Hai abbandonato il Signore tuo Dio

Geremia 2,9-19

Per questo intenterò ancora un processo contro di voi
– oracolo del Signore –
e farò causa ai figli dei vostri figli.
10Recatevi nelle isole dei Chittìm e osservate,
mandate gente a Kedar e considerate bene,
vedete se è mai accaduta una cosa simile.
11Un popolo ha cambiato i suoi dèi?
Eppure quelli non sono dèi!
Ma il mio popolo ha cambiato me, sua gloria,
con un idolo inutile.
12O cieli, siatene esterrefatti,
inorriditi e spaventati.
Oracolo del Signore.
13Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo:
ha abbandonato me,
sorgente di acqua viva,
e si è scavato cisterne,
cisterne piene di crepe,
che non trattengono l’acqua.
14Israele è forse uno schiavo,
o è nato servo in casa?
Perché è diventato una preda?
15Contro di lui ruggiscono leoni
con ruggiti minacciosi.
Hanno ridotto la sua terra a deserto,
le sue città sono state bruciate e nessuno vi abita.
16Persino le genti di Menfi e di Tafni
ti hanno umiliata radendoti il capo.
17Non ti accade forse tutto questo
perché hai abbandonato il Signore, tuo Dio,
al tempo in cui era tua guida nel cammino?
18E ora, perché corri verso l’Egitto
a bere l’acqua del Nilo?
Perché corri verso l’Assiria
a bere l’acqua dell’Eufrate?
19La tua stessa malvagità ti castiga
e le tue ribellioni ti puniscono.
Renditi conto e prova quanto è triste e amaro
abbandonare il Signore, tuo Dio,
e non avere più timore di me.
Oracolo del Signore degli eserciti.

 

I primi a dimenticare il Signore e a gettarsi in una vita pasticciata con stili stranieri (idoli) sono “la testa” di Gerusalemme: sacerdoti, profeti, esperti della legge, capi …

Contro di loro Dio apre un procedimento giudiziale: “fa causa!”. Il mio popolo – dice il Signore – ha commesso una grande colpa, che lo rende peggiore di tutti gli altri popoli: “ha cambiato me, sua gloria, con esseri che non possono nulla (idoli)”.

Geremia precisa, con linguaggio simbolico, le colpe del popolo: “hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si sono scavati cisterne piene di crepe”.

Il peccato, dunque, è fare uscire il Signore (“acqua viva”) dalla nostra vita, e metterci noi (“cisterne screpolate”) al suo posto; oppure mettere altri che non sono Dio, vale a dire le potenze di questo mondo. Quelle di allora erano (secondo il nostro testo) Egitto e Assiria, poi sarà Babilonia, poi Roma …

Le potenze mondane oggi possono annidarsi più pericolosamente dentro di noi, come abbiamo imparato da Giovanni. Cioè, sono l’egoismo/individualismo, l’arroganza del potere e del possesso (1Giovanni 2,16).

Geremia ci dice anche: “renditi conto e prova quanto è triste e amaro abbandonare il Signore, tuo Dio,e non avere più timore di me (rispetto di me).”

E’ vero. Sul momento ogni divisione, ogni separazione (dal Signore, dagli altri, da se stessi … ), ogni peccato viene celebrato come una vittoria. In realtà, è “malvagità e amarezza”. Cioè, è un male che rende amara la vita e te la rovina!