Affrontiamo la lettura del libro di Giosuè non come si affronterebbe un normale libro di storia. Dobbiamo invece (come fa tutta la tradizione di Israele) legare il libro e i fatti raccontati al genere della “profezia”. Si racconta cioè quello che “fa Dio” (suo disegno) e quello che “deve essere/fare Israele” (obbedienza)
Non poniamoci come spettatori incuriositi o irritati, ma partecipiamo al racconto entrando volta a volta nei personaggi e nei fatti narrati.
Può essere utile ricordare che la redazione definitiva del libro è da collocarsi al tempo dell’esilio a Babilonia o subito dopo, e che quindi il libro voleva essere un insegnamento per Israele che … “ritornava nella Terra”.
“Dopo la morte di Mosè, servo del Signore, il Signore disse a Giosuè … “. La morte di Mosè segna uno spartiacque, ma non una fine: il Signore continua a parlare e a operare attraverso Giosuè, qui chiamato “aiutante di Mosè”.
Israele si trova ancora “al di là del Giordano”. Ecco la prima parola che il Signore dice a Giosuè: “Mosè è morto, ma tu alzati [… ] come sono stato con Mosè, così sarò con te: non ti lascerò e non ti abbandonerò”. La presenza e l’opera del Signore fanno sì che la vita del popolo continui e giunga al compimento. Ma occorre prima di tutto … “alzarsi”: risorgere e poi camminare.
Viene dato a Giosuè questo comando: “Attraversa questo Giordano (l’esiliato che veniva da Babilonia doveva attraversare il Giordano!) tu e tutto questo popolo, verso la terra che io do loro, agli Israeliti”. Giosuè non deve attraversare da solo o il popolo da solo: si attraversa assieme.
“Ogni luogo ve l’ho assegnato, come ho promesso a Mosè”. La terra, dunque, non sarà conquistata ma presa in possesso o “ereditata”, perché è stata donata da Dio.
“Come sono stato con Mosè, così sarò con te: non ti lascerò e non ti abbandonerò”. Non solo Dio continua a “parlare”, ma a … “essere/stare” con Giosuè. Dunque, è Dio il vero condottiero.
“Sii forte e coraggioso” non tanto per poter vincere, ma per … “osservare e mettere in pratica tutta le legge (torah) che ti ha prescritto Mosè”. La forza e il coraggio vanno messi per … essere fedeli alle parole di Dio: tutto il resto lo fa lui!
Osserviamo più nei dettagli cosa si chiede a Giosuè (cioè … a me!). Il libro della legge (torah, noi diremmo Bibbia) lo devi “meditare giorno e notte”. Non è tanto un invito alla preghiera, ma la richiesta che “il giorno e la notte”, cioè tutta la tua vita sia avvolta e guidata dalla parola di Dio (la parola non è qualcosa di vago, ma è … “tutto quello che in essa è scritto”). Solo così “porterai a buon fine il tuo cammino”.
Siccome il cammino sarà molto duro, “non aver paura”. Perché? “perché il Signore, tuo Dio, è con te, dovunque tu vada”. E’ un’affermazione che dà grandissima speranza e forza. “Yhwh” – Nome di Dio che noi traduciamo e pronunciamo “Iavè/Signore” – è “Dio con te”. Il nome/essere di Dio impronunciabile e intangibile si rende pronunciabile e tangibile per il fatto che Dio “è/sta con te”.. [Pensiamo a Ymmanu-el = con noi-Dio]