Io oggi ho centovent’anni

Deuteronomio 31,1-13

Ci avviamo verso la fine. Mosè parla della sua morte e del suo “successore”.

I centovent’anni di Mosè sono la somma di tre generazioni e quindi una vita compiuta. Non sarà lui ad attraversare il Giordano, ma “il Signore passerà davanti a te (popolo) nella persona di Giosuè che … “passerà davanti a te!“.

Non solo, ma “il Signore, tuo Dio, camminerà con te; non ti lascerà e non ti abbandonerà”. Il Signore passa avanti … camminando con te!! 

C’è poi una forte investitura di Giosuè. Di lui si dice che condurrà il popolo nella Terra, anzi, che gliela darà in possesso. Tutto questo perché “Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d’animo! [Vanno molto ascoltate queste ripetizioni: camminerà con, sarà con, non ti lascerà, non ti abbandonerà, non temere, non perderti d’animo … Chiaro che sono parole per il lettore!]

Poi Mosè dà un comando ai sacerdoti: quando sarete nella Terra, nella festa delle Capanne (Succot) leggerete questo Insegnamento (Torah) davanti a tutti: “uomini, donne, bambini e il forestiero”. Con quale finalità? “Perché ascoltino, imparino a temere il Signore (cioè) abbiano a cuore di mettere in pratica tutte le parole di questa legge … I loro figli, che ancora non la conoscono, udranno e impareranno a temere il Signore”. Tale rito è da compiere ogni sette anni: darà forza per il cambiamento/conversione, in particolare, per la remissione dei debiti e l’accoglienza fraterna.

Come si vede, per Mosè la cosa più importante è l’Insegnamento/Torah con la pratica di esso, e la sua trasmissione. Solo nell’osservanza della Parola  e nella sua trasmissione si potrà ottenere e poi custodire la Terra. Dunque, il fondamento che tutto sostiene è la Parola di Dio, custodita nella pratica.