Anche se un sapiente dicesse di sapere

Qoelet 8,16-17

E’ un brevissimo tratto che suona come un “bilancio consuntivo”, sempre … provvisorio (tutto è provvisorio in Qoelet).

“Ho visto tutta l’opera di Dio” (= ho considerato Dio e soprattutto il suo modo di agire nel mondo). Cosa concludo? Che non ho ancora capito niente!

C’è invece il sapiente che dice di capire tutto! Si illude: si affaticherà tanto (come sto facendo io!) ma non arriverà mai a “conoscere/capire”.

C’è dunque una incapacità. Non è soltanto fattuale/storica, ma radicale/costitutiva. Si faccia attenzione che per tre volte è scritto “ho visto”, e per tre volte è scritto “non ho trovato/capito”. [Il numero tre … insegna!]

Al versetto 1 del capitolo 8 si diceva: “Chi è saggio? Chi conosce la spiegazione delle cose (l’opera di Dio)?”. Al versetto 17 si dice: “Anche se un sapiente dicesse di sapere/capire, non scoprirebbe nulla”. Tutto il capitolo, dunque, verte sul problema difficile della conoscenza umana o sapienza. Qoelet fa capire (con provocazioni, ironie, proverbi, esperienze sue … ) che la sapienza umana non è in grado di “capire/possedere” in pienezza l’opera di Dio, il suo agire. E’ un dato di costituzione e non accidentale.

Conclusione … provvisoria! L’uomo non si voglia fare “conoscitore/possessore della vita/mondo”, ma semplicemente … “viva questa vita” che Dio gli dà, e la viva con gioia e gratitudine; momento per momento, giorno per giorno … come viene! (= come è dato da Dio!).