Un’altra vittoria … di Dio!
Tant’è vero che il bottino non va al comandante che poi lo divide tra i vari gradi di combattenti … Ma va immediatamente diviso in parti uguali: combattenti, perseguitati, orfani, vedove e (a sorpresa) vecchi, qui detti presbiteri (30). Poi, il resto del bottino viene portato a Gerusalemme (per il culto?).
La vittoria, per essere completa – e questa è purtroppo la legge di ogni guerra – deve sottomettere e distruggere! Leggiamo pertanto di vendette universali e uccisioni atroci. In un qualche modo l’autore ci vede il giusto giudizio di Dio per chi ha fatto tanto male a chi è piccolo e povero (Israele).
Ma l’autore non tace di un altro effetto della vittoria, effetto che a lui più interessa. E cioè che Nicanore, amico del re, per le sventure che è costretto a vivere, impara a “leggere la sconfitta” come intervento di Dio, e arriva a confessare che i Giudei hanno dalla loro parte un difensore, un upermakon. Vale a dire un supercombattente che è … Dio stesso!
E’ per questo (e non per altro) che i Giudei sono invincibili (il greco è ancora più forte: sono invulnerabili). Invulnerabili, non tanto perché Giudei (sarebbe razzismo religioso … da parte di Dio!), ma “perché obbedivano alle leggi da lui stabilite” (36).