella parolacon/nel affidamento al Signore.