L’osservanza della Legge, richiesta a Paolo, si trasforma in motivo d’accusa da parte dei Giudei.
I Giudei della provincia d’Asia, cioè gli abituali avversari di Paolo nei suoi viaggi di missione, gli contestano di aver violato le leggi giudaiche, poiché aveva introdotto dei Greci nel Tempio. L’accusa è falsa, ma sufficiente per aizzare la folla contro Paolo e tentare di ucciderlo.
Il comandante romano interviene e lo strappa al linciaggio. Si accinge a portarlo in carcere, mentre la folla urla: “A morte!”.
Apprendiamo da questo testo che Paolo (come tanti Giudei della diaspora) conosceva bene il greco. E’ proprio facendo uso di questa lingua che può difendersi, guadagnando la simpatia del comandante romano.
Apprendiamo anche che Paolo è di Tarso, una città molto importante della Cilicia. Il comandante gli permette di parlare. Si fa un grande silenzio, perché Paolo parla in ebraico, la lingua degli ascoltatori.