Non la mia, ma la tua volontà sia fatta

Luca 22,39-46

Gesù non fugge! Esce da Gerusalemme ma va al monte degli Ulividove era solito andare (!) – in compagnia dei suoi discepoli.

Invita i discepoli a pregare per non entrare nella prova/tentazione. Pregare, cioè, perché la prova/tentazione, trovandoli fiacchi e distratti, non li faccia cadere e siano vinti.

La preghiera di Gesù, come sempre, è solitaria. Diventerà poi esemplare per i suoi discepoli (vedi Padre nostro). Gesù chiede, in stato di debolezza/umiltà (cade in ginocchio) di non essere consegnato (a morte). E’ come se si interrogasse, in questa situazione estrema, sul disegno del Padre.

Qual è questo disegno, questo volere del Padre? E’ la totale incarnazione del Figlio (quindi di … Dio stesso!) nella vicenda dell’uomo, per vivere l’esperienza di in una assoluta obbedienza a Dio. Cosa che che comporta rifiuto/morte: morte che viene data … dagli uomini e non da Dio!

Gesù, con grande fatica (non la mia volontà) obbedisce a questo disegno del Padre (la tua volontà). Dio stesso (nella forma dell’angelo del cielo) lo conforta, cioè, gli dà forza.

Allora Gesù entra nella lotta estrema e più dura (in greco: agonia) e dona se stesso (gocce di sangue che cadono in terra, come … il seme che muore).

In questa lotta, Gesù è totalmente solo, perché solo lui ci può salvare. I discepoli … dormono!