Erano stanchi e affamati

Gdc 8,4-21

Gli uomini di Gedeone hanno vinto la battaglia contro i Madianiti. Restano però ancora due re: Zebah e Salmunnà, in fuga.

L’inseguimento e l’attraversamento del Giordano rende quegli uomini “stanchi e affamati” (sono dunque semplici uomini e non esseri onnipotenti, eroi!). Gedeone chiede cibo, ma gli abitanti di Succot, che sono loro fratelli in quanto appartenenti alla tribù di Gad, non li aiutano. Così fanno anche gli abitanti di Penuel, un santuario oltre il Giordano.

“I trecento” di Gedeone sconfiggono i due re e al ritorno compiono una strage dei fratelli che non li hanno aiutati, quale … “ricompensa”.

Gedeone, poi, uccide Zebah e Salmunnà. Fu un atto compiuto nella veste di “vendicatore del sangue”. “La vendetta di sangue” è un atto che ricompone un ordine infranto. I Madianiti infatti avevano ucciso sul Tabor “i fratelli di Gedeone”.

“La vendetta di sangue” è un obbligo per Israele. [Per noi non lo è: vedi Matteo 5,38ss]

Tuttavia dobbiamo cogliere un insegnamento valido anche oggi. La vita è tanto preziosa che, se è infranta o profanata, richiede una “ricompensa” uguale. Ricordiamo quanto è scritto: “Occhio per occhio … vita per vita”. [La nostra “ricompensa” però è il perdono dato, perché già ottenuto per noi da Dio]

L’autore annota un particolare, che poi creerà grandi problemi quanto alla fedeltà a Dio. Gedeone, invece di distruggere tutto – offrendo tutto in sacrificio a Dio – si appropria di oggetti preziosi dei due re uccisi: “lunette al collo dei cammelli”.