Salmo 38

Il salmo incomincia con una preghiera audace: “Signore, non punirmi più nella tua collera. Non castigarmi nel tuo furore!”. Il male c’è e si fa sentire, sia nelle nostre sofferenze personali, sia negli attacchi dei “nemici”, sia nell’abbandono degli amici.

Tutto questo male che si scarica continuo e violento, l’orante avverte che viene … dal Signore! Lo sdegno infatti è suo, le frecce sono sue, la mano pesa è sua. Per questo dice: smetti di punirmi così!

Nello stesso tempo, avverte una cosa più lacerante, e cioè che il motivo dell’ira di Dio e quindi della dura correzione è il peccato dell’uomo: “Le mie colpe hanno superato il mio capo”. E le mie colpe … lavorano: “nella mia carne non c’è più nulla di sano, il cuore batte forte, le forze mi abbandonano, anche amici e compagni si allontanano”.

I malvagi offrono soluzioni facili e ingannevoli ai miei guai, ma “io come un sordo non ascolto (li) e come un muto non apro bocca”. Perché, la vera soluzione sei tu, Signore: “Io attendo te, Signore, tu risponderai”.

Ma, quando? L’ansia, le palpitazioni, i gemiti non cessano … E allora non deve cessare nemmeno la preghiera, insistente e audace: “Vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza”.