Chi ha sofferto nel corpo ha rotto col peccato

1Pietro 4,1-6

Avendo Cristo sofferto nel corpo, anche voi dunque armatevi degli stessi sentimenti. Chi ha sofferto nel corpo ha rotto con il peccato, 2per non vivere più il resto della sua vita nelle passioni umane, ma secondo la volontà di Dio. 3È finito il tempo trascorso nel soddisfare le passioni dei pagani, vivendo nei vizi, nelle cupidigie, nei bagordi, nelle orge, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. 4Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano. 5Ma renderanno conto a colui che è pronto a giudicare i vivi e i morti. 6Infatti anche ai morti è stata annunciata la buona novella, affinché siano condannati, come tutti gli uomini, nel corpo, ma vivano secondo Dio nello Spirito.

 

Pietro aveva legato la sofferenza (leggi persecuzione) a Cristo “anche lui morto … giusto per gli ingiusti”. Nel brano di oggi Pietro sviluppa questa affermazione.

“Cristo ha sofferto nel corpo” significa che ha sofferto davvero nella sua vita terrena (quando era nel corpo). Anche per noi il soffrire nel corpo significa soffrire davvero nella nostra vita terrena o se si vuole nella storia. [Non credo si debba pensare solo a sofferenze corporali/fisiche. Meglio aprire al tema della persecuzione, rifiuto, solitudine, e-straneità … ]

Ebbene, questo tipo di sofferenza ha permesso o provocato la rottura col peccato. Non significa che non facciamo più dei peccati, ma che possiamo realizzare uno stile di vita totalmente diverso, nuovo (rottura dunque!).

Dice chiaramente Pietro: “È finito il tempo trascorso nel soddisfare le passioni dei pagani, vivendo nei vizi, nelle cupidigie, nei bagordi, nelle orge, nelle ubriachezze e nel culto illecito degli idoli. Per questo trovano strano che voi non corriate insieme con loro verso questo torrente di perdizione, e vi oltraggiano”. Dice appunto: “per questo vi oltraggiano” … ecco il tema e il perché della persecuzione.

C’è da chiedersi: avviene proprio così nella mia vita o nella vita della chiesa?

 

P.S.

Il versetto 6 è molto difficile e diversamente inteso. Facendo una parafrasi (non è una nuova traduzione) io lo intendo così. Anche a noi che eravamo morti per il peccato è stata annunciata la buona novella. Abbiamo ricevuto il giudizio di Dio (non è bene tradurre … condanna) nella nostra vita terrena (leggi, persecuzione, estraneità … ). E’ per questa via che si mostra che abbiamo rotto col peccato e con questo mondo. Ora viviamo secondo Dio nello Spirito, proprio come Cristo che “morì nella carne, ma fu reso vivo nello Spirito”. Insomma, la buona novella annunciata ai morti … prima di noi, è di fatto annunciata ai morti … che siamo noi oggi. E per questo annuncio, accolto in situazione di persecuzione/estraneità, noi siamo resi vivi nello Spirito.