“Subito dopo la tribolazione di quei giorni … “ (29).
Queste parole segnano un passaggio: dalla storia (tribolazione di quei giorni) alla parusia (venuta del Figlio dell’uomo nella gloria). Si parla dunque della fine del mondo.
In quel giorno “il Figlio dell’uomo verrà sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria”. Non più nella povertà dell’incarnazione e nell’umiliazione della croce.
La sua venuta porrà “tutte le tribù della terra” (gli uomini) di fronte a lui. Allora apparirà “il segno degli Figlio dell’uomo”. Cioè, gli uomini “vedranno il Figlio dell’uomo venire … “. “Battersi il petto” significa riconoscere Gesù come Signore. Questo è “il segno”. La sua venuta sarà anche il momento della convocazione dei suoi eletti: Israele e quanti hanno creduto in lui.
“Non passerà questa generazione … “. Ogni generazione, anche la nostra, fa esperienza del dramma della storia, ed è invitata ad attendere nella vigilanza la venuta del Signore (parabola del fico). Ogni generazione deve sapere che “il Signore è vicino, alle porte” (33).
“I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (35). Dunque, le parole del Signore sono più stabili/vere del cielo e della terra! Ad esse e soltanto ad esse dobbiamo attenerci.
Conclusione. “Quanto a quel giorno e a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli del cielo né il Figlio dell’uomo, ma solo il Padre”. Vuol dire: quel giorno è “in potere” (questo è il senso di “sapere”) solo di Dio Padre. E’ lui che lo “dispone”.