Gli appelli di Giacomo si rivolgono ai ricchi intesi prima di tutto come commercianti.
Il “peccato” di questi ricchi commercianti è il sentirsi, col loro fruttuoso commercio, padroni del mondo. Sono “arroganti e superbi”, ma anche un pò stupidi (4,16). Dicono infatti: “Oggi o domani andremo nella tal città e vi passeremo un anno e faremo affari” (4,13). E’ provocatoria l’espressione che li dipinge invece per quello che sono davvero: “Siete vapore, che appare per un istante e poi scompare!” (4,14).
Non vantatevi dei vostri commerci e guadagni. Dovreste vantarvi (mettere il vostro impegno) piuttosto a “fare il bene”, poiché ne avete la possibilità con tutte le vostre fortune e tutti i vostri viaggi. Ma non lo fate, quindi … commettete peccato (17).
“E ora a voi ricchi” (5,1). Ricchi sono i grandi imprenditori e proprietari di terre: persone che vivono “in mezzo a piaceri e delizie” (5,5). Non solo, ma che “condannano e uccidono il giusto (povero) che non oppone resistenza” (5,6).
Uccidono non tanto con le armi, ma accumulando per se stessi e non pagando i lavoratori! (5,4). Sarà proprio questo “accumulo” che li condannerà nell’ultimo giorno. Infatti il “salario” di tutta la loro fatica si ritorcerà contro di loro e li divorerà come fuoco (5,2).
Non è una provocazione generica contro il mondo la parola di Giacomo, ma un forte ammonimento per i cristiani perché non si mettano per questa strada di piacere, potere, ingiustizia che porta alla morte. Piuttosto: “Piangete e gridate”, cioè convertitevi fino a che ne avete tempo!