Solennità della Natività di Giovanni Battista

[Nel predisporre il nostro calendario, non avevo seguito le indicazioni del Direttorio liturgico che pone la solennità di Giovanni al 23 giugno e quella del Sacro Cuore al 24. La nostra lettura quotidiana di Marco riprenderà sabato 25 col brano 3,20-30 previsto per oggi]

 Luca 1,57-66.80

 Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

 

Il brano, tratto dal “Vangelo dell’infanzia del Battista”, è costruito da Luca in dittico con quello del Cristo sulla base di uno schema parallelo: annunciazione, nascita, inni, crescita. Al centro c’è la nascita del bambino che è totalmente dono di Dio, essendo nato da una madre sterile. Dio entra nella storia con una parola viva che si fa carne in attesa della piena incarnazione del Figlio.

La novità assoluta di questo dono e di questa parola è documentata anche dal nome Giovanni, che esprime la “grazia” benefica con cui Dio avvolge e trasforma il suo eletto, che in tal modo diventa “grazioso” agli occhi di Dio e degli uomini.

Di fronte alla rivelazione divina nel bambino Giovanni e nel padre che ritorna ad essere “uomo della parola” la comunità reagisce con il timore che è l’atto di fede, di adorazione e di lode.

La frase finale “la mano del Signore era su di lui” e la successiva aggiunta “il bambino cresceva e si fortificava nello spirito” evocano le stesse qualità che si ripeteranno in pienezza per il Cristo.