Corsa e servizio

 

Atti 20,13-24

Paolo intende camminare, fare il viaggio a piedi … mentre gli altri proseguono via mare, di porto in porto. Paolo, invece, (per un certo tratto della costa asiatica) vuole andare via mare, per incontrare fisicamente le comunità. Poi si unirà ai compagni e proseguirà via mare. Ha fretta! Vuole essere a Gerusalemme per il giorno della Pentecoste.

A Mileto (non lontano da Efeso) fa una sosta per rivolgere parole agli anziani di Efeso, che aveva fatto chiamare. [ricordiamo che a Efeso Paolo si era fermato due anni e aveva subito molti attacchi]. C’è la sensazione che Luca voglia darci come un primo testamento di Paolo.

Ho servito il Signore con umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.

E’ bella la sintesi del suo ministero, così espressa: Non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile al fine di predicare e testimoniare, in pubblico e nelle case … la conversione a Dio e la fede nel Signore Gesù Cristo. Per Paolo, la conversione a Dio è la fede in Gesù Signore.

Paolo avverte che la sua vita, ricca di tanti progetti … alla fine è guidata soltanto dallo Spirito Santo. Ora, lo Spirito lo ha come … “legato” e lo sta conducendo a Gerusalemme. Cosa avverrà a Gerusalemme? Certamente catene e persecuzione, come sempre è accaduto. E’ il presagio della sua morte?

Allora, Paolo conclude con queste parole: “Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa (dromon) e il servizio (diakonian) che mi fu affidato dal Signore, di dare testimonianza al Vangelo della grazia di Dio”.

Questo infatti è quello che conta: dare testimonianza al vangelo della grazia, dire cioè che Dio ti ha amato per primo e ti ha salvato per mezzo della morte di Gesù. Tutto frutto della suo amore gratuito, e non delle tue opere!