Ti farò chiamare quando ne avrò tempo

 

Atti 24,22-27

Il governatore Felice, diversamente da altri, conosceva accuratamente quanto riguardava la via (i cristiani). Capisce che si tratta soltanto di questioni religiose, e si propone di esaminare il caso quando arriverà il comandante Lisia da Gerusalemme. Intanto, il governatore si mostra corretto nei confronti di Paolo, e gli permette una certa libertà, quanto al parlare e quanto al farsi assistere dai fratelli. Paradossalmente (ma anche provvidenzialmente) , si sta muovendo attorno a Paolo tutta la società religiosa, civile e militare! E Paolo può svolgere fecondamente la sua missione, continuando a … dare testimonianza a tutti! [Le lungaggini della burocrazia – due anni in carcere – diventano nuova via per l’annuncio!]

Capiamo perché Felice conosceva bene le tradizioni religiose: sua moglie Drusilla era giudea. E anche lo sposo Felice sembra interessato: fa chiamare Paolo, lo ascolta intorno alla fede in Cristo Gesù, ma … non è disposto a cambiare vita.

Felice appartiene ai tanti interessati alla fede stile salotto borghese: si discute, si danno sentenze, ma quando si arriva al pratico (giustizia, continenza, giudizio di Dio) … sparisce anche l’interesse per la fede!

Per di più, Felice è un diplomatico raffinato che mira a non avere grane: per far cosa gradita ai Giudei, lascia Paolo in prigione …. per due anni!