E’ a motivo della risurrezione dei morti che io vengo giudicato

 

Atti 24,10-21

Paolo non cede alla retorica giudiziale, ma passa immediatamente … ai fatti! Li smonta uno a uno con vere prove. In tribunale infatti contano fatti e prove e non retorica e nemmeno, in un certo senso, la teologia! Per questo Paolo dice: “Non mi hanno mai trovato nel tempio … non possono provare nessuna delle cose delle quali mi accusano … “.

“Questo invece dichiaro”. Ecco la difesa di Paolo, e cosa gli preme dire. Presenta la sua vita dal punto di vista teologico. Rivendica di adorare il Dio dei padri (giudei), pur seguendo la via (Gesù) che i Giudei chiamano setta. Rivendica di credere in tutto ciò che è conforme alla Legge e sta scritto nei Profeti (noi diremmo credere nella Sacra Scrittura). Infine dice“Nutro in Dio la speranza, condivisa pure da costoro, che ci sarà una risurrezione dei giusti e degli ingiusti. Per questo mi sforzo di conservare una coscienza irreprensibile davanti a Dio e agli uomini”. Sintesi: Paolo è un perfetto giudeo che ha creduto nelle promesse. Promesse che egli crede siano state compiute nel Gesù da lui annunciato.

Poi ci sono i fatti concreti che dimostrano che lui è un giudeo osservante che si comporta bene: Ero venuto a portare elemosine alla mia gente, e a offrire sacrifici per essere purificato. I Giudei dell’Asia mi hanno accusato e così hanno creato confusione. Di fatto, però, questi accusatori non sono nemmeno presenti, qui, a testimoniare.

Quale colpa allora potrebbe sussistere contro di me? Con grande abilità giudiziale ma anche spirituale Paolo dice: “E’ a motivo della risurrezione dei morti che io vengo giudicato oggi davanti a voi!”. Tradotto, il problema è … Gesù risorto!