“Le lunette” prese ai due re madianiti, forse sono anche segno di autorità e gloria. Per questo gli Israeliti dicono a Gedeone: “Governa tu, tuo figlio … perché ci hai salvati dalla mano di Madian”.
Ma, qui, c’è già una … deviazione o falsa lettura dei fatti. E’ il Signore che “ci ha salvati” e non Gedeone! Giustamente, Gedeone risponde: “Il Signore vi governerà”.
E, però … anche Gedeone sta cedendo. Fa un gesto che poi porterà alla idolatria: si fa dare tutto quello che gli Israeliti hanno ottenuto come bottino di vittoria e ne fa un “efod”, parola che qui vuol dire – come appare dal seguito – un simulacro oggetto di adorazione. L’autore infatti così commenta: “Tutto Israele vi si prostituì, e ciò divenne una causa di rovina per Gedeone e per la sua casa”.
Nell’atto di Gedeone (accumulo di beni e potere!) si insinua un inizio di auto glorificazione. Gedeone diventa un giudice potente: settanta figli, molte mogli e … una concubina che genererà Abimelec (quante sventure per la famiglia di Gedeone!).
Commento stereotipato: “Dopo la morte di Gedeone gli Israeliti tornarono a prostituirsi ai Baal … Non si ricordarono del Signore, loro Dio, che li aveva liberati dalla mani di tutti i loro nemici”.
Perché questi ritornelli sempre uguali e tanto spesso ripetuti? Sono un monito per noi lettori, e non tanto un resoconto di fatti passati. Chi legge deve interrogarsi sui “propri” cammini e non su quelli di Israele.